Segue l’analisi della lingua vietnamita e dell’impresa d’Alexandre de Rhodes: ecco un brano del website Pianeta Luca. «Nel XVII sec., intanto, iniziano a sbarcare in Việt Nam i primi occidentali, tra cui i portoghesi Gáspar de Amaral ed Antoine de Barbosa, che iniziano a cercare di rendere più accessibile alle masse i testi sacri. Successivamente, Alexandre de Rhodes (1591-1660) perfeziona questa tecnica, dando origine al cosiddetto quốc ngử (“scrittura nazionale”), un alfabeto latino abbastanza complesso, con accenti e toni.
Una grammatica vietnamita per francesi
Questo nuovo metodo di scrittura, sicuramente molto più leggibile del cinese o del suo derivato (sinovietnamita), pian piano prese piede ed esplose quando, nel 1910, un decreto francese lo impose come unica lingua riconosciuta nella scrittura di documenti ufficiali. Tra il 1954 ed il 1974, questo alfabeto venne sottoposto a revisioni ed il risultato finale è il Vietnamita attuale. L’alfabeto moderno si compone dei 26 caratteri inglesi, cui vanno tolte le lettere j, w e z (usate solo per trascrivere parole straniere), e cui vanno aggiunte le seguenti lettere: ă, â, đ, ê, ô, ơ, ư.
Il Vietnamita, come il cinese, il giapponese, il tailandese e numerose altre lingue asiatiche, è tonale, e quindi servivano dei simboli per rappresentare i 6 diversi toni: l’accento grave (`), l’accento acuto (´), la tilde (˜), un semi punto interrogativo (̉ ), un puntino (.)».
(Francesco Giappichini)