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Come i fiori

Da Laconiglia
Cade la neve da un cielo grigio sporco e io la osservo da questo buco scuro in cui mi sento chiusa, dove parquet e termosifoni non bastano a nascondermi dal mondo.
Osservo la neve che scende leggera e copre questa terra scura e sterile, questi poveri oggetti che sanno d'estate, copre il mio cuore dolorante e che pulsa per i suoi battiti stanchi. È caldo e dolente e questi grani freddi lo coprono e gli danno il sollievo dell'insensibilità. Ma dura così poco. Il suo calore scioglie subito questi fiocchi ciechi, che non riescono a nascondere le ferite, si bagnano di rosso sangue e scorrono via assieme, in un fiume sporco in cui immergo le mani per sporcarmi il viso.
Nemmeno una lacrima scende a pulirlo.
Nemmeno una lacrima. Porto sotto il seno singhiozzi rotti che non arrivano alla gola.
Vorrei abbandonarli tra la neve e fuggire, vorrei che questo dolore uscisse tutto, mi prosciugasse e mi lasciasse abbandonata su questo tappeto di neve fresca.
Ogni parola, ogni gesto, ogni pensiero è così sbagliato ora.
Dammi solo una coperta per nascondere il mio corpo nudo dall'inquisizione di mille occhi che stanno ad osservarmi.
Dammi la forza di allontanare queste mani che vogliono tirarmi, vogliono allontanarmi le mani dal petto e vedere questo cuore sanguinante e sporco di neve.
Dammi l'insensibilità verso la sofferenza che causo.
Dammi una corazza che mi protegga da questa mano stretta intorno alla gola. Dalla mia mano che mi stringe e mi condanna ancor prima di quelle degli altri.
Raccoglimi da terra e prenditi cura di questo corpo stanco che si copre di neve. O lasciami qui a soffrire.
La neve mi coprirà e a Maggio rinascerò, come i fiori.

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