Nella splendida cornice degli Horti Sallustiani a Roma, sede di Unioncamere, si è svolta qualche giorno fa un’interessante Country presentation della Colombia. Obiettivo dell’iniziativa, promossa dal Ministero degli Affari Esteri italiano, da Unionacamere e Confindustria, dall’Ambasciata di Colombia in Italia e da UNIDO, è stato di presentare le opportunità di business offerte al sistema produttivo italiano dal mercato colombiano attraverso l’approfondimento delle principali potenzialità del paese sudamericano e dei relativi piani di sviluppo. A moderare l’incontro il Vicepresidente di Unioncamere Dr. Sandro Pettinato che ha introdotto i vari interventi dei relatori, a cominciare da quelli del Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, di S.E. l’Ambasciatore della Colombia in Italia Juan Manuel Prieto, del Ministro colombiano di Commercio, Industria e Turismo Sergio Díaz-Granados e del Presidente della Proexport (agenzia per lo sviluppo degli investimenti della Colombia) Maria Claudia Lacouture; e poi quelli dell’Ambasciatore Luigi Maccotta, Direttore Centrale per i Paesi dell’America Latina del Ministero degli Affari Esteri, del Vicepresidente di Confindustria Cesare Trevisani, del Segretario Generale dell’IILA (Istituto Italo-Latino Americano) Ambasciatore Giorgio Malfatti di Monte Tretto, della Direttrice dell’UNIDO ITPO Italy Diana Battaggia.
Il Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello ha evidenziato i settori che offrono alle aziende italiane opportunità d’investimento in Colombia: edilizia, tessile, agroalimentare, nautica, macchinari. Secondo il Direttore Centrale per i Paesi dell’America Latina del Ministero degli Affari Esteri Luigi Maccotta: “La Colombia è un paese che ben si adatta all’industria italiana e che offre un terreno fertile per la cooperazione”. Affermazione che ha trovato riscontro nell’intervento dell’Ambasciatore della Colombia in Italia Prieto, che ha espresso la piena complementarietà esistente tra la tecnologia italiana e le opportunità industriali e la manodopera offerte dal paese sudamericano. “La Colombia – ha affermato – è la democrazia più stabile dell’America Latina ed è caratterizzata da una grande credibilità istituzionale, grazie ad un PIL che, da oltre 10 anni, registra una crescita positiva”. All’intervento dell’Ambasciatore ha fatto seguito la presentazione del Ministro colombiano di Commercio, Industria e Turismo Díaz-Granados, che ha evidenziato che: “Quella della Colombia è la quarta economia più grande dell’America Latina e, secondo The Economist, l’industria colombiana è la più dinamica del continente”. Il commercio del paese, di cui si prevede una triplicazione degli scambi nei prossimi 10 anni, conta, ad oggi, 48 accordi bilaterali, sicché “può essere un hub fondamentale per i prodotti italiani”.
11 accordi di libero scambio con 48 paesi garantiscono un accesso preferenziale a oltre 1.5 miliardi di consumatori
Fonte: Ambasciata di Colombia in Italia
La Colombia negozia 11 accordi di libero scambio con 48 paesi e 16 accordi di doppia imposizione
La Colombia potrebbe diventare per l’Italia una piattaforma sia aerea sia marittima per il transito delle merci verso gli USA: infatti, i costi di trasporto dei beni con quella destinazione sarebbe 5 volte inferiore se passassero per la Colombia anziché seguire le attuali rotte commerciali. Volendo fare un quadro macroeconomico di questo Paese si può affermare a buon diritto che, nonostante le turbolenze in campo internazionale, l’economia della Colombia – paese con una popolazione di oltre 46 mln di abitanti, di cui oltre la metà sotto i 30 anni, la terza più grande in America Latina, e con un’estensione che la vede al 5° posto tra quelle dei paesi dell’area, 4 volte più grande dell’Italia – continua a dare segnali di buona salute come rivelano i dati economici della fine del 1° semestre 2011, tanto da collocarla al 4° posto tra le economie più grandi dell’area (soltanto 10 anni fa era al 7°). Il PIL, infatti, duplicatosi negli ultimi dieci anni, è cresciuto del 5% rispetto allo stesso periodo del 2010, favorito dal buon andamento principalmente dei settori minerario (+ 9,7% nello stesso periodo), commercio (+ 8,7%) e ristorazione (+ 2,6%), trasporti (+ 6,3%), finanziario ed assicurativo (+ 5,4%), manifatturiero (+3,5%). I consumi privati sono cresciuti del 6,2% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente a seguito degli incrementi osservati nel comparto dei beni durevoli (+31,8%) – in particolare per abbigliamento (+20,3%), attività ricreative ed istruzione (+ 12%), trasporti (+10,8%) ed articoli casalinghi (+ 6,5%) – ed in quello dei beni semi-durevoli (+19,7%).
