E poi, come deve essere un libraio? Simpatico? Non necessariamente. La voglia di apparire simpatico scivola facilmente nella molestia, specie con il difficile pubblico occasionale di una libreria. E allora? Intuitivo. Deve saper cogliere al volo che tipo è il suo cliente, anzi: il lettore che varca la soglia della sua libreria. Perché c’è la buona possibilità che se qualcuno entra in una libreria non sia necessariamente sotto Natale e non solo per comprare un libro di Bruno Vespa. Il libraio deve sapere cogliere al volo quel qualcosa nello sguardo, nei movimenti, forse persino nell’abbigliamento del cliente – o del potenziale cliente – che gli permetta di dare il consiglio giusto, ma ancora prima di capire se il lettore è alla ricerca di un consiglio.Perché perdersi tra centinaia, migliaia di titoli è facile e spesso serve un mentore che faccia capire quale può essere la scelta giusta. Come insegnano nelle scuole di sceneggiatura, il mentore porta il lettore ad accettare quella chiamata
all’avventura che è la lettura di un libro. Un’avventura che può essere così disastrosa da essere abbandonata dopo poche pagine o così travolgente da spingere alle lacrime: di gioia, di nostalgia o di dolore.Se il libraio/mentore riesce a dare il consiglio giusto, il lettore tornerà per vivere un’altra avventura. Altrimenti si perderà altrove, magari in un mega-bookstore dove i titoli sono decine di migliaia, ma non c’è lo spazio per sedersi e sfogliarne neppure uno. O dove non ci sono librai, ma commessi così impreparati da far venire il sospetto che il loro sogno sia vendere mortadella e solo accidentalmente siano finiti al banco dei libri. O così sgarbati da spingere a immaginarli nella loro camera in affitto, davanti a una pagina bianca mentre cercano l’incipt giusto per il romanzo che non scriveranno mai.






