In una società come quella odierna dove stupire sembra quasi un dovere la sfida più grande che una casa di moda come Armani può imporsi è quella di andare controcorrente con un ritorno alla sobrietà. E devo ammettere che c'è riuscita.Dopo la delusione di Gucci, lo sfacelo di Moschino e la banalità più o meno diffusa di questa FW ecco finalmente una collezione come si deve.
Re Giorgio vede una donna sicura di sè, indipendente, la quale veste tagli maschili e colori tenui che vanno dal grigio-azzurro fino ad arrivare a qualche sfumatura di rosa e verde, tutto contornato dal nero sempre presente, anche negli accessori.
Il pantalone è il capo sovrano, simbolo di forte carattere e sicurezza
La normalità raccontata da Armani è riuscita ad alzare (per fortuna) il livello di qualità della Milano Fashion Week che era iniziata proprio male.
Oltre ad essa c'è un'altra collezione che ho adorato alla follia e, dato il periodo che sto vivendo nella mia vita privata, non poteva proprio lasciarmi indifferente. Sto parlando di Dolce&Gabbana.
Sulla passerella si è vista una vera e propria celebrazione delle mamme anche in dolce attesa grazie alla presenza di Bianca Balti che ha sfilato col pancione.La maison rivisita la classica mamma italiana, quella vecchio stampo, rigorosa, casta e dolcissima che non smette mai di emanare la sua allure quasi mistica tipica di ogni genitrice. Pizzi e merletti pullulano come da tradizione del brand e le stampe floreali non sono da meno. Siamo un popolo di mammoni e questo è risaputo, Dolce&Gabbana è riuscita a catturare questa caratteristica tutta italiana e a renderla unica. Alla faccia del resto del mondo che si prende gioco di noi.
La fashion week è ormai terminata ed io ho percepito un ritorno al passato ovvero meno show e più passerelle. Peccato che le collezioni davvero meritevoli siano state talmente poche che si contano sulle dita di una mano.
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