In dieci anni la Colombia ha duplicato il PIL
Fonte: EIU (Economist Intelligence Unit)
Nel 1° semestre del 2011 il tasso di disoccupazione, in costante flessione, è stato pari al 10,1% (11,2% nello stesso periodo del 2010) con un numero di 19,7 mln di occupati (a giugno 2011 595mila in più rispetto a giugno 2010, cioè + 3,1%) ed un numero di disoccupati pari a 2,4 milioni (- 7,9%). Positive anche le previsioni per i prossimi mesi che vedono la crescita dell’impiego regolare, soprattutto nel settore delle infrastrutture (duramente colpito dalle inondazioni dell’inverno scorso a seguito delle quali sono già iniziate le aggiudicazioni di lavori di riparazione e ristrutturazione) ed in quello industriale, dove è stato rilevato un positivo andamento nel corso del 1° semestre del 2011. Il tasso d’inflazione, secondo i dati del Dipartimento di Statistica DANE, si è attestato sul 2,53% (2,47% nel 1° semestre 2010), situazione dovuta al rincaro dei prodotti alimentari a seguito delle forti precipitazioni e delle inondazioni che, come si diceva, hanno provocato danni in gran parte del Paese. Sul fronte del commercio estero il volume dell’interscambio commerciale colombiano con il resto del mondo è cresciuto nel 1° semestre del 2011 del 40,7% rispetto al 1° semestre 2010 ed il saldo della bilancia commerciale è stato di USD + 2,2 miliardi (USD 1,9 mld nel 1° semestre 2010). In ascesa il dinamico settore industriale, che segna un +3,7% alla fine del 1° semestre 2011 rispetto allo stesso semestre del 2010. All’interno dell’apparato industriale 29 settori su 48 hanno fatto registrare incrementi nella loro produzione: in particolare quello automobilistico (+ 27,3%), quello dei minerali non metallici (+ 9,4%), dei prodotti chimici (+ 7,8%), della plastica (+ 6,7%). Buono anche l’andamento dell’industria tessile (+ 26% contro il 5,6% nel 1° semestre del 2010), della produzione di articoli in cuoio e calzature (+ 23,8%). Nel periodo gennaio-giugno 2011 le esportazioni tradizionali sono cresciute del 55,3% rispetto allo stesso periodo del 2010 grazie ai maggiori introiti derivati dalla vendita di petrolio e suoi derivati (+ 72,5%), carbone (+ 19,8%) e caffè (+ 77%).
