I ministri sfilavano al tavolo del giuramento di fronte al Presidente della Repubblica, volti nuovi per la cronaca, donne in quantità, generazione dei quarantenni… Una squadra creata per essere “piaciosa” quanto basta a giustificare l’anomalia di un paese in cui destra e sinistra governano insieme. Anomalia che potrebbe non determinare scandalo – già sperimentata in Germania in un clima di grande tranquillità dell’elettorato – ma che nel governo Letta-Alfano appare un’ammissione dell’ impossibilità di governare altrimenti un paese spaccato in quattro. Tre grandi forze politiche in Parlamento e un’altra nel paese: la massa degli astenuti che meglio si possono definire come sfiduciati. Un Governo “peso leggero” per poter piacere, ma ciò significa funzionare?
Ha ragione Maroni? “La nomina di Flavio Zanonato allo Sviluppo Economico: Letta ci aveva garantito che in quel posto avrebbe nominato un ministro ‘chiavi in mano’, l’impressione invece è che questo ministro dovrà prima imparare e capire. Con questa crisi mi pare non sia stata l’idea migliore”.
La preparazione “economica” di Zanonato è quella di sindaco di Padova, un sindaco che a una Lega sciovinista dovrebbe perfino riuscire simpatico essendo balzato alla ribalta solamente per la costruzione del muro di Via Anelli. Una barriera in mattoni e cemento lunga 80 metri e alta 3 che doveva proteggere la pace dei buoni padovani dai cattivi spacciatori.
Dote d’eccezione del nuovo governo è la presenza di una donna ministro arrivata dall’Africa. Cécile Kashetu Kyenge . Mi rallegro, se lo è meritato per l’impegno in favore della Diaspora Africana, dell’integrazione, dei diritti civili e contro la pratica dei centri di prima accoglienza.
Tuttavia non si rintraccia in rete una sua passata azione o presa di posizione sui richiedenti asilo dal Nord Africa, a seguito delle “primavere arabe”, quando in marzo il progetto di assistenza è giunto al termine lasciandoli nell’abbandono o alle acrobazie economiche sei sindaci. (vedere post Follie Italia ). Cécile allora era impegnata nella campagna elettorale…
E’ auspicabile che la sua presenza nel Governo non sia solo un’operazione di facciata, che ha al momento il risultato d’irritare la Lega Nord. Probabilmente un migliore segnale sarebbe stato accogliere nella compagine di governo un maggior numero di quei connazionali immigrati che sono ormai un’assodata risorsa per il nostro paese nei posti di Sottosegretario. Questa figura non esiste nella Costituzione, ma la legge le attribuisce funzioni di vice ministro con deleghe in strutture operative, meglio a contatto con i problemi pratici.
E’ una scelta strategica dare il Ministero dell’Agricoltura alla graziosa Nunzia di Girolamo che nella campagna elettorale si è distinta per una sequela di gaffe, dalla lontra con le ali al Veneto “terra di contadini” . Scelta tattica, semmai, in quanto onorevole PDL consorte dell’onorevole PD Francesco Boccia. O perchè alla sua bambina ha dato nome Gea? Chissà.
Un’altra delle sette donne del Governo è in carica del prestigioso Ministero degli Esteri: la navigata Emma Bonino. Esistono legioni di suoi fan, io non vi appartengo. Non mi è accaduto di scordare le sue improvvide campagne. Quella contro il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, al quale si risolse a chiedere scusa vent’anni dopo.
Ha appoggiato la guerra in Afghanistan, dopo quella nell’ex Jugoslavia e in Iraq. Si è opposta ai bombardamenti solo quando si discuteva l’apertura di un corridoio umanitario per far arrivare aiuti ai profughi afgani (“servirebbe solo ai talebani per riorganizzarsi”, Ansa 2-11-2001) e ha accusato Gino Strada di trescare con i talebani al tempo del sequestro di un operatore di Emergency. Mentre il clamore sulla Siria – e le armi chimiche in Siria, di cui si accusa-non si accusa il governo di Bashar Assad – aumenta e aleggia la possibilità della decretazione di una No fly zone, anticamera di un’invasione, che il Ministro degli esteri sia Emma Bonino tanto avvezza alle guerre mi preoccupa. Diffido di questa nomina e di chi l’ha voluta.
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Dicono, abusando di luoghi comuni, che il Governo Letta-Alfano, con i suoi volti giovani e nuovi e femminili, è un “segno” di cambiamento. Per come intendo io, il segno emerge e rappresenta ciò che già è. In questo caso significherebbe un cambiamento avvenuto nel paese, ma così non è. Si definiva “segno” la sobrietà dei politici che arrivano a palazzo a piedi o con la macchinetta di famiglia, invece che con l’auto blu e la scorta; si va invece con l’attentato di questa mattina verso un aumento della loro protezione.
Anzichè “segno” è opportuno dire “segnali”, perché un segnale non sancisce nulla: trasmette informazioni, induce a comportamenti, mobilita e, in politica, ciò è automaticamente propaganda..
Ovviamente non esiste un rapporto causa effetto fra il giuramento del Governo e gli spari in piazza, esiste però una contemporaneità inquietante. E’ la Sincronicità e lega due eventi indipendenti con la somiglianza del loro significato: il sussulto della disperazione impotente.
Questo Governo non ci porta lontano. Su questa compagine non si è potuto brindare, serva questo a dare un “segnale”: tornare sobri e lucidi nelle aspettative.