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Come cambia la coppia dopo un figlio

Da Francescamammedelpiceno @MammeDelPiceno

Scriveva Bettelheim “allevare i figli è una impresa creativa, un’arte più che una scienza”… infatti il desiderio di maternità e paternità è legato ad istinti molto profondi e non sempre segue un percorso di consapevolezza che diventa invece indispensabile per far fronte a tutti i cambiamenti ed ai passaggi che l’arrivo di un figlio impone sia a livello individuale che di coppia, che possono essere vissuti in termini di possibilità di crescita oppure di rischi che possono trasformarsi in problemi.

In termini evolutivi la coppia affronta il passaggio da diade a coppia genitoriale che implica una revisione e una ristrutturazione della relazione e dei ruoli: non si è più solo moglie e marito o compagni, ma anche padre e madre e questo comporta bisogni, aspettative e mansioni da svolgere, che richiedono grandi capacità di flessibilità e di adattamento.

coppia
La prima considerazione che dobbiamo fare è che un neonato è totalmente dipendente, quindi necessita di cure quasi a tempo pieno, specialmente della madre. Questo implica necessariamente una redistribuzione del tempo che la coppia dedicava precedentemente allo stare insieme, al divertirsi e al rilassarsi, che quindi si riduce drasticamente. L’adozione del nuovo stile di vita è necessaria per assecondare la necessità di routine definite del bambino nei suoi primi anni di vita (l’allattamento, la pulizia e il cambio, i sonnellini, i tempi dello svezzamento, etc…), che devono essere inseriti nella quotidianità della vita a tre.

Il carico di responsabilità che i genitori avvertono aumenta notevolmente , pur se in contrasto con il profondo senso di appagamento che il bambino dà, e questo può generare una tensione interna e relazionale che si aggiunge alla fatica fisica che comunque si deve sostenere, creando a volte una sensazione di incapacità di gestire tutto, di perdita di libertà, e la paura di non farcela.

Altro elemento da prendere in considerazione è il periodo del post-partum per la madre, che è caratterizzato da una grande fragilità emotiva, con una tendenza alla tristezza per ragioni sia fisiologiche che psicologiche. Dal punto di vista ormonale il forte calo di estrogeni nel sangue porta ad una grande variabilità degli stati umorali, che si accompagnano al calo del desiderio sessuale. Dal punto di vista psicologico la dipendenza quasi totale del neonato fa sentire spesso inadeguata la madre, che investita da questo ruolo avverte la discrepanza tra le aspettative e le capacità, perché ci si aspetta da lei che sappia sempre come gestire al meglio il bambino solo per il fatto di esserne la madre e la sensazione di impotenza che invece avverte in alcune specifiche situazioni. Contemporaneamente la madre si può sentire poco attraente, trascurata, poco capita e aiutata e considerato che gravidanza, parto e maternità rappresentano una fatica fisica e psicologica, necessita di sostegno morale e comprensione, nonché di aiuto pratico da parte del partner. Inoltre, soprattutto nel passaggio dal ruolo di donna-moglie al ruolo di madre, quest’ultimo dopo la nascita prende il sopravvento su tutto il resto, per cui l’attenzione della madre viene catalizzata esclusivamente dal bambino, facendo sentire spesso il padre escluso o trascurato con la sensazione di essere “il terzo incomodo”.

Ultimo punto su cui riflettere è l’intervento sulla giovane coppia genitoriale delle famiglie di origine che si sentono chiamate in dovere di intervenire nella gestione del bambino anche quando questo non è richiesto, creando il più delle volte attriti e conflitti tra i due neogenitori che stanno attraversando già unaserie di difficoltà. La presenza delle famiglie di origine in realtà rappresentano un grande sostegno per i giovani genitori, e non solo, perché rappresentano delle figure affidabili a cui appoggiarsi in alcuni momenti per la gestione del bambino. Ma quando l’aiuto diventa eccessivo, se richiesto (delega) o meno (intrusione) rappresenta un problema per gli equilibri della coppia in quanto si verifica un’intromissione all’interno della relazione da cui la coppia deve imparare a difendersi. Ad esempio la giovane mamma che si fa aiutare costantemente dalla propria madre per la cura del proprio bambino produce una sensazione di estromissione del proprio compagno che farà più fatica a calarsi nelle sue funzioni di padre che invece è importante come quello della madre.