Triplicate le esportazioni colombiane in 9 anni
Fonte: DANE
I tre prodotti principali – petrolio, carbone, caffè – hanno contribuito per il 68,5% al totale delle esportazioni colombiane i cui principali destinatari sono stati gli Stati Uniti che hanno importato USD 7,1 mld di petrolio e suoi derivati, USD 568 mln di caffè e USD 416 mln di carbone. Gli Stati Uniti rimangono il primo cliente dei prodotti colombiani con USD 10,3 mld.(38,6% del totale delle esportazioni colombiane) seguiti dall’Unione Europea con USD 3,7 mld. (+ 53,3%; 13,9% del totale delle esportazioni colombiane). Tra i principali clienti europei figurano i Paesi Bassi (al quarto posto nella classifica generale dopo, nell’ordine, Stati Uniti, Cina e Cile), la Gran Bretagna con USD 1,1 mld (+ 35,4%), la Spagna con USD 577 mln. circa (+ 112,3% circa), il Belgio con USD 458,6 mln (+72,2 %), l’ITALIA con USD 316,1 mln. (+ 71,8%) e la Germania con USD 301 mln circa(+6,8 %) seguite da Danimarca e Francia con USD 230,9 mln (+ 88,7%). Un ulteriore balzo in avanti hanno registrato le esportazioni colombiane verso la Cina passate da USD 984,8 mln a USD 1,2 mld circa (+20,9 %) e verso il Giappone da USD 250,5 mln a USD 343,5 mln. (+37,1%). Le importazioni (valori CIF), per un importo di circa USD 25,9 mld circa nel 1° semestre 2011, sono cresciute del 41,4% rispetto al 1° semestre 2010 (USD 18,3 mld circa). La loro crescita è dovuta principalmente ai maggiori acquisti di materie prime e prodotti semi-finiti (USD 11,1 mld; + 37,9%; 43% del totale delle importazioni). Il 27% degli acquisti all’estero della Colombia sono stati effettuati negli Stati Uniti che si sono confermati il principale partner con USD 6,8 mld circa (+ 42,6), seguiti dalla Cina con USD 3,4 mld. (67,7% del totale), dal Messico con USD 2,6mld. (63,1%), da Brasile con USD 1,3 mld (+ 18,9%) ed Argentina con USD 841 mln (+ 37,7%). Le importazioni dall’Unione Europea hanno registrato un incremento del 36,8% circa essendo passate da circa USD 2,4 mld a USD 3,3 mld circa (13,4% del totale delle importazioni colombiane). Tra i fornitori europei la Germania figura al primo posto con USD 954,7 mln circa (+ 34,8%), seguita da Francia con 828,9 mln. (+53,8 %), ITALIA con USD 358,7 mln. (+ 43%), Spagna con USD 253,4 mln. (+ 28,6%) e Gran Bretagna con USD 196,8 mln. (+1,7%). Le imprese ripongono comunque le loro speranze nel dinamismo dell’economia che dovrebbe poter dare il necessario impulso all’industria: ed è ciò che s’intende fare con la nuova strategia di sviluppo imprenditoriale annunciata dal Governo per promuovere una maggior competitività dell’apparato produttivo e per rispondere all’esigenza di diversificare i mercati d’esportazione. La sostenibilità è il perno della politica del Governo del Presidente Santos che fin dall’inizio si è impegnato a darle priorità attraverso il Piano Nazionale di Sviluppo economico 2010-2014 che fissa le direttive per il quadriennio ed espone i 5 pilastri (“locomotoras”) che muoveranno l’economia: infrastrutture, edilizia, agricoltura, attività energetico-mineraria ed innovazione.
Il Piano introduce una forte svolta nelle politiche sociali del Paese con l’obiettivo di estendere i benefici della crescita degli introiti minerari (petrolio, carbone e gas) all’intera popolazione sotto lo slogan di “prosperità per tutti”. Tra i principali obiettivi del Piano figurano la riduzione del tasso di povertà e d’indigenza; la creazione di almeno 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro, considerato che negli ultimi 18 mesi ne sono stati creati 1,5 milioni. Esso prevede, inoltre, la costruzione di 1 milione di abitazioni (650mila con sovvenzione governativa), l’accesso alla rete idrica per 2,9 milioni di cittadini e alla rete fognaria per 4,7 milioni. In particolare nel settore infrastrutture sono previsti 7 grandi progetti stradali per la costruzione di una rete capillare di autostrade nel Paese: i più importanti sono la “Ruta del Sol” (984 Km. per un costo di circa USD 2,6 mld.), il “Tunel de la Linea” (8 Km. per un costo di USD 350 mln.) e la “Autopista de las Americas” (1.984 Km. per un costo di USD 5,5 mld.) che unirà il Venezuela a Panama. Nel dicembre 2009 è stato aggiudicato il primo tratto (Km. 78,3). L’ambizioso pacchetto di opere infrastrutturali che compongono una delle cinque “locomotive” dello sviluppo da avviare entro l’anno richiederà inizialmente investimenti per l’equivalente di circa USD 21 miliardi (pari a 16 miliardi di euro) per la costruzione di 5.000 km. di strade e di oltre 1.000 km. di ferrovie per collegare i centri di produzione di materie prime con quelli di consumi e/o d’imbarco.
