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coming out

Da Guchippai
coming outè uno strano periodo. oddio, a prima vista non si direbbe, la vita scorre liscia e piatta, per non dire noiosa. tuttavia, a parte la solita spada di Damocle che ho sulla testa, mi sento come sull'orlo di un cambiamento. ho provato ancora questa sensazione, non necessariamente prendendoci. forse non è tanto un presagio, quanto un desiderio. o forse è solo che qua è tutto di una noia mortale. che poi dico così, ma basta poco a riempirmi le giornate, anche se giusto l'altro giorno mi stavo domandando che senso ha che faccia le cose che faccio. nessuno, chiaramente. specialmente in senso oggettivo. obiettivamente però sto cambiando da un punto di vista fisico e devo adattarmi ad un grande cambiamento psicologico. riguardo a quest'ultimo punto, la questione riguarda i miei figli, che ho voluto crescere indipendenti e che ora sono grandi abbastanza per cavarsela da soli. per carità, non sono affatto dispiaciuta di non avere per casa due mammoni che non si sanno trovare la bocca per mangiare, ma visto che la mia vita ruota da moltissimi anni intorno a loro, il fatto che non abbiano più bisogno di me è leggermente destabilizzante. non credo che sia una potenziale sindrome del nido vuoto, è solo un mattone in più che si va ad aggiungere a quella catasta che mi sembra di portare sulle spalle. allo stesso tempo a volte mi coglie una sorta di urgenza, il non voler sprecare più tempo prezioso nel fare le cose. in questo caso però i mattoni non ce li ho sulle spalle, ma davanti in foggia di muro, e poco conta se il muratore sono io. perciò non so. non lo volevo nemmeno scrivere questo post, visto che non amo i lamenti fini a se stessi, e comunque la versione originale era molto più lamentosa. un buon lavoro di editing può fare miracoli.

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