Scrivo questo articolo per sfatare i soliti miti riguardanti il mondo delle due ruote e in particolar modo per illustrare la miglior procedura di riscaldamento del motore da utilizzare sulle nostre moto. Seguendo il metodo corretto si avranno benefici nel funzionamento del motore e soprattutto nella sua durata chilometrica.
Partiamo dalle pratiche deleterie più diffuse.
1) Scaldare il motore al minimo.
2) Non scaldarlo affatto.
Perché è controproducente tenere il motore al minimo finché non raggiunge la corretta temperatura di esercizio?
Per due motivi! Prima di tutto perché la temperatura dell’acqua non rispecchia fedelmente quella degli organi interni del motore. Il liquido che raffredda il motore si trova all’esterno di esso e non al suo interno, come accade invece con l’olio. La temperatura indicata si riferisce dunque alla parte periferica del motore e non a quella interna.
In secondo luogo far scaldare un motore al minimo produce un effetto deleterio: la zona superiore del propulsore (camere di scoppio, valvole e pistoni) tende a scaldarsi molto più rapidamente rispetto alle altre componenti (bielle, albero motore, frizione e cambio). I materiali che costituiscono il motore sono soggetti a dilatazione termica e quest’ultima può provocare attriti e usure precoci quando avviene in maniera particolarmente eterogenea all’interno del propulsore. L’ideale sarebbe quello di ottenere un riscaldamento rapido e omogeneo di tutte le parti del motore.
Il problema è che al regime di rotazione minimo ciò non può avvenire. Gli attriti in gioco sono ridotti e di conseguenza il calore tenderà a concentrarsi attorno alle camere di scoppio.
L’olio scorre all’interno del propulsore trasportando il calore dalle zone più calde a quelle che lo sono di meno. Al minimo numero di giri il lubrificante circola in maniera blanda e il trasporto di calore avviene molto lentamente. Inoltre il cambio e la frizione non lavorano e ciò implica il loro scarso riscaldamento. Quindi, mentre i pistoni e le valvole si riscaldano e dilatano a gran velocità a causa della combustione, il resto del motore non fa la stessa cosa.
Quando la temperatura del liquido refrigerante raggiunge il suo valore di riferimento non significa che ogni organo del motore abbia realmente raggiunto la corretta temperatura di esercizio. Il circuito di raffreddamento agisce esclusivamente sulla parte alta del motore (cilindri e valvole), perciò non è in grado di trasportare il calore nelle zone più interne del propulsore.
Più importante della temperatura dell’acqua è quella dell’olio, che però non viene normalmente mostrata al guidatore. In genere l’olio impiega più tempo dell’acqua per raggiungere la temperatura ideale, specialmente se il riscaldamento avviene in assenza di movimento. Lasciando la moto ferma al minimo l’olio potrebbe anche non arrivare mai alla sua temperatura di esercizio ideale.
Cosa comporta l’evitare del tutto la fase di riscaldamento?
Non scaldare affatto il motore può essere anche peggio! Accelerare forte subito dopo l’avviamento può generare danni di vario genere: dall’usura precoce del motore a veri e propri grippaggi. Quando il motore è freddo i relativi giochi di accoppiamento non sono ottimali, pertanto è bene procedere con cautela. Portando su di giri un propulsore ancora freddo si ottiene una dilatazione termica repentina dei pistoni e della parte alta dei cilindri, alla quale non corrisponde tuttavia un’altrettanto elevata dilatazione della base dei cilindri. Si possono dunque verificare attriti eccessivi fra pistoni e cilindri.