L’insieme dei progetti, diviso in 6 gruppi, dei quali 5 riguardano lavori stradali ed 1 linee ferroviarie, è stato definito “concessioni di quarta generazione” perché, a differenza del passato, prima di iniziare i lavori di costruzione sarà obbligatorio aver completato gli studi tecnici e i disegni nonché aver acquistato i terreni ed ottenuto le licenze ambientali. L’Istituto Nazionale per le Concessioni (INCO) gestirà il programma di opere secondo lo schema di “Associazione Pubblico Privato” (APP), che gli consentirà di disporre di maggiori risorse finanziarie. Entro l’anno esso dovrebbe procedere all’aggiudicazione della prima fase di alcuni lavori già individuati; l’anno prossimo dovrebbe bandire le gare per la costruzione; e nel 2013 passare all’aggiudicazione dei lavori di costruzione. Secondo il cronogramma sarà data priorità ai progetti per i quali sono già stati conclusi gli studi d’ingegneria: tra questi la “Autopista de la Montaña” (760 Km. per collegare Medellin con la costa atlantica, attraverso la Ruta del Sol, e con il Pacifico, attraverso la doppia corsia che conduce alla zona del caffè) e l’asse viario Girardot-Puerto Salgar (zona centro-meridionale del Paese). Il costo stimato per la “Autopista de la Montaña” è di circa USD 8 miliardi, dei quali quasi la metà sarà finanziato dal Governo ed il resto diviso tra la “Gobernación” di Antioquia ed il Municipio di Medellín.
Il Piano Nazionale di Sviluppo dovrebbe essere finanziato dall’aumento della produzione di gas e petrolio dagli attuali 930.000 b/g a 1,4 mln b/g previsti nel 2014. L’Associazione Nazionale degli Idrocarburi (ANH) ha già firmato oltre 300 contratti d’esplorazione e produzione di crudo ed altri 89 d’esplorazione tecnica. In tali condizioni la Colombia potrebbe raggiungere una produzione di circa 1 milione di b/g già entro fine anno. La Colombia occupa attualmente il 4° posto tra i produttori di petrolio dell’America Latina. Il Governo ha annunciato stanziamenti per 20 miliardi di dollari fino al 2014, provenienti oltre che dall’Agenzia Nazionale degli Idrocarburi e da Ecopetrol, principale compagnia petrolifera colombiana, anche dalle multinazionali a questa associate. In particolare, saranno investiti almeno 4 miliardi di dollari l’anno fino al 2015 per aumentare esplorazione e produzione e 6 miliardi per migliorare le infrastrutture stradali e ammodernare gli oleodotti. Circa 80 compagnie sono attualmente impegnate in operazioni di ricerca e sfruttamento di petrolio nel Paese.
