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Come in un film

Creato il 09 marzo 2012 da Gioia
La fine di quel pomeriggio si stava trascinando penosamente tra  le ultime visite ai cantieri e l'ufficio, senza che Amanda si fosse liberata dal peso che sentiva in fondo allo stomaco.
Non riusciva a dimenticare ciò che era successo qualche ora prima  quando nel ristorante ancora affollato di gente, Cecilia aveva alzato gli occhi su di lei, lentamente. Non stava leggendo il menu come aveva immaginato ma si stava guardando in un specchio da borsetta che reggeva nella mano, sotto il bordo del tavolo.
Amanda allora era rimasta senza fiato, il sorriso le era sparito dalle labbra.
Guardava il viso di Cecilia  macchiato da lividi rosso bruni, gli zigomi  gonfi , il labbro spaccato .
 " Che diavolo ti è successo, Ceci..?"  aveva sussurrato lasciandosi cadere sulla sedia.
Lei scuotendo la testa si era rimessa gli occhiali da sole sul naso, non riuscendo a nascondere una smorfia di dolore.
" Cecilia, chi ti ha fatto questo? Rispondimi per amordiddio, o mi metto a urlare e si gireranno tutti a guardarti! "   le aveva soffiato in modo perentorio davanti alla faccia. Faticava a mantenere un tono di voce basso e si sentiva tremare dalla preoccupazione.
 "..Sono caduta facendo la doccia, un incidente può capitare no?...  E smettila di fissarmi !"   Cecilia parlava tenendo gli occhi fermi sul menu.    "Ora, per favore ordiniamo, ho fame! "
Questa volta il suo tono non ammetteva repliche, così ordinarono, anzi ordinò  due insalate  e due Perrier , velocemente per non dare al cameriere il tempo di replicare nulla.
Mangiarono in silenzio, ma una volta fuori dal ristorante Amanda pretese di avere un resoconto dettagliato 'dell'incidente ' . Spostò un paio di appuntamenti al cellulare e si incamminarono insieme verso un parco poco distante.
Era una magnifica giornata di aprile , dopo tanta acqua finalmente il sole  faceva brillare il mondo come se fosse nuovo di zecca.  Piccole foglie luccicavano sui rami, i prati ancora bagnati   riverberavano di verde novità , la luce era ovunque.
Si sedettero su di una panchina ed Amanda attese finché Cecilia si sentì pronta. Tutta quella luce non riusciva  però a schiarire le ombre sul suo viso .
Incominciò a raccontare  di un uomo che aveva conosciuto durante la sua breve vacanza in Spagna, qualche mese prima . Le disse che se ne sentiva molto attratta,  era un tipo veramente affascinante, l'aveva conosciuto a Madrid  durante una festa ... poi  si erano rivisti il giorno dopo ed erano stati insieme.
" Sai è successo proprio durante il mese che tu hai trascorso a Londra da tuo padre " aveva detto Cecilia accennando un sorriso, come a giustificare la mancata confidenza con l'amica del cuore.
 Da qualche giorno era venuto a trovarla in città ed alloggiava in un albergo del centro,  passavano insieme tutto il tempo possibile e  Cecilia cominciava a  sentirsi felice. Poi, una domenica  mattina  qualcuno aveva suonato il suo campanello, stava preparandosi per uscire, sarebbero andati a fare colazione alla Terrazza Marconi. Neanche il tempo di aprire, ed era stata  spinta dentro casa da uno sconosciuto energumeno che l'aveva stesa a terra e picchiata selvaggiamente , proprio lì nell'ingresso.
Non riusciva nemmeno ad urlare, era annichilita e mentre cercava di parare qualche colpo che inesorabilmente le arrivava addosso, pensava che forse era arrivata  la sua ora . Accidenti , morire lì da sola come un cane senza capire cosa stesse accadendo era insopportabile ! ( ... però non è da tutti fare filosofia mentre stai sotto una bombardata di sventole ...)
