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Come massacrare un classico: il ritorno di Carmilla
Creato il 30 novembre 2011 da Alessandraz @RedazioneDiarioTrama:
J.S. Le Fanu nipote (Dublino, 1970), è figlio di un nipote del famoso Joseph Sheridan Le Fanu, scrittore irlandese morto alla fine del 1800, creatore del personaggio di Carmilla, che ha alimentato la fantasia di sceneggiatori cinematografici del Secondo Novecento. Vive tra l'Italia e la Spagna. Ha fatto i mestieri più impensabili (e continua a farli), quando è sobrio scrive, pure se gli capita di rado. Non ha mai partecipato a trasmissioni televisive, va poco al cinema, preferisce guardare in dvd una sterminata collezione di cinema goti Attualizzare un capolavoro come "Carmilla" di Joseph Sheridan Le Fanu non è facile perché l'originale è talmente bello e così ben scritto che ancora oggi si può leggere con facilità. L'unico motivo per attualizzare Carmilla viene dalla componente erotica che nell'originale è appena accennata. Le Fanu scrive in un'epoca difficile e può solo far intuire il tema lesbico, alla base del rapporto tra la bella vampira e Laura. In questo romanzo sono evidenti tutti i particolari del rapporto saffico che lega le due donne. L'azione si svolge tra Firenze e Fiesole, in epoca moderna, anche se il tema affrontato permette di sospendere la narrazione in un momento temporale indefinito. Il senso di un remake è anche quello di avvicinare qualche persona in più alla lettura di un classico.
RECENSIONE Brutto. Non ci sono se e ma. E' un'operazione commerciale, condotta in maniera spregiudicata e a dir poco discutibile, che non merita alcun tipo di assoluzione, specie se si va a massacrare un capolavoro della letteratura gotica che ha influenzato schiere di VERI scrittori e che rappresenta altresì una critica della condizione di infelicità delle donne in un secolo assai crudele per la loro libertà. Autore di questo scempio (Ritorno? Lasciarla lì dov'era sarebbe stato assai meglio) è un bis nipote di Sheridan le Fanu, il cui corpo si starà rivoltando nella tomba. Il nipote, infatti - non si può definirlo Autore poiché l'opera non presenta alcun carattere di innovazione, né valore - ha "attualizzato" il racconto del prozio inserendovi una serie di scene "erotiche/horror" che ricordano molto da vicino i film di Joe D'Amato. Le motivazioni della quarta di copertina, che parlano di attualizzazione e di volontà di avvicinare ai classici suonano false e stonate non appena il lettore supera la seconda pagina. Intere parti sono prese dal testo originale, compresa la scena della carrozza in cui viaggia la misteriosa Carmilla, ora sostituita da un'automobile. Solo che non siamo nel XVIII secolo e qui, oggi, nessuno si sognerebbe di portare un ferito di un incidente d'auto in casa senza prima aver atteso l'arrivo di un'autoambulanza.
Quisquilie, come direbbe Totò. Eccessi di severità. I veri pezzi forti sono le scene tra Laura e la sua ospite misteriosa: già dalle prime pagine viene spiattellato al lettore che la protagonista è lesbica e che le dispiace della morte della sua amica Berta non per il fatto in sé quanto piuttosto per aver preso la sua... compagna di giochi. A parte i simpatici siparietti a base di sesso lesbo & sangue, ci sono altrettante amene scene in cui le vittime della misteriosa epidemia (nel 2000, eh?) sono figlie di contadini accompagnate al cimitero da nenie funebri (e siamo nella Toscana di oggi, mica nella Sicilia degli anni Cinquanta...), medici esorcisti, un musicista di strada, che è una specie di hippie che dona collanine dette amuleti (sic), e domestiche credulone. Ciò che nella novella di S. Le Fanu era appena accennato (come l'attrazione fisica e morbosa che legava le due ragazze) e che costituiva parte integrante del clima misterioso ed esoterico del castello presso cui si svolgeva la vicenda, in questa rivisitazione diviene un patetico tentativo dare una patina esotica a un racconto che non presenta alcun pregio. Alcune parti son semplicemente trasposte dall'originale, altre sono oggetto di un vero e proprio scempio.
A questo racconto, si accompagnano delle pagine di commento sul mito del vampiro che lasciano il tempo che trovano, illustrazioni in stile sexy vamp e dei brani ispirati alla Contessa Bathory di scarso interesse. In una parola: si parla male del boom dei vampiri e si accusano le grandi case editrici di pubblicare paccottiglia in cui si snatura il mito del mostro. Vero. Ma altrettanto discutibile e degno di censura è il tentativo di ingannare i lettori con una cover in stile lady Oscar qual è quella usata da questa casa editrice per un libro che ha come protagonista, al posto del baldo e aitante giovanotto, una giovincella un po' tonta nella vita reale e fin troppo sveglia in camera da letto. E ancor più censurabile se si pensa che vittima di quest'operazione commerciale sia un capolavoro della letteratura di genere.
Se la piccola editoria italiana presenta simili... prodotti, puntando su un facile sensazionalismo e cavalcando l'onda, non c'è da stupirsi che essa navighi in cattive acque. Perché il lettore italiano sarà pure un soggetto che legge poco, ma non è uno sciocco. E la prossima volta preferirà la "sicura" paccottiglia americana.
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