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Come fuori da un film

Creato il 15 giugno 2014 da Unarosaverde

Milano, Stazione Centrale

Ombrelloni, infradito, borse, valigie, gelati, panini, libri, pioggia, caldo. Attese.

Coperte, acqua, suolo, urina, sudore, pacchi, borsine di plastica, rumore. Attese.

Moltitudini in partenza per le vacanze sostano impazienti davanti al tabellone centrale degli orari dei treni. Profughi in transito dormono per terra sul mezzanino. La scala mobile sale ad uno scorcio di umanita’ sperduta, accatastata, tra qualche bottiglia di acqua e cibo procurato dai volontari. Tra il frastuono della gente che passa riposano e aspettano uomini, donne, bambini. Uno di loro si é allontanato dal gruppo radunato intorno alle coperte. É solo dietro l’angolo, ma non visibile ai familiari. Nessuno lo cerca, per ora. Stringe in mano una banana, prova a sbucciarla, ma é troppo piccolo per riuscirci da solo. Ne addenta la buccia. Lo supero, diretta al treno. Zaffate di odore di sudore mi arrivano al naso.

A prescindere da qualunque convinzione politica, economica, morale. Se questi sono uomini, loro sdraiati in attesa di una speranza, se questi sono uomini, noi indifferenti che osserviamo il dolore come se fossimo al cinema. E passiamo oltre, senza neppure provare a pensare che forse un luogo con dei letti, dei bagni, una colazione lo si potrebbe far saltar fuori, senza per questo chiedere un documento, i nomi, il perche’, tanto questa é terra di transito.

Facile scrivere queste cose su un blog e poi non tendere mai la mano, pero’.


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