Magazine Famiglia
Una comunicazione si può definire come "funzionale", se viene posta ad un livello condiviso, che permette al genitore di conoscere ciò che i figli vogliono loro trasmettere,quali sono i loro punti di vista, ecc.
Per questi motivi, come ho spesso ricordato, l'ascolto è fondamentale.
Alla base di tutto il rapporto d'amore e di incontro comunicativo tra genitori e figli, c'è proprio l'ascolto.
Questo dovrebbe però avvenire in maniera "empatica" e non essere visto come "giudicante". Tanto più i genitori si sforzano di comprendere i bisogni dei figli, li sentono e li fanno propri, tanto più la comunicazione e il dialogo permette di unire, in maniera sinergetica, gli adulti con i giovani, permettendo a un padre e a una madre di capire quelle che sono le reali richieste dei figli rispetto alle loro conoscenze dell'ambiente circostante e rispetto al sostegno inconsciamente richiesto ai genitori riguardo alle loro scelte e ai loro comportamenti.
Anche quando parliamo delle decisioni da prendere e delle necessità di dover definire delle regole all'interno del contesto familiare, a cui i figli sono i soggetti maggiormente sottoposti, è importante cercare di mantenere un atteggiamento di negoziazione. L'atteggiamento da tenere in questi casi, e che si rivela ai fini educativi più efficace, in base all'età dei giovani, potrebbe essere quello di stabilire degli orientamenti,dopo averli discussi, con i figli, cercando di arrivare a delle regole il più possibile condivise, senza avere delle imposizioni troppo rigide.
Nella famiglia, il dialogo e il confronto rappresentano, un mezzo per creare senso di fiducia, affetto e senso di appartenenza.
Riuscire a parlare ai figli in modo da tenere aperti i canali di comunicazione, anche nel conflitto intergenerazionale, permette di superare i disaccordi in modo sereno, senza arrivare a fratture che possono condizionare il futuro dei rapporti tra genitori e figli.
Mettersi in una posizione di ascolto per un genitore, può modificare molto ciò che si vuole dire e anche il modo di dirlo.
Va tuttavia precisato che in materia di educazione non esistono sistemi infallibili o ricette da poter presentare in maniera scientifica, una tecnica che garantisca il successo a tutti. Ogni famiglia è unica, tutte hanno storie e
strutture diverse, come al loro interno ogni individuo ha il suo carattere e i suoi valori. E poi, come sappiamo,
la vita riserva momenti felici e momenti più tristi che impongono virate improvvise e adattamenti a nuove condizioni.
Un figlio ha bisogno di sapere che i genitori lo ascoltano, che danno valore a ciò che dice loro, che non lo giudicano e non sminuiscono il suo pensiero.
I giovani, sono persone non socialmente affermate perché ancora studiano, non hanno un lavoro proprio che li renda economicamente indipendenti, ma allo stesso tempo sono in grado di formulare un pensiero proprio, capire da soli quando sbagliano, dare giudizi personali e compiere autonomamente delle scelte che influiranno sulla propria esistenza.
Parlare con i figli significa anche accettare che il giovane ormai sta diventando autonomo, e che a differenza
di quando era bambino, non è possibile impedire che sbagli se non parlandogli alla pari (tra persone adulte) e lasciare le decisioni finali a lui, e alla maturità da lui acquisita.
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