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Come ci fanno la festa

Da Femminileplurale

Come ci fanno la festa

Per l’8 marzo vi racconto un colloquio di lavoro avuto di recente. Anzi, ve ne racconto un solo dettaglio, che permette di affrontare diversi problemi tutti insieme.

Qualche settimana fa, dopo un colloquio telefonico e un colloquio personale con una persona della società alla quale mi ero proposta, vengo ammessa al terzo e ultimo step, ossia il colloquio con il titolare della società. Parliamo del mio curriculum, del fatto che ho un dottorato (“be’, esperienza professionale… ma è nel pubblico!”) e delle mansioni che dovrei svolgere.

Si passa poi a parlare del contratto e di vile denaro (che diventa un po’ meno vile se ci devi pagare l’affitto). Mi offre un periodo di prova e poi un contratto a progetto, con un fisso mensile e delle provvigioni, perché il lavoro è da commerciale. Il fisso è bassino, si capisce. D’altra parte, chiunque si sia avventurato nel mercato del lavoro di questi tempi sa perfettamente che non c’è molta voglia, in giro, di pagare i dipendenti. Espressione inesatta, quest’ultima, dal momento che di lavoro dipendente proprio non si parla, di questi tempi. Si tende piuttosto a “collaborare”, o a occuparsi di “progetti”. La retorica non è male, se ci si pensa.

Quello che mi fa infuriare davvero, però, è il modo con cui la persona che ho davanti introduce il discorso: “Voi donne volete sempre garanzie e sicurezze, ma questa è la prima cosa che tolgo a chi entra qui”. Voi donne?! Credo che un po’, per lo meno inconsciamente, l’abbia fatto di proposito, dato che gli ho detto che tra i miei interessi c’è la questione femminile.

Come ci fanno la festa
Sì, noi donne vogliamo garanzie. Per la precisione, vogliamo le seguenti garanzie:

1) vogliamo poter lavorare; e lavorare vuol dire, oltre che essere molto qualificate e capaci e disponibili, essere pagate in modo dignitoso. Essere pagate in modo dignitoso vuol dire poter provvedere, senza l’aiuto dei genitori, alle proprie necessità;

2) vogliamo poter lavorare “anche se” siamo donne; questo significa che la maternità deve essere tutelata e garantita, che non devono esistere le dimissioni in bianco, che devono esserci accesso al part-time e servizi di sostegno alla famiglia come gli asili nido;

3) vogliamo che i contratti siano atipici soltanto quando necessario o in casi effettivamente giustificati: se tu, datore di lavoro, hai bisogno di una figura che sia presente in modo continuativo, la assumi con un contratto a tempo indeterminato o determinato (nel caso in cui ne abbia bisogno per un periodo di tempo limitato);

4) vogliamo che si smetta di considerarci in modo diverso da quello che siamo, ossia una risorsa preziosa per la società e il mondo del lavoro, di cui né la società né il mondo del lavoro si possono permettere di fare a meno.

Questo, tanto per cominciare. Aspettiamo i vostri numeri 5, 6, 7, eccetera eccetera.

Buona festa della donna!


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