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Colonnello non voglio pane...

Creato il 31 agosto 2010 da Sogniebisogni

Il colonnello Gheddafi

Mentre Roma si riprende a stento dalle esilaranti performance del Circo Gheddafi, ci siamo chiesti come abbia trascorso questi giorni il feroce Satrapino libico. Grazie alle nostre entrature partigiane e alla complicità di alcuni barbapapà democratici truccati da pali della luce, abbiamo potuto ricostruire l’ultimo giorno di attività gheddafiane nella Città Eterna:

Ore 8.00 Risveglio nella tenda, caffè, fumatina di hashish e corsetta a dorso di cammello (appositamente portato a Villa Pamphili da un elicottero della Finanza) fino a Piazza del Popolo, dove viene fotografato da alcuni turisti giapponesi che, confondendo Roma con Barcellona, lo scambiano per un re Magio.

Ore 10.00 Preghiera del mattino su un tappeto termoriscaldato appositamente cucito dalla Benetton con pelo di belle donne italiane, omaggio di Confindustria al prode difensore delle aziende italiane all’estero. Fucilazione di alcuni dissidenti portati appositamente dalla Libia con un volo dei Carabinieri (tanto per non perdere la mano).

Ore 12.00 Incontro col Re De’Nanis: baci, abbracci, slinguazzate (le slinguazzate a cura di Bondi e Capezzone). Foto davanti ai paparazzi mentre si danno pacche sulle palle e toccano a turno il culo della cameriera. Alcune escort che assistono alla spettacolo si convertono e decidono di votare Di Pietro la prossima volta.

Ore 12.30 Lunga prolusione di Gheddafi sui destini dell’Islam in Europa, in arabo senza sottotitoli e senza interprete per non disturbare il De’Nanis che intanto si è appisolato, cullato da un paio di prosperose hostess reclutate appositamente.

Ore 13.30 Fine della prolusione e applausi corali dei servodiplomatici di famiglia. Frattini e vari ambasciatori fanno a gara a baciare la mano del Ras libico. Berlusconi si sveglia e richiede che gli venga baciato il piede. Tutti espletano mentre Gheddafi si complimenta e chiede il nome dell’addestratore per cani del brianzolo.

Ore 13.40 Il Cainano racconta la barzelletta sui tre rabbini che devono entrare al bordello di sabato sera. Gheddafi dichiara che lo Stato di Israele deve essere distrutto col napalm. Costernazione della comunità ebraica, mentre il Presdelcons rassicura: «Si tratta solo di folklore, si sa che questi morti di fame non hanno soldi per comprare il napalm, se no glielo venderemmo subito a tonnellate…»

Ore 14.00 I due sceicchi vanno a pranzo con le 500 hostess e 200 fra magnaccia, puttane e utilizzatori finali convenuti da tutta Italia per l’occasione. Si rende necessario ospitare l’enorme tavolata nel Transatlantico di Montecitorio. Mugugni fra i deputati: «Questi magnano anche più di noi!»

Ore 15.00 Visita di Stato all’Altare della Patria, Gheddafi, dal balcone di Palazzo Venezia, arringa la folla in arabo chiedendo che tutti si convertano all’Islam, acclamazioni dei passanti ai quali viene fatto credere che ha appena annunciato che si comprerà la Roma.

Ore 16.00 Intervento di Gheddafi all’Università dove incita gli studenti a bruciare la biblioteca e a studiare solo il Corano. Gli rispondono che la biblioteca è già vuota a causa dei tagli della Gelmini, Berlusconi promette comunque di demolire anche l’edificio e di farci dentro un parcheggio.

Ore 17.00 Conferenza stampa congiunta a Palazzo Chigi, il colonnello chiede 5 miliardi di euro all’UE o farà passare migliaia di emigranti in Europa invece di trucidarli conto terzi come fa di solito. Mediazione di Berlusconi che gli consiglia di chiederne dieci per poi fare a mezzi.

Ore 18.00 Il colonnello riparte da Fiumicino: corteo di mignotte e cammellieri con relativo ingorgo sull’autostrada. Già che si imbarca gli viene chiesto di portarsi via alcune migliaia di immigrati clandestini da internarsi in appositi campi in Libia, il colonnello dà lealmente il suo assenso purché viaggino seduti sulle ali del Boeing.

Ore 19.00 La visita è finita, tutti tirano un sospiro di sollievo. Si diffonde la notizia che domani arriva Kim Jong-il con una pagoda smontabile e vuole trovare anche lui 500 hostess…domani si replica…


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