“Campo Rubiales” (nel Dipartimento del Meta), sfruttato dalla colombiana Ecopetrol e da “Meta Petroleum Limited” (sussidiaria della canadese “Pacific Rubiales Energy”) è considerato uno dei più importanti blocchi petroliferi regionali con una produzione media di 150 mila b/g. Le riserve del Paese sarebbero valutate intorno ai 2.000 milioni di barili provenienti da crudo pesante, giacimenti in pieno sfruttamento e campi individuati ma non sfruttati da Ecopetrol (e dalle sue filiali) che, ad agosto 2010, ha fatto il suo ingresso alla Borsa di Toronto dopo quelle di New York e Lima. Il Piano Nazionale di Sviluppo verrebbe finanziato anche dall’incremento della produzione di carbone da 75 a 124 mln di tonnellate l’anno. Il carbone è il secondo prodotto d’esportazione della Colombia che di esso è il 1° produttore in America Latina ed il 10° su scala mondiale, nonché il 4° esportatore a livello internazionale. I principali giacimenti sono situati nei Dipartimenti di La Guajira e del Cesar (entrambi al confine col Venezuela), del Norte de Santander, di Boyacá e di Cundinamarca. Ne La Guajira si trova il più grande giacimento a cielo aperto del mondo (63.000 ettari) noto con il nome di “Cerrejón”. Nei primi otto mesi del 2011 sono state prodotte 40,6 milioni di tonnellate di carbone.
Quanto alle infrastrutture, una delle cinque “locomotive” dello sviluppo, sono previsti interventi di costruzione e di ampliamento della rete stradale nazionale (dai 900 Km attuali ad oltre 5.000 Km), l’ammodernamento di porti ed aeroporti e l’aumento dei mezzi di trasporto urbano nelle principali città del Paese. Nel settore energetico è in programma la costruzione di nuove dighe per aumentare la capacità di generazione di energia elettrica del Paese dagli attuali 13.400 Mgw ad oltre 15 mila Mgw nel 2018. Quanto agli investimenti italiani in Colombia essi sono ancora di scarsa rilevanza, posizionando il nostro Paese al 20° posto nella graduatoria mondiale, con un ammontare pari a USD 6,2 mln nel primo semestre 2011 (USD 17,6 nel 2010; 10,2 mln. nel 2009). Questo sebbene la Colombia sia il 3° paese dell’America Latina per facilità burocratiche nell’avviamento di imprese e nel quale è prevista una serie di benefici fiscali che rendono appetibili gli investimenti (un esempio tra tutti è la defiscalizzazione trentennale per le imprese che costruiscano alberghi).
Inoltre, i settori sui quali questo paese conta per la sua crescita sono gli stessi in cui l’Italia è leader; la mano d’opera colombiana è considerata tra le migliori nella regione andina ed una delle più qualificate a livello operativo e con costi ancora contenuti; il mercato del lavoro è caratterizzato da una grande flessibilità. Molte ditte colombiane hanno, peraltro, assunto la rappresentanza di note marche italiane in molti settori (arredamento, articoli sanitari e sportivi, abbigliamento, apparecchiature elettroniche, sistemi di sicurezza, alimentare, etc.). Del tutto assente, invece, il sistema bancario italiano. Non si ha notizia di investimenti colombiani in Italia. Il rischio Paese, riferito agli investimenti esteri diretti, era rimasto invariato da dicembre 2009 fino alla scorsa primavera, quando le Agenzie internazionali di rating Standard & Poor’s (S&P) e Moody’s hanno elevato il grado d’investimento della Colombia da Ba1 a Baa3. Successivamente anche “Fitch Ratings” ha promosso la Colombia passando il rating da BB+ a BBB- con prospettiva “stabile” in riconoscimento delle sue politiche economiche coerenti. La Colombia si colloca, così, al 3° livello di rating, insieme a Brasile e Panama (tutti con BBB-) e dopo Cile (con A+), Messico e Perù (entrambi con BBB+). Sui pronunciamenti di S&P, Fitch e Moody’s hanno influito la resistenza dell’economia colombiana alla crisi finanziaria, il migliorato livello di sicurezza, il puntuale pagamento del debito estero e l’aumento degli introiti interni che potranno essere destinati al settore sanitario, alle scarse infrastrutture (stradali, portuali e nel settore dei trasporti) ed a programmi sociali. Un ulteriore riconoscimento è giunto recentemente dall’Agenzia S&P che ha promosso il sistema bancario colombiano dal livello di “alto rischio” (Gruppo 8/10) a quello di “moderato o stabile” (Gruppo 6/10), a seguito dei progressi osservati negli standard di supervisione e regolamentazione, trasparenza dell’informazione, stabilità dei depositi, livello di solvibilità.
