Avete presente quei tarli che ti s'annidano dentro e lavorano grattando e rosicando la tua coscienza giorno dopo giorno fino a che arriva il momento, di solito in punto di morte, e te ne devi liberare sennò schiatti, ecco. Non sto ancora morendo (nel caso lo faccio a mia insaputa) però volevo scusarmi con una decina di persone pubblicamente.
Confido anche vivamente che nessuno di costoro legga queste righe, ma questo è praticamente certo.
Il tragitto in auto, alla guida della mia Fiat 500 rossa, era spesso percorso in una sorta di trance mediata tra il sonno leggero e il coma vigile, tuttavia il rischio d'incidenti era minimo considerando che parecchi fiorentini stavano a nanna a quell'ora (mica grulli!).
Fatto sta che una sera in via Ponte alle Riffe, una strada stretta con una fila di auto parcheggiate lungo strada a destra e un'altra fila a sinistra, mi sono appisolato, ma solo un attimo, quel tanto sufficiente a strisciare soavemente la fiancata di una decina di veicoli fermi a filo strada (saranno stati due o tre in realtà, ma chi può dirlo con esattezza?).
Lo sfregamento delle lamiere in ogni caso mi ha svegliato procurando anche a me un certo fastidio. Bon, va da sé che non ce l'ho fatta a fermarmi per lasciare il mio numero di telefono sotto al tergicristallo di quei poveri cristi.
Scusa, vabbene? SCUSA.
Uffa.
E voi, avete una colpa incoffessata? Lasciatela nel commentario e vi sarà corca perdonata.