Cecilia  era terrorizzata e questo era più forte anche del dolore fisico, le sembrava di essere come...
come in un film ! In effetti un incubo , un ciclone in una tranquilla domenica mattina.
 Poi il " mostro" aveva smesso di picchiarla e dopo aver cercato furiosamente qualcosa nell'appartamento, aveva portato via il suo portatile e così come era arrivato, se ne era andato senza dire una parola.
 Cecilia si era tirata su da terra, tutta dolorante ed aveva richiuso la porta, sicuramente l'aggressore aveva sbagliato bersaglio, cosa c'entrava lei con tutte quelle botte ?  Era un maledetto ladro ! Si tastò il corpo, lividi dappertutto, ma nessun  osso rotto. Più che rabbia, provava un'assurda vergogna per quello che le era successo ( ma che stupida!) e non voleva dirlo a nessuno.
Entrò in doccia, per la seconda volta quella mattina, lasciò che l'acqua tiepida lenisse l'angoscia, il dolore , la rabbia ed infine pianse .
Solo quando si fu un po' calmata, da donna abituata a vivere sola, prese il telefono per chiamare Marcelo e gli raccontò tutto.  La reazione dell'uomo arrivò inaspettata come una pugnalata alle spalle. Cominciò ad urlare ( si era spaventato? ), la insultava perchè aveva aperto la porta senza guardare dallo spioncino, attaccò a parlare velocemente nel suo idioma e non sembrava proprio che fossero poesie .  Infine  la  supplicò di non dire niente a nessun altro. Dopo questo scoppio di parole e qualche minuto di imbarazzato silenzio e  si era scusato ( di cosa?) ed aveva chiuso la comunicazione dicendole che l'avrebbe raggiunta al più presto.
" E invece è letteralmente svanito nel nulla ! Pensa che il giorno dopo sono andata a cercarlo in albergo, ma il suo nome non lo conoscevano nemmeno!" aveva  concluso Cecilia , con  la voce leggermente incrinata...come il suo orgoglio.
 Amanda con uno sforzo era riuscita a  rimanere zitta per tutto il tempo, e dio sa se non le era costato, trattenendo   domande e   imprecazioni tra i denti .
Guardava Cecilia e le sembrava di non riconoscere più  in lei la persona che amava e aveva conosciuto tanti anni prima , al tempo dell ' università.  Era una ragazza allora, un' attivista del movimento studentesco, discretamente femminista e decisamente più inserita di lei nei gruppi di lavoro e di ricerca della facoltà.  Era stata proprio lei a coinvolgerla nella redazione del Giornale degli Studenti, cosa che l'aveva fatta vivere quegli anni in beata compagnia . Le era sempre sembrata più forte e determinata di lei, ci metteva pochissimo a prendere una decisione e non sbagliava quasi mai.  Finiti gli studi era diventata un'ottimo architetto d'interni ed avevano continuato a frequentarsi perché pensavano di essere due anime gemelle. Erano diventate grandi amiche .
 La Cecilia che era seduta vicino a lei  sulla panchetta dei giardini pubblici, col viso tumefatto,  però non sembrava più la stessa di prima.  Le dava l'idea di un bel vaso pieno di crepe, anche se era comunque  il suo vaso preferito.
Guardò l'orologio perché doveva tornare al lavoro, la salutò dandole un bacio delicatamente sulla guancia, con la promessa di sentirla la sera stessa.
Si allontanarono l'una dall'altra prendendo sentieri opposti per uscire dal parco, Cecilia tornava a casa ed Amanda al cantiere.
Camminava in fretta  era in ritardo, dentro di lei si rimescolavano  in continuazione le parole di Cecilia insieme alle domande che non era riuscita a farle. Diavolo avrebbe fatto di tutto per sapere come stavano le cose realmente !
Entrò in macchina  mise in moto  e mentre si infilava nuovamente nel traffico cittadino,  su di lei senza controllo, cominciarono  ad aleggiare le nuvole della delusione.

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