Dalla decade degli anni ’90 la Colombia ha promosso gli investimenti esteri diretti, offrendo incentivi e benefici fiscali e diventando negli ultimi anni un’attraente meta per gli investitori stranieri. Stabilità economica, mano d’opera specializzata ed ambiente favorevole agli IDE sono i tre “atouts” della Colombia per il richiamo di investitori stranieri. Si è già detto come i settori minerario, petrolifero, delle opere infrastrutturali (soprattutto strade e porti), turistico-alberghiero, agricolo, finanziario e dei servizi offrono attualmente buone opportunità d’affari. Oltre all’introduzione di una serie di vantaggi economici, doganali e fiscali per gli investitori, il Paese ha avviato un programma di trasformazione produttiva in cui i capitali stranieri potrebbero contribuire ad accelerare lo sviluppo di alcuni settori. La Colombia, inoltre, ha in corso trattative per la conclusione di numerosi accordi commerciali e di promozione degli investimenti.
Il buon andamento dell’economia colombiana, osservato sin dall’inizio dell’anno, ha prodotto i suoi benefici effetti sul flusso di capitali esteri che nel 1° semestre 2011 sono aumentati del 91,4% rispetto al 1° semestre 2010, raggiungendo i 7 miliardi di dollari. A fine settembre essi ammontavano già a USD 10,5 miliardi. Con tale ritmo di crescita, secondo il Banco Central, per fine anno si potrebbe toccare la cifra di 13 miliardi di dollari (3,9 del PIL) superiore a quella record di 10,6 miliardi del 2008. Destinatari dei capitali stranieri sono stati i settori petrolifero e minerario, una delle cinque “locomotive” dell’espansione economica, che hanno assorbito il 64% circa del totale degli apporti (USD 4.471 mln) . Al settore trasporti sono stati destinati 873 milioni di dollari, al commercio 457 mln, all’industria manifatturiera 384 milioni ed agli stabilimenti finanziari 341 milioni. Nel 1° semestre 2011 anche gli investimenti colombiani all’estero hanno registrato un’espansione rispetto allo stesso semestre del 2010 raggiungendo la somma di USD 5,1 mld (USD 1,8 mld nel primo semestre 2010). Essi sono stati diretti all’acquisizione di partecipazioni azionarie in imprese minerario-energetiche, di fornitura di elettricità, gas e acqua, di trasporti e comunicazioni.
Le cifre indicate dimostrano come la Colombia sia sempre più meta privilegiata degli investitori stranieri, attratti maggiormente quest’anno, dopo che le Agenzie internazionali di rating hanno “restituito” al Paese il “grado d’investimento”. Fino ad oggi la Colombia ha firmato accordi per la protezione e promozione reciproca degli investimenti (APPRI) con Spagna, Svizzera, Cina, Belgio, Lussemburgo, India, Regno Unito, Perù e Francia. Ha concluso, inoltre, la fase preliminare delle trattative per un accordo APPRI con il Kuwait, mentre proseguono i negoziati con il Giappone; entro la fine dell’anno è previsto l’inizio delle trattative con gli Emirati Arabi Uniti; sono stati già firmati accordi per evitare la doppia imposizione con Cile e Spagna. Le trattative avviate nel 1996 tra l’Italia e la Colombia per la conclusione di un Accordo per la Promozione e la Protezione degli Investimenti, in fase di stallo per la mancata intesa su alcune norme relative ad espropri ed indennizzi, sembrano avviate alla ripresa già da alcuni mesi per espresso desiderio delle parti. Dall’1 al 5 giugno 2012 il Sottosegretario Dassù si recherà a Bogotà, insieme ad una delegazione di imprenditori italiani, in missione istituzionale del Ministero degli Affari Esteri. In occasione dell’incontro dovrebbe essere sottoscritto tra i due paesi un accordo per la tutela dell’export per evitare la doppia imposizione sulle merci italiane.