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Come difendersi dall’ignoranza

Creato il 27 febbraio 2011 da Mdeconca
Giù le mani dalla scuola pubblica

Quando meno te l’aspetti, ovvero quando credi che non sia necessario, tocca difendersi dalla solita ‘macchina del fango’ (Roberto Saviano): il presidente del Consiglio, di fronte alla sua solita claque e senza contraddittorio, come si addice ai dittatori del pensiero, attacca i temi più comuni di una democrazia, le scelte sessuali e l’istruzione.

Nella fattispecie si è divertito ad attaccare la scuola pubblica, ben sapendo che ai cattolilci sta a cuore la possibilità di un indottrinamento cattolico fin dalle origini, sparando a zero sulla scuola pubblica:

BERLUSCONI SCUOLA PUBBLICA - Silvio Berlusconi è intervenuto oggi su vari temi e in differenti occasioni. E’ intervenuto a voce e con messaggi scritti al congresso del partito repubblicano, a quello dei Cristiani Riformisti e al convegno dei giovani del Pdl. Al congresso dei cristiani-riformisti il capo del governo ha parlato di scuola: la scuola pubblica non educa, ha detto, e c’è il rischio che ai genitori possa essere impedito di scegliere per i figli una scuola privata, lasciandoli così in balia di insegnanti che non sono in grado di educare. (da Il sussidiario . net)

Chiaro poi che oggi abbia sconfessato tutto, come sempre.

(ANSA) – ROMA, 27 FEB – Sulla scuola pubblica sono stato travisato da una sinistra che cerca solo polemiche. Lo afferma Berlusconi aggiungendo che il governo ha avviato una profonda e storica riforma della scuola, influenzata da deleterie ideologie, e dell’Universita’, per restituire valore e dignita’. ‘Bersani si rassegni, la scuola non e’ proprieta’ privata della sua parte politica’, afferma il ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini, replicando al leader del Pd che oggi ha chiesto le sue dimissioni.

E’ necessario commentare? Non credo. E’ necessario invece, dopo l’indignazione, replicare.
Possibile che proprio lui, il cavaliere ‘senza macchia’, perché sprofondato nella vergogna, debba farci il predicozzo morale? Capisco che debba riguadagnarsi il favore dei cattolici, dopo i recenti fatti, ma non è accettabile che infanghi lo Stato -di cui la scuola pubblica è un’emanazione- che lui mal rappresenta, e le scelte individuali.
Nessuno afferma che le scuole private non debbano esistere, ma devono farlo nell’ambito dei margini definiti dalla Costituzione (a partire da quel ‘senza oneri per lo Stato’ che, come mostra anche la recente questione della scuola bosina alla quale di recente sono arrivati 800 mila euro dallo Stato, è spesso disatteso per accomodare anche i vescovi.

Da parte mia domani andrò a scuola anche per far leggere ai miei alunni un passaggio importante del discorso di Piero Calamandrei (20 febbraio 1950):

La scuola, come la vedo io, è un organo “costituzionale”. Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola “l’ordinamento dello Stato”, sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue [...].

La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in Parlamento e discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall’afflusso verso l’alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie. Ogni classe, ogni categoria deve avere la possibilità di liberare verso l’alto i suoi elementi migliori, perché ciascuno di essi possa temporaneamente, transitoriamente, per quel breve istante di vita che la sorte concede a ciascuno di noi, contribuire a portare il suo lavoro, le sue migliori qualità personali al progresso della società [...].

A questo deve servire la democrazia, permettere ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità (applausi). Ma questo può farlo soltanto la scuola, la quale è il complemento necessario del suffragio universale. La scuola, che ha proprio questo carattere in alto senso politico, perché solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali.

Vedete, questa immagine è consacrata in un articolo della Costituzione, sia pure con una formula meno immaginosa. È l’art. 34, in cui è detto: “La scuola è aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Questo è l’articolo più importante della nostra Costituzione. Bisogna rendersi conto del valore politico e sociale di questo articolo. Seminarium rei pubblicae, dicevano i latini del matrimonio. Noi potremmo dirlo della scuola: seminarium rei pubblicae: la scuola elabora i migliori per la rinnovazione continua, quotidiana della classe dirigente. Ora, se questa è la funzione costituzionale della scuola nella nostra Repubblica, domandiamoci: com’è costruito questo strumento? Quali sono i suoi principi fondamentali? Prima di tutto, scuola di Stato. Lo Stato deve costituire le sue scuole. Prima di tutto la scuola pubblica. Prima di esaltare la scuola privata bisogna parlare della scuola pubblica. La scuola pubblica è il prius, quella privata è il posterius. Per aversi una scuola privata buona bisogna che quella dello Stato sia ottima (applausi). Vedete, noi dobbiamo prima di tutto mettere l’accento su quel comma dell’art. 33 della Costituzione che dice così: “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”. Dunque, per questo comma [...] lo Stato ha in materia scolastica, prima di tutto una funzione normativa. Lo Stato deve porre la legislazione scolastica nei suoi principi generali. Poi, immediatamente, lo Stato ha una funzione di realizzazione [...].

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  • Se non ora quando? (osocio.org)

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