Quando si legge un autore, è molto importante comprendere come egli sia giunto fino a noi. Che cosa abbia fatto prima, in modo da poterne avere un quadro completo.
E così ho “scavato” un po’ nel passato. Avevo già letto alcune opere di Francesca Baldacci, quindi mi sono concentrata sui suoi scritti “giovanili”, quel lungo percorso che Francesca ha compiuto e che l’ha portata a diventare la scrittrice di successo che è oggi. La “sua ultima fatica” in fatto di pubblicazione è una raccolta di novelle comparse su riviste di narrativa dedicate alla donne, tra il 1979 e il 1980.
Un ebook che contiene 15 “chicche”, possiamo definirle tali, scritte da una Francesca Baldacci giovanissima, che le hanno permesso di acquisire esperienza e sicurezza. I primi racconti che l’autrice, ancora studentessa universitaria, ha pubblicato quando iniziava ad affacciarsi con timore al mondo dell’editoria.
Ora Francesca è diventata una professionista in fatto di scrittura, ma com’era allora, quando ha iniziato a scrivere? L’opera, in formato digitale, è pubblicata da Narcissus.me e, non a caso, presenta il titolo “Come eravamo”, due parole che non solo ci concedono una descrizione dei tempi andati, ma fanno sorgere altre domande.
Attraverso questi scritti, torniamo indietro nel tempo, ritroviamo una Francesca scrittrice in erba e la società di quegli anni, con i suoi usi e costumi ormai andati perduti. Un periodo in cui Internet non c’era, né i telefoni cellulari; la gente ancora trovava lavoro, le lettere si scrivevano a mano e non tramite mail; c’era il telefono fisso e quando si voleva incontrare un amico ci si recava a casa sua e si suonava il campanello.
Un “amarcord” di tempi passati, scritti che infondono una piacevole nostalgia in chi, come me, ha amato gli anni Settanta e Ottanta e ne conserva un bel ricordo. In pratica, la domanda è questa: come eravamo alla fine degli anni Settanta, inizi degli anni Ottanta? I racconti sono pubblicati in seconda edizione e trattano di storie d’amore, o comunque romantiche, tema tanto caro alla Baldacci.
Alcune hanno un sapore più “acerbo”, altre sono, dal punto di vista della narrazione, più mature e meglio strutturate. Si avverte il conflitto generazionale, fra genitori e figli, adesso come allora in eterna lotta; alcune storie sono più allegre, altre più drammatiche. Lo stile della Baldacci è semplice, scorrevole e piacevole da leggere.
I racconti sono stati lasciati volutamente com’erano, proprio per “congelare” un pezzo di storia. Anche se si avverte che, essendo stati tutti pubblicati su riviste importanti dell’epoca, un certo lavoro di editing deve essere stato a suo tempo compiuto. Io che amo gli animali potrei citarvi, fra i titoli dei racconti, “Rataplan”, il testo d’inizio. Così come ho apprezzato “Volo di gabbiano”e “L’orsetto grigio”.
Il mio preferito è “Granelli di sabbia negli occhi”, dove ho ritrovato la voglia di “redenzione” nei personaggi dell’autrice, di cambiare la loro storia, senza rimanere inermi oppure “dannati” per sempre. In questo racconto è presente anche un originalissimo cameo, dedicato ad un grande ed indimenticato Presidente.
Questi sono solo alcuni dei titoli dei 15 racconti che compongono la raccolta. Ringrazio quindi Francesca Baldacci per avermi regalato questo piacevole “tuffo nel passato”.
A me e a tutti coloro che hanno imparato poi ad apprezzarla per i suoi romanzi sulle riviste e non solo. È sempre importante chiederci come eravamo, risalire alle nostre origini, per poter così creare un “continuum” fra passato e presente e dare un senso a tutto quello che ci circonda.
Written by Cristina Biolcati