da qui
Il poliziotto ha la pistola in mano, il dito sul grilletto, lo sguardo fisso sul bulldozer. Allunga le braccia, le mani sono unite, strette all’arma; la nuca è rasata e la camicia bianca.
- Ho bisogno di parlarti.
- Ti sento agitata, Magdalenne.
Un uomo, con la maglietta blu, grida qualcosa nel telefonino; più avanti c’è un soldato col casco e la giacchetta neri.
- Come potrei starmene tranquilla?
- Vieni qui.
Sullo sfondo s’intravedono i palazzi e un cipresso dai rami striminziti.
- Ho paura, Yehochoua; tutto dice contro, siamo in balia di un nemico inafferrabile.
La pala del bulldozer è rivolta verso l’alto; la gente corre in direzioni opposte, un uomo vestito d’azzurro è riuscito a salire sul predellino insanguinato.
- C’è un nemico visibile e uno invisibile. Il primo può ucciderti soltanto; il secondo rubarti l’anima, per sempre.
Si aggrappa al tettuccio, per non essere sbalzato; il mezzo scarta a destra e a sinistra, con violenza.
- Mi sento debole, non potrei stare senza te.
L’uomo col telefonino ha abbassato le braccia: guarda incantato, l’odore della morte dà alla testa.
- Stringiti a me, non avere paura, Magdalenne.
L’azzurro del vestito è una macchia scura che cerca di aderire al finestrino.
- Non posso, temo di perderti per sempre.
La gente corre, alza le braccia, ma si tiene a debita distanza.
- Guardami negli occhi.
Un clacson suona all’impazzata, non si capisce da dove possa provenire.
- Mi ricordano il lago, il tramonto che colora di rosso le pieghe delle onde.
Ora si fermano: che sta succedendo?
- Quante volte ho pensato di immergermi con te, le notti che non riuscivo a prender sonno.
L’uomo azzurro è davanti al finestrino, sta per compiere un gesto decisivo: si capisce dalla sagoma immobile, pronta a scattare da un momento all’altro.
- Noi due, lontani da tutti, fatti di sole e d’acqua.
Il clacson insiste, da dove sta arrivando?
- Siamo schiuma che s’infrange contro i sassi.
Alza il braccio, ha una pistola in mano.
- Nel cuore umido del mondo, al riparo dall’odio e dall’invidia.
Si sporge dentro, esplode un colpo, una nuvola si allarga nell’interno.
- Ci siamo già: non senti l’acqua che ti scende dalle spalle, Magdalenne?
Un altro colpo, l’autista rimbalza, la nuvola scomparsa si riforma.
- Sì, riesco a sentirla, ma è un’acqua gelida, che fa rabbrividire.
Un altro colpo ancora, la figura all’interno si piega da una parte, il clacson suona, suona, da dove arriverà, maledizione?
- Non tutto finirà: ci credi, Magdalenne?
Ancora un colpo, l’autista non riesce più a rialzarsi, l’uomo azzurro si volta verso gli altri.
- Non mi basta, Yehochoua, capisci: non mi basta!
Scrosciano gli applausi, quello col casco e la giacchetta neri dà il cambio all’uomo azzurro.
Il sole è tramontato, il lago è una macchia umida che deposita la schiuma sulla riva.