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Comitato addiopizzo messina ricorda libero grassi - tra i firmatari della lista "pizzo free" il sindaco accorinti
Creato il 30 agosto 2013 da Antonella Di Pietro @Antonella_Di_PiIl 29 agosto 1991 veniva ucciso a Palermo l’imprenditore Libero Grassi che si era ribellato pubblicamente alla mafia ed in totale solitudine aveva deciso di non pagare il pizzo. A seguito della richiesta estorsiva Libero Grassi aveva risposto attraverso la celebre “lettera al caro estortore” fatta pubblicare sul quotidiano Giornale di Sicilia, che qui riprendiamo: “Caro estortore… volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l'acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere... Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al "Geometra Anzalone" e diremo no a tutti quelli come lui". Libero Grassi, dal Giornale di Sicilia del 10 gennaio 1991.
L'imprenditore rifiuta l'offerta di una scorta personale, ma consegna simbolicamente alle forze di polizia le quattro chiavi dell’azienda, chiedendo così protezione per gli stabilimenti della SIGMA.
Nel frattempo l'imprenditore viene contattato da Sandro Ruotolo, redattore di "Samarcanda", che lo invita a RAI 3 per parlare della sua lotta condotta, purtroppo, nell'indifferenza degli industriali siciliani. La trasmissione dell'11 aprile 1991 è fondamentale nell'iter di contrapposizione al crimine che Grassi sta conducendo, perché rende il suo caso di dominio nazionale, quale emblema civile della lotta alla mafia. A questo punto rendendosi conto del ruolo che sta assumendo, dichiara con forza a Santoro: “Non sono un pazzo, sono un imprenditore e non mi piace pagare. Rinuncerei alla mia dignità. Non divido le mie scelte con i mafiosi”.
Alla fine di maggio una giornalista tedesca Katharina Burgi, della rivista “Nzz Folio”, viene invitata a Palermo per trarre impressioni e notizie sul fenomeno della mafia. Tra le persone che incontra vi è Libero Grassi, l’imprenditore divenuto famoso, in Europa e Usa, per aver rifiutato pubblicamente di cedere al ricatto che gli imponeva la mafia. La giornalista rimane colpita dalla forza interiore di Grassi. Egli appare deciso a lottare per la difesa dei propri interessi, con la speranza che il suo esempio sia, per tanti altri siciliani rassegnati dinanzi alla forza della mafia, l’inizio di una ribellione pacifica che sottragga il nome della Sicilia alle accuse di mafiosità.
Libero Grassi viene assassinato il 29 agosto 1991 alle ore 7:30 del mattino. La stampa locale nazionale farà di lui un martire della resistenza al “regime” mafioso.
L’11 settembre il Parlamento Europeo approva una risoluzione, in cui manifesta profonda indignazione per l’assassino dell’imprenditore palermitano ed esprime il proprio commosso cordoglio ai familiari della vittima.
Il Consiglio comunale di Lodi il 1 ottobre, intitola una piazza della città a Libero Grassi.
Ma l’unico e vero momento pubblico rilevante è la trasmissione televisiva, del 20 settembre 1991. La serata, voluta da Michele Santoro e Maurizio Costanzo a rete unificate RAI FINIVEST, è interamente dedicata alla memoria di Libero Grassi e di quanti sono caduti nel corso della “lunga battaglia” contro la mafia; il giornale di RAI 3 conduce la prima parte della trasmissione dal teatro “ Biondo” di Palermo, mentre Costanzo la conclude dal teatro “Parioli” di Roma. I due sono consapevoli che stanno facendo vivere qualcosa di indimenticabile, e la Sicilia si riconosce nel segno di “ vittoria” che Davide Grassi ha mostrato portando a spalla il feretro di suo padre. Hanno ucciso l’uomo non la sua idea, che continuerà a vivere nel ricordo di ogni cittadino onesto.
Il 3 marzo 1993 il VII I.T.C. è intitolato al nome di Libero Grassi, ”…affinchè la vicenda umana ed imprenditoriale di Libero Grassi sia un imperituro esempio per i giovani studenti frequentanti il nostro Istituto i cui studi li porteranno ad inserirsi nella realtà commerciale ed imprenditoriale della quale egli è stato un sicuro protagonista e della quale ha indicato la giusta via per non sottostare a condizionamenti e pressioni di alcun genere…..”
