Scritto da Annalisa Eichholzer
Gli universitari italiani sono scontenti. Si lamentano delle tasse troppo alte, dei professori che non si presentano a lezione, della burocrazia inefficiente, della mancanza di indipendenza, dei laboratori inesistenti e così via. Allora, perché non guardarsi intorno?
Negli ultimi anni c’è stato il boom della Germania. Centinaia di erasmus la preferiscono alla Spagna, e molti decidono di trasferiscisi per terminare gli studi. Quali sono i vantaggi del sistema tedesco?
Innanzitutto il costo. Ogni ateneo decide di porre o meno una tassa di iscrizione (comunque bassissima, 500 euro per semestre), e ci sono molte più università pubbliche private; tutti hanno diritto all’istruzione, o meglio, alla stessa qualità di insegnamento. In questo modo i ragazzi sono autosufficienti, liberi di mantenersi a proprie spese. I lavori per studenti sono facilmente reperibili, con orari facilmente sostenibili e ben pagati, addirittura all’interno delle strutture scolastiche, come nelle mense o nelle biblioteche. Si ha dunque l’impressione di vivere in città di giovani in cui gli unici ad essere over trenta sono i professori. Gli studentati sono numerosissimi, ed è facile, veloce ed economico ottenere una stanza. Negli ultimi anni il livello di internazionalizzazione è aumentato; nel 2000 gli stranieri erano 75000, mentre oggi se ne contano 250000. Le ragioni di questa scelta non dipendono solo dall’aspetto finanziario.
Dopo la dichiarazione di Bologna, risalente al 1999, il sistema universitario è stato unificato a livello europeo secondo triennale e magistrale; questo non rappresenta allora un ostacolo per chi desidera terminare il ciclo di studi in un paese estero.
La scelta dei corsi è immensa, e ci si trova a contatto con un corpo insegnante con molti anni in meno rispetto a quello italiano. La parola chiave durante le lezioni è partecipare. Questo si spiega grazie ai seminari, cioè piccole classi di massimo venti persone, in cui vengono dati saggi da scrivere a casa, presentazioni da fare davanti ai propri compagni, e il dialogo viene incoraggiato. Si pensa che l’istruzione italiana sia completa per via degli esami orali, in cui deve venir fuori l’effettiva preparazione dello studente, ma viene sempre dimenticato il lato pratico.
In Germania prevale lo scritto; per ogni corso vengono richieste recensioni, tesine, e come già detto, le fatidiche presentazioni. Cosa si intende per presentazione? In poche parole allo studente viene richiesto di preparare una lezione su un determinato argomento, di cui non si è mai discusso in classe. Ovviamente gli vengono proposte una serie di possibili tematiche da preparare, assieme a del materiale di base preparato dal docente. Da lì in poi si lavora da soli, organizzando power point e possibili discussioni per poter interagire con la classe. Tutto questo per coprire un lasso di tempo che va dai quindici minuti alle tre ore. Gli stage sono fortemente incoraggiati, ma anche qui dev’essere lo studente ad organizzarsi. Insomma, le possibilità ci sono, ma ci si deve sempre arrangiare da soli, com’è giusto che sia. L’autonomia è tutto.
La Repubblica Federale si trova nel cuore del continente, ed è facilissimo viaggiare. Ryanair copre bene tutto il territorio, e viaggiando in gruppo è possibile usare il treno per andare da Francoforte a Berlino pagando venticinque euro. Il costo della vita non è tanto più caro dell’Italia, ma questo dipende dalla località. Città del sud come Monaco di Baviera sono decisamente più care rispetto alla povera capitale, la quale, priva di industrie, vive di arte, cultura e turismo.
Stando in Germania si avrà poco la malinconia di casa; si fa presto ad imbattersi nel primo italiano, dal tassista al droghiere, dallo studente universitario al cameriere. Siamo davvero dovunque.
L'autrice:
Ancora ventenne, studia Letteratura inglese e tedesca all'università di Pavia, anche se quest'anno è un erasmus nella bellissima Heidelberg, Germania. Ama viaggiare, le commedie di Woody Allen, Ryanair e le vecchie librerie. Il sogno nel cassetto: Lonely Planet.