Viadotto Scorciavacche in Sicilia
La seconda parte del post sulla chiusura delle inchieste di Report, stagione 2015 (qui la prima). I lavori dell'Anas. È stata la prima inchiesta di quest'anno, costata (forse) poi il posto al presidente (e dg) Ciucci che era già in scadenza di mandato: Giovanna Boursier era andata a vedere i ponti e i viadotti che erano crollati in Sicilia, i lavori malfatti nelle gallerie dell'appenino e un'autostrada che dovrebbe passare per delle discariche. Mi aveva colpito l'atteggiamento di Ciucci: di fronte alle domande puntuali della giornalista rispondeva in modo seccato, come se fosse una scocciatura non prevista il dover rispondere del proprio lavoro. Nonostante lo stipendio molto alto e quei 12 miliardi di denaro pubblico che Anas gestisce.Anas per l'Italia
Giovanna Boursier ha girato l'Italia per andare a vedere come funzionano i lavori appaltati da Anas: dai viadotti che crollano in Sicilia, alle gallerie tra Marche e Umbria per finire con la statale 275 in Puglia che passa proprio su diverse discariche.Solo incidenti isolati o indice di qualcosa che non funziona in questa società pubblica che gestisce opere per 12 miliardi per opere. Opere che, a volte, finiscono nelle inchieste giudiziarie e che, spesso, diventano situazione di sprechi, tempi di realizzazione che aumentano, cantieri infiniti..
Giovanna Boursier è tornata sul caso:
Dopo le dimissioni di Pietro Ciucci da presidente dell’Anas, il governo ha nominato il nuovo cda della società. A Report parla il neo presidente e amministratore delegato Gianni Armani, che da’ i risultati delle nuove verifiche sulla galleria la Franca tra Umbria e Marche, dove gli operai ci avevano detto: “lo spessore del cemento è minore di quello che doveva essere messo secondo il progetto, per evitare che crolli”. La Procura di Spoleto aveva avviato un’indagine e ora Armani conferma. Mentre il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio dice: “per controllare meglio, stiamo anche riformando il codice degli appalti”.
Anas ha dato ragione a Report (l'anteprima su Reportime):
Il 12 aprile scorso avevamo trasmesso l'intervista ad un operaio che aveva lavorato nella galleria "la Franca" in costruzione in Umbria. L'operaio dichiarava che gli spessori di cemento erano inferiori a quanto previsto dal progetto e che quindi poteva "cascare". L'allora presidente Pietro Ciucci aveva risposto che il 20% della galleria era stato controllato, che era tutto a posto, ma visto l'allarme mediatico aveva inviato di nuovo i tecnici a rifare i sondaggi.Paradisi romani Un'idea pensata per fin di bene che poi si è trasformata in uno strumento per nascondere il possesso di beni al fisco: Paradisi romani era il titolo dell'inchiesta di Giulio Valesini sulle società romane con sede in indirizzi virtuali (pensati inizialmente per dare una domiciliazione fittizia ai senzatetto), che sfuggono ai controlli fiscali. 2500 imprese che si nascondono ad Equitalia che vanta un credito per 100 ml di euro difficilmente recuperabili ...E nessuno che se ne è accorto: né il comune di Roma né alla camera di commercio.
Il risultato di quei sondaggi li dichiara oggi il nuovo Presidente Armani: "Viene fuori che ci sono delle non conformità, in particolare dei sottospessori rispetto a quanto previsto dal progetto, che prevedeva 50 cm di calcestruzzo, mentre c'è un 10% della galleria dove lo spessore è inferiore di almeno 20 cm. Questo significa che quella galleria va rinforzata in alcuni punti".
Il nuovo presidente di Anas aggiunge "bisogna comunque aumentare i controlli autonomi di Anas, e rivedere la strategia contrattuale". In altre parole il nuovo corso dovrebbe farla finalmente finita con il meccanismo del general contractor, dove chi vince l'appalto nomina anche il direttore dei lavori, cioè colui che controlla come viene realizzata l'opera. Tant'è che Armani dichiara inoltre "stiamo facendo le verifiche su tutte le opere realizzate con questo meccanismo. Di questo riferirà oggi in Senato il sottosegretario alle infrastrutture.
Carlo Tecce ne aveva parlato su Il fatto:
IN QUESTO buco nero soltanto a Roma si infilano 2.400 società che nascondono al fisco oltre 100 milioni di euro. Com’è possibile che la Camera di Commercio di Roma non abbia mai sventato la truffa? Lo spiega a Report l’assessore Marta Leonori: il Comune aveva autorizzato questi indirizzi fittizi, ma non aveva comunicato agli altri uffici la tipologia di residenza. Per l’appunto: fittizia. Vincenzo Fiermonte, guardiano della pace e cavaliere di Malta che da vent’anni presiede “Camminare insieme”, riceve centinaia di contestazioni di Equitalia destinate ad imprenditori senzatetto che hanno la residenza presso l’associazione. Report racconta il caso di un bengalese di 25 anni, di professione lavapiatti.
