La scelta del titolo italiano rispetto al meno evocativo, almeno forse secondo i distributori, The Place Beyond The Pines, dimostra come il film del nuovo regista Derek Cianfrance riesca a concentrare nella prima parte tutta la forza di un racconto che denota subito la sua intensità e le proprie potenzialità narrative, ma che alla fine scivolano su qualche imperfezione ed ingenuità, seppur il risultato finale sia apprezzabile.Per molti Gosling è inevitabilmente legato al ruolo di Drive e qui inizialmente sembra che il suo Luke ne possa rappresentare una deviazione più sbandata e stropicciata, meno misteriosa e decisamente più umana e terrena, ma credo che si possa pensare più ad un personaggio vicino ai ruoli del Mickey Rourke dei tempi d'oro.Gosling regge benissimo una prima parte a cui sa imprimere tensione e aspettative forti, pur immaginandosene le conseguenze di sceneggiatura ed è con il suo venir meno sulla scena che si innesta quel meccanismo di racconto unito da un fil rouge che unisce i vari protagonisti attraverso il tempo e lo spazio, rischiando di diventare prevedibile nei suoi sviluppi, ma rimane una visione amara di fondo, che seppur possa apparire semplicistica, invero denota una prospettiva esistenziale rispettabilissima e per questo per nulla rassicurante e forzatamente ottimista.Cianfrance sembra proporsi come uno sguardo necessario e nuovo nel panorama di un cinema, anche americano, che da tempo sembra aver perso la messa a fuoco della realtà e delle storie con i loro drammi in grado di avvincere ancora una volta lo spettatore.
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La scelta del titolo italiano rispetto al meno evocativo, almeno forse secondo i distributori, The Place Beyond The Pines, dimostra come il film del nuovo regista Derek Cianfrance riesca a concentrare nella prima parte tutta la forza di un racconto che denota subito la sua intensità e le proprie potenzialità narrative, ma che alla fine scivolano su qualche imperfezione ed ingenuità, seppur il risultato finale sia apprezzabile.Per molti Gosling è inevitabilmente legato al ruolo di Drive e qui inizialmente sembra che il suo Luke ne possa rappresentare una deviazione più sbandata e stropicciata, meno misteriosa e decisamente più umana e terrena, ma credo che si possa pensare più ad un personaggio vicino ai ruoli del Mickey Rourke dei tempi d'oro.Gosling regge benissimo una prima parte a cui sa imprimere tensione e aspettative forti, pur immaginandosene le conseguenze di sceneggiatura ed è con il suo venir meno sulla scena che si innesta quel meccanismo di racconto unito da un fil rouge che unisce i vari protagonisti attraverso il tempo e lo spazio, rischiando di diventare prevedibile nei suoi sviluppi, ma rimane una visione amara di fondo, che seppur possa apparire semplicistica, invero denota una prospettiva esistenziale rispettabilissima e per questo per nulla rassicurante e forzatamente ottimista.Cianfrance sembra proporsi come uno sguardo necessario e nuovo nel panorama di un cinema, anche americano, che da tempo sembra aver perso la messa a fuoco della realtà e delle storie con i loro drammi in grado di avvincere ancora una volta lo spettatore.
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