Ricordate Massimo Decimo Meridio, il gladiatore interpretato da Russel Crowe nel kolossal di Ridley Scott del 2000? Durante una delle sue lotte nell’arena del Colosseo deve vedersela con un agguerrito combattente mascherato ma, anche, da tigri affamate che escono dal sottosuolo attraverso una botola, pronti a ghermirlo con artigli affilati.
Una celebre scena del film di Ridley Scott “Il Gladiatore”. Sullo sfondo la botola che consentiva alle belve feroci di arrivare sull’arena
Ebbene, recentemente il macchinario delle belve, ossia la struttura meccanica che consentiva di issare al piano dell’arena gli animali feroci impiegati durante i ludi gladiatori, è stato ricostruito ed è ora funzionante all’interno dell’Anfiteatro Flavio, come testimoniamo le foto che proponiamo di seguito.
Nella foto di Virginia Sedia la struttura del montacarichi delle belve montato all’interno dell’Anfiteatro Flavio
A darne l’annuncio è stato il Ministro dei beni culturali, Dario Franceschini che ha aggiunto come “la suggestione di questa macchina scenica potrà essere colta appieno quando sarà restituita l’arena al Colosseo”.
E proprio su questo punto è sempre il Ministro ha confermare che i tecnici del MIBAC sono al lavoro per perfezionare il bando di gara internazionale per la ricostruzione fedele dell’arena nella quale si svolgevano i combattimenti tra gladiatori, gli spettacoli circensi e le condanne a morte con metodi cruenti.
Si prevede che il bando sarà pronto per il 2016, mentre i tempi di realizzazione dell’opera che restituirà l’aspetto originario all’anfiteatro romano più famoso del mondo sono stati calcolati in 5 anni con una spesa di 20 milioni di euro.
Ma torniamo al montacarichi delle belve. Quello installato nei sotterranei del Colosseo rappresenta uno degli originari 28 macchinari azionati per mezzo di una carrucola in suo da Domiziano a Macrino per quasi 3 secoli: invisibili agli spettatori, i montacarichi delle belve improvvisamente proiettavano le belve sull’arena per animare le rappresentazioni di caccia e gli altri spettacoli.
In questa foto una volontaria esce dal montacarichi verso la sommità dell’anfiteatro, 8 metri più in lato rispetto alla base del macchinario
La costruzione del macchinario, fanno sapere dal Ministero, ha seguito criteri filologici molto severi ed è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza speciale per il Colosseo, il Museo nazionale romano, l’Area archeologica di Roma e la casa di produzione cinematografica Providence Pictures di Rhode Island (New York), che due anni fa propose la realizzazione del montacarichi delle belve per un documentario sui giochi gladiatori Colosseum: Roman death trap.
Si abbassa la botola del montacarichi delle belve!
Progettazione e costruzione del macchinario sono duranti un anno e tre mesi. La distanza che il montacarichi doveva coprire per portare le belve dal sotterraneo al piano dell’arena era di 8 metri, l’altezza di un palazzo di 3 piani!
Nella foto i manovratori al montacarichi delle belve e alle funi per il suo sollevamento verso il piano dell’arena
Per muovere il montacarichi delle belve occorrevano 11 uomini tra addetti agli argani e manovratori. All’interno della struttura dal peso considerevole di oltre 3 tonnellate (solo la gabbia che conteneva le bestie pesava 500 kg) potevano trovarsi, in base alle fonti antiche, tigri e leoni, orsi e lupi, ma anche animali esotici non necessariamente feroci come struzzi e cervi.
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