Nel 2013, nel giro di poche settimane, diventa socio o dirigente di due società con residenza invia Gigi Pizzirani 25, dove si trova “Camminiamo insieme”.La tecnica è identica per centinaia di casi. Un imprenditore convince il bengalese a firmare l’atto di costituzione da un notaio e dopo l’accompagna in banca a ritirare il blocchetto per gli assegni e le carte di credito: non per se stesso, ovvio, ma per il furbo di turno che l’ha abbindolato. Il trucco viene utilizzato ovunque, non solo a Roma.
Il giornalista è andato avanti nell'inchiesta, scoprendo novità interessanti
Dopo l’inchiesta sugli indirizzi fittizi a Roma, Report torna ad occuparsi delle vie istituite per dare un domicilio e i servizi ai senzatetto. A Campolongo Maggiore, un piccolo paese vicino Venezia, nell’elenco dei residenti presso la via della casa comunale c’è anche un inventore di brevetti depositati presso il Ministero per lo sviluppo economico. Il senza fissa dimora ha anche una procura che gli consente di avere poteri quasi illimitati sulle operazioni di una società che svolge servizi idrici per i comuni e che si vanta, unico caso nel settore, di avere il patrocinio del Ministero per le Politiche Agricole. Ma l’identità del senzatetto nasconde una sorpresa ..
La sorpresa è il nome di Felice Maniera, il boss della Mala del Brenta .. La multiservizi Hera di Bologna
Report, con Emanuele Bellano, si era occupata della multiservizi di Bologna, la Hera: il problema delle bonifiche che non si sono fatte sotto la sede della società, la gestione dei rifiuti radioattivi, i manager che vengono nominati in base alla tessera e non all'esperienza.
Milena Gabanelli in studio:Hera, che non è responsabile dell’inquinamento, non ha inquinato lei, ma i terreni se li è presi e quindi ne è responsabile, con noi non parla però ci scrive: “facciamo monitoraggi ogni giorno, stiamo bonificando, di lavori in corso noi non ne abbiamo visti, e finiremo nel 2018”. Intanto le persone ci lavorano, e dall’altra parte della strada, dall’istituto di Astrofisica ci scrivono: “da parecchio tempo chiediamo chiarimenti sugli odori nauseabondi che arrivano dall’area Hera, nessuno ci risponde, venite nei nostri uffici per annusare di persona”. Hera che l’anno scorso ha distribuito utili per 128 milioni di euro, dichiara di fare delle cose bellissime, come il bilancio di sostenibilità, che vuol dire “noi abbiamo cura dell’ambiente” ha anche un codice etico dove troviamo scritto che: “tutela la sicurezza e la salute dei suoi lavoratori, chegestisce le proprie attività perseguendo la tutela dell’ambiente”. Il presidente Tommasi di Vignano risulta indagato per reati ambientali.Come è andata a finire?
In buone acque: La società Hera di Bologna, a maggioranza pubblica di proprietà dei comuni dell'Emilia Romagna, è responsabile della raccolta differenziata del vetro per un'ampia parte del Centro-Nord Italia. Il principale impianto cui Hera destina il vetro raccolto in seguito alla differenziazione dei rifiuti è di proprietà della Emiliana Rottami di San Cesario sul Panaro (MO). Il vetro dovrebbe essere lavorato e in breve tempo inviato al riciclo; invece si accumula nei due impianti dell’azienda, formando cumuli alti più di sei metri. Così, la polvere di vetro, invece di essere una risorsa, finisce per generare rischi sanitari e disagi alla popolazione della zona.
Come vengono gestiti i rifiuti? Dall'anticipazione su Reportime:
Il vetro inviato alla Emiliana Rottami, invece di essere una risorsa per l'ambiente, diventa un problema per la popolazione che vive vicino agli stabilimenti. I cumuli alti anche sei metri costituiscono oggi un rischio sanitario per la popolazione. Analisi dell'Arpa hanno accertato che nelle vicinanze dei due stabilimenti di Emiliana Rottami sono presenti nell'aria concentrazioni di particelle di vetro, anche di dimensioni molto piccole e per questo più pericolose in quanto in grado di penetrare l'apparato respiratorio fino ai bronchi e agli alveoli. In seguito a questi rilevamenti la Ausl di Modena ha steso una relazione in cui afferma di non poter escludere i rischi per la popolazione, in particolare per i soggetti più sensibili: bambini, anziani e persone con malattie respiratorie.
L'Eternit Infine, un'inchiesta su un killer che non si vede, che non c'è, nemmeno per la giustizia. L'eternit: Giorgio Mottola racconterà di come questo materiale cancerogeno sia stato ancora usato e venduto, in Italia, anche dopo che era stata resa nota la sua pericolosità e messo al bando
Nel 1992 l'Italia ha messo al bando la lavorazione, l'importazione e la commercializzazione di amianto. A distanza di 23 anni abbiamo scoperto però che non tutti rispettano questo divieto. Un documento del Governo indiano ha, infatti, indicato l'Italia come il primo importatore di amianto. Secondo dati ufficiali, abbiamo continuato a comprare e vendere eternit fino allo scorso anno. Abbiamo anche scoperto che c’è ancora chi nel nostro Paese lo ha usato forse anche dopo che era stato bandito. Di chi si tratta lo scopriremo domenica, e non è un’azienda qualsiasi