Quando tutti questi aspetti vengono sottovalutati il rischio è che si verifichi una crisi di coppia che vede sommarsi l’assenza di spazi di intimità e di tempo, la stanchezza dei partner e l’incapacità di regolare l’“intrusione” nella vita familiare di nonni e parenti vari.

Allora come si può proteggere la coppia dal terremoto emotivo e relazionale a cui viene sottoposta dopo la nascita di un figlio, facendo si che questo momento diventi un modo per crescere insieme piuttosto che per perdersi?

Non è un compito semplice. Bisogna essere consapevoli che l’equilibrio raggiunto in precedenza diventa essenziale per poter sviluppare un nuovo sistema organizzato con regole e ruoli ristrutturati che permetta un’adeguata crescita ed educazione dei figli contemporaneamente ad una sana relazione di coppia. E’ evidente che una coppia che funzionava in maniera problematica già prima del lieto evento rischia molto più di una coppia che, invece, aveva conquistato un buon funzionamento complessivo.

  1. Concedersi il tempo: ovvero trovare piccoli piaceri che possono riguardare la quotidianità collegati alle routine del neonato, affinché il cambiamento dello stile di vita non equivalga alla rinuncia di qualsiasi piacere. Con ciò non è necessario pensare a chissà quali grandi cose dover fare, o facendo finta di poter vivere alcune situazioni come prima ovvero quando il bambino non c’era, ma significa imparare a vivere il tempo con un’altra prospettiva di benessere (a volte potrebbe voler dire anche solo trovare il tempo per riposarsi), individualmente e in coppia.
  2. Imparare a chiedere aiuto: delegare ad altri piccoli compiti o mansioni più noiose o faticose, non è sintomo di debolezza o fallimento, anzi significa avere la consapevolezza dei propri limiti per evitare che questi diventino un ostacolo al corretto funzionamento della famiglia. Lasciarsi aiutare permette di allentare la tensione e di dedicarsi meglio e maggiormente alle cose che sono più piacevoli, scoprendo che genitori, parenti e amici sono contenti di sentirsi di aiuto.
  3. Accettare le proprie paure e affrontarle in modo graduale: fare i genitori è un percorso di apprendimento che dura per tutta l’evoluzione e la crescita dei figli, quindi quando nasce una bambino bisogna assumere la prospettiva di poter imparare ad occuparsi del proprio bambino, non solo perdonandosi gli errori, ma potendo anche imparare da essi e dall’esperienza. Stabilire le routine dell’allattamento, della pulizia e del cambio, del sonno permette si al bambino di adattarsi gradualmente al mondo esterno, ma aiuta anche il genitori ad apprendere sempre di più le sue mansioni, passando da una sensazione di incapacità e di impotenza ad una maggiore sicurezza di sé e del saper affrontare le diverse situazioni.
  4. Armarsi di pazienza e aspettare che il tempo passi: abbiamo detto che nel post-partum e in tutto il primo anno di vita ci sono delle alterazioni che sono psico-fisiologiche sia nel bambino che nella madre, che arriveranno ad un cambiamento spontaneo. Quando arriva il pensiero di non farcela, bisogna ricordarsi di aspettare che il tempo passi senza accanirsi, perché le cose molto probabilmente miglioreranno da sole (stabilizzazione del sonno del bambino, riequilibrio delle alterazioni ormonali nella donna, organizzazione delle routine del bambino, etc…). Questo vale soprattutto per quelle sensazioni di trascuratezza, e di poca avvenenza della donna, contro la sensazione di esclusione dal rapporto madre-figlio dell’uomo o alle difficoltà sessuali di entrambi.
    Se si impara a concedere all’altro un po’ di tempo la situazione si evolverà di pari passo alla maggiore autonomia del bambino, che permetterà spontaneamente alla coppia di avere più spazio.
  5. Cercare di mediare nei rapporti con le famiglie di origine: ognuno si potrà occupare dei propri genitori, cercando la giusta distanza tra l’aiuto, spesso necessario, che i nonni possono dare, evitando però l’eccessivo intervento che può infastidire il partner. Bisogna avere la consapevolezza che i confronti fra i partner e i rispettivi genitori saranno inevitabili e anche le relazioni con le famiglie di origine cambieranno, perché come la coppia diventa genitore, la nascita genera nonni, zii, cugini e si creeranno nuovi ruoli anche nelle famiglie di origine per cui occorre ridefinire la relazione come in una famiglia più estesa.

