“La prima statua contro la violenza sulle donne“, esordisce la stampa italiana. E’ la statua “violata” dello scultore italiano Floriano Ippoliti, fortemente voluta dalla Regione e comune di Ancona e inaugurata il 23 marzo. Una scultura che se non fosse dedicata alle donne vittime di violenza di genere sarebbe anche bella.
L’idea di averla dedicata ad una donna stuprata e uccisa mentre tornava a casa, la rende quantomeno inappropriata. Quello che vedete nella fotografia è il lato A della scultura, tutta blu da assomigliare più a un Avatar di Pandora piuttosto che ad una donna vittima di violenza, mentre il lato B ve lo lascerei soltanto immaginare: tutto scoperto ovviamente.
Una statua che non mi è piaciuta per niente poiché malgrado le statistiche e le cronache raccontano che la violenza sulle donne è quasi prevalentemente domestica, ripropone lo stesso luogo comune secondo il quale la violenza sulle donne avviene sempre fuori dalle mura domestiche e lo stereotipo che vuole le vittime esteticamente piacenti e abbigliate in modo provocante; dunque, piuttosto che dare un messaggio positivo indica quello che una donna stuprata mai vorrebbe sentirsi dire: “te lo sei cercata!”.
Le donne di Ancona hanno protestato e aperto un evento di facebook che chiede la rimozione immediata della statua che sarà installata su una rotonda della città. A seguito delle proteste, Ippoliti spiega che la statua rappresenta una donna che si rialza in piedi a testa alta diversamente dalla rappresentazione delle vittime di violenza che spesso vediamo sui giornali.
Ma era necessario proporre un altro stereotipo? Non era meglio rappresentare una donna che combatte e che vince una “guerra”? O forse era troppo rivoluzionario per il nostro paese rispetto all’immagine che abbiamo delle donne in Italia? Ma sopratutto, è sufficiente dedicare una statua per ricordare le donne che subiscono violenza?
In Italia ogni 3 giorni viene uccisa una donna e la violenza domestica è la prima causa di morte ed invalidità per le donne di tutte le età; in Italia non esiste una legge specifica contro la violenza domestica, i centri antiviolenza chiudono perché i fondi sono stati tagliati durante il precedente governo e persiste una forte cultura maschilista che tende a discriminare le donne e a sottovalutare il fenomeno della violenza sulle donne, ragion per cui poche denunce di violenza finiscono con una condanna. Pochi giorni fa si è conclusa a New York la 57a “Commission on the Status of Women” delle Nazioni Unite dove 193 paesi del mondo hanno firmato una carta per prevenire la violenza sulle donne. Nel testo di 17 pagine si condannano la violenza contro donne e bambine, chiedendo maggiore attenzione ai governi per prevenire e contrastarla, mediante una rete di servizi a sostegno delle donne, la fine dell’impunità dei responsabili, il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, il diritto all’uguaglianza di genere. Come se non bastasse i giornali italiani hanno parlato veramente poco di questo evento. Quindi, la violenza sulle donne è davvero un tema che interessa al nostro Paese? evidentemente no, visto che a qualcuno viene permesso di offendere tutte le vittime di violenza e tutte le donne italiane e definito perfino un grande artista.