La varietà
Il Colorino è un vitigno a bacca rossa autoctono toscano, probabilmente il risultato dell'allevamento delle uve selvatiche che crescevano spontanee nella regione. Per questa caratteristica viene chiamato anche con il sinonimo di Lambrusco, vitigno quest'ultimo risultato sempre delle varie domesticazioni, secondo il De Astis che lo descrive nel 1937.Viene classificato in due diverse varietà, di cui quella più comune e utilizzata in viticoltura è il Colorino di Valdarno. In passato le uve del Colorino venivano appassite e assemblate con il Sangiovese, in parte per apportare colore e in parte per ammorbidire il Chianti. Il nome Colorino infatti deriva proprio dalla caratteristica nota colorata che la sua vinificazione riesce a fornire ai vini. Oggi invece questa caratteristica non è più necessaria nel Chianti, grazie alla migliore qualità espressa dai cloni del Sangiovese e all'utilizzo di uve nobili come il Merlot, il Cabernet Sauvignon e il Syrah. Ma fortunatamente il Volorino non è stato abbandonato da tutti e i viticoltori che ne hanno continuato l'allevamento, hanno a loro volta sperimentato nuove clonazioni arrivando a produrre dei buoni vini in purezza dal vitigno. Il Colorino si presenta con grappoli di piccole o medie dimensioni, con forme coniche, alati, variamente compatti. Le bacche sono di dimensioni altrettanto piccole o medie, sferiche, abbondantemente ricoperte di pruina sulle spesse bucce nere tendenti al violetto. Il vitigno è poco vigoroso anche se questo fattore è migliorato con la selezione degli ultimi anni, in compenso fornisce rese medio alte e costanti. È una delle poche viti che abortiscono i portinnesti. Per lui si scelgono sistemi di allevamento a media espansione e la vendemmia si effettua nei primi quindici giorni di settembre. È molto sensibile all'oidio ma sopporta bene i parassiti. Il suo allevamento coinvolge le province di Firenze, Arezzo, Siena e Pistoia in Toscana e alcune piccole aree del Lazio, delle Marche e dell'Umbria. Qui viene conosciuto anche con i sinonimi Colore, Abrostino e Raverusto.
I vini del Colorino
Il vitigno è ancora molto usato nei tagli, ma nelle nuove vinificazioni in purezza riesce a fornire vini spessi e sprofondi di colore che ricorda la barbabietola, con buone gradazioni alcoliche e strutture dotate. Difetta molto in acidità e questo punto debole ne limita forse lo sviluppo a livello nazionale.
Un vero peccato perché la gamma olfattiva è di buona sostanza, con profumi terrosi ed erbacei al tiglio mentre il palato presenta morbidezza e corpo, con belle note fruttate alla mela Golden.
Trova abbinamenti a tutto pasto, dai primi al ragù alle carni rosse non troppo elaborate, ma anche con i salumi e i formaggi stagionati.
I produttori
Il Colorino riesce a dare il suo contributo in alcuni fantastici Chianti come il Classico Il Poggio Riserva di Castello Monsanto, con il 10 per cento assemblato al Sangiovese. Ottimo colore e aromi di muschio, agrumi, peonia, lamponi e macchia mediterranea. Gran palato strutturato con una chiusura ancor migliore.
Concorre anche nel Luenzo IGT di Cesani, un fantastico vino rubino dal delicato aroma di mammole e piccole rose, mirtilli e more che poggiano su fondi terrosi e balsamici. Anche qui un gran palato rinforzato da una lieve sapidità, per essere servito con il capriolo.