Quando la gestione di tutti questi aspetti diventa difficile e la relazione di coppia entra in un’impasse in cui più si parla, più sembra che la situazione si complichi è bene rivolgersi ad uno psicologo per una consulenza o sostegno, affinché la coppia venga guidata ad affrontare e superare la difficoltà temporanea, prima che questa provochi una rottura più profonda che spesso porta uno o entrambi i partner a spostare le proprie attenzioni all’esterno, rinunciando a risolvere i problemi in casa. Quando ciò accade diventa più opportuno rivolgersi ad uno psicoterapeuta per aiuto specialistico di psicoterapia di coppia, che permetta di affrontare la rabbia e la sofferenza che si sono prodotte con il tempo e che possono avere logorato non solo i partner ma anche la relazione, per procedere alla costruzione di un nuovo equilibrio di coppia più funzionale rispetto a quello precedente, per ricordarsi che “amare non significa guardarsi negli occhi, ma guardare insieme verso la stessa meta” (Antoine-Marie-Roger de Saint-Exupéry).

AUTORE:

Dott.ssa Barbara Moreschini – Psicologa e Psicoterapeuta – Specializzata in Psicoterapia Breve Strategica

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Si occupa di:

  • Disturbi d’ansia (attacchi di panico, ansia generalizzata, fobia sociale, disturbo post-traumatico da stress, fobie specifiche, ossessioni e compulsione, disturbi somatoformi come ipocondria e dismorfofobia);
  • Disordini alimentari (anoressia, bulimia, vomiting, binge eating);
  • Disturbi sessuali (difficoltà di erezione, eiaculazione precoce, vaginismo e dispareunia, disturbi del desiderio sessuale)
  • Depressione (nelle sue varie forme)
  • Problemi relazionali della coppia, della famiglia, in ambito lavorativo e sociale;
  • Problemi dell’infanzia e dell’adolescenza
  • Disturbi legati alle dipendenze dal gioco o da internet

Note professionali:

Ha conseguito la laurea in Psicologia ad indirizzo clinico e di comunità nel 2000 presso l’Università degli Studi di Bologna. Successivamente ha svolto il tirocinio pratico formandosi con un training specifico sui disturbi alimentari al Centro dell’Ospedale Sant’Orsola nel reparto di Neuropsichiatria Infantile. Nel 2002 ha conseguito il titolo di perfezionamento post laurea in “Psicopatologia della coppia e mediazione familiare” presso l’Università “La Sapienza” di Roma occupandosi a vario titolo di problematiche legate all’infanzia, l’adolescenza e la famiglia. Dopo essere venuta a conoscenza del modello di Terapia Breve Strategica® di Giorgio Nardone, ha partecipato a seminari, conferenze e corsi che l’hanno portata a frequentare e conseguire la specializzazione presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Breve Strategica di Arezzo.

Dal 2009 collabora con il Centro di Terapia Strategica in qualità di:

  • Psicologa e Psicoterapeuta Affiliata, presso le sedi di Civitanova Marche, Fermo, Macerata e San Benedetto del Tronto, dove svolge attività clinica di psicoterapia e consulenza psicologica secondo il Modello di Terapia Breve Strategica®.
  • Ricercatrice Associata, attraverso la rilevazione e l’elaborazione statistica dei dati derivanti dall’attività clinica e la supervisione diretta del prof. Giorgio Nardone, che mi le permette di mantenere un elevato standard di efficacia ed efficienza professionale, come richiesto a tutti i centri affiliati.

Svolge inoltre, attività di informazione e divulgazione dell’approccio strategico ai problemi umani attraverso l’organizzazione di incontri e conferenze.

Per informazioni o appuntamenti
Tel. 338.5912307 E-mail: [email protected] Web Site: www.barbaramoreschini.com
Riceve a Grottammare (AP) in Via Osvaldo Licini 5  

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