Il Comitato Addiopizzo Messina onlus intende ricordare la figura di Libero Grassi, padre del movimento antiracket siciliano, che ha pagato con la vita l’isolamento cui era stato ridotto dalla mafia, dai colleghi commercianti e dalle organizzazioni di categoria che non hanno voluto sostenere la sua lotta. Con un gesto che vuole essere in piena continuità con la lettera al “caro estortore”, il Comitato Addiopizzo Messina rende pubblica la prima lista di cittadini/consumatori della Provincia di Messina che si impegnano a sostenere con i loro acquisti quei commercianti che hanno denunciato il pizzo. Mentre nel 1991 Libero Grassi si trovò solo contro la mafia, oggi il primo migliaio di cittadini a Messina ha sottoscritto un impegno etico ed economico allo stesso tempo: non lasciare più soli gli imprenditori che si ribellano alla prepotenza mafiosa. Questo gesto vuole sottolineare quanti passi in avanti siano stati compiuti nella lotta alla mafia soprattutto di ordine sociale e culturale. Nel 1991 una lista di cittadini che chiedono ai commercianti di non pagare più il pizzo non si poteva nemmeno immaginare. A Palermo, dove il consumo critico Addiopizzo è attivo dal 2004 sono già 830 le attività economiche aderenti e 10.435 i cittadini che sostengono il progetto, mentre a Catania, dove si opera dal 2006 sono 123 gli esercizi commerciali e 5.365 cittadini/consumatori. A Messina il progetto di rendere la lotta alla mafia una semplice azione quotidiana fatta attraverso gli acquisti e partecipata da un intero popolo è ancora agli inizi. Nelle prossime settimane saranno resi noti i nomi dei componenti della Commissione di Garanzia, istituita per esaminare e vagliare le richieste di adesione dei commercianti alla lista “pizzo free”.
Tante persone comuni, tanti i giovani “i più adatti a sentire il fresco profumo di libertà” (cit. Borsellino) di una lunga lista fatta da 872 cittadini che con la propria firma scelgono pubblicamente di impegnarsi nella lotta alla mafia, a partire dai propri acquisti quotidiani. Tante le persone note, il Sindaco di Messina Renato Accorinti, il segretario della CISL Tonino Genovese, il presidente di Confindustria Ivo Blandina, operatori del sociale come Annamaria Garufi e Carmen Currò, il Dirigente scolastico dell’I.C. di Villa Lina Giovanna De Francesco, ma anche il Questore Carmelo Gugliotta, l’assessore Daniele Ialacqua e l’ex assessore Gianfranco Scoglio. Tante persone comuni, di tutte le età ed estrazioni sociali, tutti accomunati dal desiderio di rendere più giusta la nostra società
Un nuovo modo di concepire l’antimafia, non autoreferenziale fatto da eroi professionisti in doppio petto, ma gente comune, cittadini consapevoli, che chiedono che le istituzioni e gli organi di polizia rinnovino l'azione a tutela della sicurezza pubblica e della libera attività di impresa, ma soprattutto si impegnano ad essere protagonisti scegliendo prodotti e servizi forniti da imprenditori, esercenti e professionisti che non paghino il pizzo o che, essendo stati vittime di richieste estorsive, ne abbiano fatto denuncia. Una lista, quella presentata oggi da Addiopizzo Messina nell’anniversario dell’uccisione di Libero Grassi, che nonostante le tante differenze e diversità accomuna tutti e rende tutti uguali, protagonisti in prima persona della lotta alla mafia, non importa essere Sindaco o Questore, ogni cittadino ha il potere di scelte consapevoli, eticamente orientate, che non necessitano di condanne di Cassazione per diventare esecutive. Solo con il sostegno dei consumatori, i commercianti potranno avere il coraggio di uscire dalla schiavitù in cui si trovano e finalmente comprendere che denunciare gli estortori non è solo giusto, ma anche conveniente.
Appare utile ricordare quanto riportato nella Relazione sullo stato della Giustizia nel Distretto di Messina dal Procuratore della Repubblica Guido Lo Forte: “Per quanto riguarda le estorsioni, le indagini hanno rivelato che esse vengono richieste “a tappeto”. Tutte le attività economiche, anche quelle minori, vengono assoggettate a questo crimine. La motivazione è abbastanza evidente: in questo modo il controllo del territorio da parte dell’associazione mafiosa diviene manifesto a tutti, senza la necessità di dover ricorrere a dimostrazioni violente, che immancabilmente determinano una più energica reazione da parte dello Stato. La pratica del racket “a tappeto” riduce notevolmente il rischio che l’organizzazione corre quando effettua richieste per somme di denaro ingenti in danno di pochi grandi imprenditori. Secondo un documentato studio della Fondazione Chinnici (alla cui redazione ha partecipato lo scrivente Procuratore della Repubblica) il racket costa alla Sicilia 1,3 punti percentuali del PIL, e le tangenti risultano addirittura più elevate nella provincia di Messina rispetto a quella di Palermo. Secondo questo studio, infatti, il commercio al dettaglio tra Catania, Siracusa e Palermo subisce una tangente media mensile che si aggira attorno ai 400 euro, mentre i commercianti al dettaglio della provincia di Messina sono quelli che subiscono richieste più elevate. E secondo un’altra indagine di Altroconsumo, Messina risulterebbe la città più cara d’Italia a parità di paniere di spesa. Peraltro il problema del racket non si esaurisce nel costo aggiuntivo che impone agli imprenditori e ai commercianti e che quindi imprenditori e commercianti poi in qualche modo trasferiscono sui consumatori. Il racket ha anche un costo economico-sociale molto più grave. Il contesto di insicurezza che caratterizza il sistema economico disincentiva la creazione di nuove imprese e scoraggia quanti operano già nel settore dall’espandere la propria attività commerciale; l’imprenditore, per non palesarsi agli occhi dell’organizzazione criminale, potrebbe scegliere di non ampliare la propria attività pur avendone i margini e le potenzialità. In questo senso il racket produce un effetto ancora più negativo, ancora più inquinante, in quanto costituisce un ostacolo allo sviluppo ed è un fattore di declino dell’economia messinese”.
