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Come agganciare il lettore?

Da Marcofre

come agganciare il lettore

Come si riesce ad agganciare il lettore? Se pubblichi con una grossa casa editrice ci pensa lei (forse). Se pubblichi con una piccola casa editrice prestigiosa ci pensa lei.
Però se sei editore di te stesso?
Come si dice: hai voluto la bicicletta? E allora ti tocca pedalare. Intanto però l’auto-pubblicazione impone un po’ a tutti di fare qualche domanda sulla propria opera.
Quanto può interessare i lettori?
Esiste un modo per renderla ancora più interessante?

Ce l’hai un gancio?

Lo so. Per molti queste sono domande da non immaginarsi nemmeno, perché indice di una decadenza totale e assoluta di questi tempi che rincorrono mode e tendenze.
Io invece credo che siano delle questioni da affrontare comunque. Non sto affatto dicendo che il lettore deve essere sempre assecondato. Il mio motto è sempre lo stesso: “Prima la storia, poi il lettore”. L’idea è un’altra: trovare la maniera di rendere una storia più appetibile. Il gancio che potrebbe indurre il lettore a interessarsi alla mia (o tua) storia.
Non è una cosa che si improvvisa. E allora vediamo qualche esempio.
Se prendiamo lo scrittore inglese Graham Greene (ne ho già parlato in passato), troviamo spesso l’indicazione di come una storia può diventare popolare. Infatti moltissimi suoi libri sono stati “saccheggiati” dai produttori cinematografici che ne hanno ricavato film. Di Haiti e Vietnam non importava un fico secco a nessuno. E allora che fai per indurre le persone a gettare un’occhiata alla tua storia?
Ci ficchi dentro una bella storia d’amore, et voilà!
È indubbio che questo è un gancio che funziona abbastanza. Poi è chiaro che in quei luoghi occorre andarci, e sapere come si svolge la vita. Ma allora illustrare l’orrore di Papa Doc e dei Tonton Macoutes, è più semplice. Hai il lettore che ti segue e gli spieghi cosa succede: che un ministro preferisce tagliarsi la gola piuttosto che finire in mano alle milizie di Papa Doc ed essere fatto a pezzi a colpi di machete.

Ovvero: offri quello che il lettore cerca…

Se dico “Iraq” o “Siria” la gente sbadiglia e pensa: “Ma come! Invece di distrarmi, dovrei leggere queste tristi storie di violenza e morte? Io voglio gioia e ottimismo!”.
Però se su questo materiale informe piazzo la storia di un poliziotto che a Baghdad, mentre le milizie arrivano, indaga su un omicidio a sfondo politico (perché costui crede che la legge debba fare il suo corso, anche quando l’inferno è alle porte), il lettore sarà almeno incuriosito. La sinossi verterà su questo punto:

Mentre le milizie islamiche entrano a Baghdad, Mohamed inizia un’indagine per inchiodare alle sue responsabilità un corrotto politico locale. “Perché l’inferno si combatte credendo nella legge, anche quando il suo tempo è finito”.

E dopo?
Dopo, è tutta una faccenda di chi scrive. Illustrerà la bellezza della città, una specie di Firenze del mondo arabo. (Così magari le persone capiranno quanto la cultura araba sia stata fondamentale nella costruzione dell’Europa).
Mostrerà l’ostinata ricerca della verità attraverso la raccolta di prove, in una città sempre più preda del caos.
Eccetera eccetera.
Capito la lezione (se così posso dire)? Tu getta il boccone, e poi porta il lettore dove vuoi tu.

Ma conduci tu il gioco


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