C’è un modo di dire che recita più o meno: Come si mangia un elefante? Un morso alla volta.
Quando inizi a immaginare il percorso per arrivare a definire il tuo brand, ti trovi più o meno nella condizione di quello che deve mangiare un elefante. Mica facile.
Non lo è e non lo deve essere perché allora tutti ci riuscirebbero. Quello che invece occorre correggere sono due punti di vista:
- Il brand è umiliante perché mi riduce a un marchio qualunque, e io non sono un marchio;
- L’elefante è grande!
Partiamo dalla seconda, dunque.
Quando si inizia a ragionare su che cosa si debba fare, si tende a concentrare l’attenzione sulle difficoltà, e in parte è giusto che sia così, perché altrimenti si sarebbe dei pazzi ad affrontare una faccenda del genere con leggerezza.
Ma l’elefante è ancora più grande se non usi la tua voce. Se fingi, se fai l’imbonitore, se adotti una strategia che invece di svelare la tua personalità, la nasconde per mostrarne una fasulla.
Se hai paura della tua voce, l’elefante sarà enorme. Oppure, non hai fiducia in essa (che è come averne paura, si capisce).
L’onestà paga, magari poco, mentre uno vorrebbe che pagasse meglio. E fingere è sempre semplice. Ma se abbandoni questa qualità, l’onestà appunto, tu credi di mangiare l’elefante. Mentre in verità divori solo te stesso.
Prima la storia, poi il lettore