Aderenti al Manifesto del Cittadino/Consumatore per la Legalità e lo Sviluppo:
“Cosciente della gravità, della complessità e della capillare diffusione del fenomeno del racket delle estorsioni nella realtà economica e produttiva siciliana, ritengo che tutto il tessuto sociale, economico e culturale nel quale agiscono gli operatori economici può e deve esercitare un ruolo attivo nella lotta contro il pizzo; pertanto, in quanto cittadino e consumatore consapevole del mio potere e della mia responsabilità, mi impegno a scegliere prodotti e servizi forniti da imprenditori, esercenti e professionisti che non paghino il pizzo o che, essendo stati vittime di richieste estorsive, ne abbiano fatto denuncia.Chiedo altresì che le istituzioni e gli organi di polizia rinnovino l'azione a tutela della sicurezza e dell'attività economica di chi ha avuto il coraggio di denunciare. Sollecito, infine, tutte le forze politiche ad un concreto impegno ed a una maggiore sensibilità verso le problematiche attinenti al racket delle estorsioni."
Abate Roberto Abbate Andrea Abbate Antimo Accordino Paola Accorinti Renato Affinità Maria Valeria Aiello Andrea Aiello Paola Albano Adriana Alberto Giusi Alesci Francesca Alfonso Anna Lisa Allegra Melina Allegra Vincenza Aloi Giogio Maria Aloisi Santa Amato Francesco Ambrogio Teresa Amico Sefora Amodeo Carmela Anastasi Enrico Anastasi Francesca Anastasi Giovanna Anchesi Smeralda Andriolo Michele Angioletti Maria Anzalone Elisabetta Anzalone Ettore Aprile Anna Arcidiacono Roberta Arcidiacono Vanda Ardizzone Rosaria Arena Antonella Arena Domenico Arinisi Stefania Arito Stefania Aronica Roberto Arrigo Emanuela Arruzza Maria Augliera Sebastiano Baccari Livia Badiali Fusco Marco Badiali Mara Baeli Rosario Balascas Giorgio Barbagallo Martina Barbalace Francesco Barbaro Eleonora Barbera Alberto Barbera Domenica Barbera Francesco Barbera Lucia Barbera Ortensia Barberio Francesco Barilaro Maria Barillaro Francesco Barone Ferdinando Barresi Mario Barrilà Filippo Bartolotta Giovanni Bassetti Carlo Battaglia Davide Battello Angela Bavastrelli Alessandro Bazan Francesco Bellinghieri Benito Benassai Claudia Benciuinni Fabio Berduccelli Maria Bertè Domenico Bertiaux Helene Bertilone Roberto Bertino Gloria Bertolami Antonio Bertoncini Emilia Bertuccelli Concetta Bertuccelli Ketty Bertuccio Mariella Bianco Anna Bikam Iman Biondo Santi Blandina Ivo Boemi Giuseppa Giada Bombaci Fabio Bombaci Mariaconcetta Bonanno Giuseppa Bonanno Giuseppa Bonfiglio Barbara Martina Bonfiglio Ivana Bonfiglio Santi Borgia Carmen Borgia Domenico Borgia Francesca Borgosano Antonina Borgosano Giuseppa Borrometi Federico Boschetto Cateria Bottari Emanuele Bottari Giuseppe Bottari Silvia Bottari Vanessa Brancatelli Giovanni Brancato Chiara Briguglio Agata Maria Catena Briguglio Carmelo Briguglio Giovanni Davide Briguglio Rocco Briuglia Silvana Brunaccini Maria Cristina Bruno Felice Bruno Simona Brunoni Stefania Bucca Gaetano Buccheri Maria Luisa Buono Alessandro Busacca Diego Buttò Massimo Buzzurro Luca Caccamo Cecilia Caccamo Daniela Cacciola Chiara Cacciola Giuseppe Cacuccio Antonella Cafeo Alessandro Cafeo Pier Paolo Caffo Pier Paolo Calabrese Giulia Calabrò Alessandro Calabrò Antonino Calabrò Giuseppa Calabrò Maria Calabrò Vittoria Calapo Pasquale Andrea Calapristi Santi Calascione Giuseppe Calatozzo Giovanna Calatozzo Maria Calderone Annamaria Calì Isabella Calì Ivan Caliò Simone Caliri Pietro Calisto Marco Calogero Gianluca Calzone Maria Camardi Francesco Cammarata Francesca Pia Cammaroto Patrizia Campanelli Giuseppe Campisi Maria Pia Campolo Filippo Cannarozzo Calogero Cannata Maria Cannata Sostine Cannavò Luca Cannistrà Alessia Canta Emanuele Capillo Francesca Capparelli Achille Cappellano Federica Cappuccio Gloria Cappuccio Laura Cappuccio Stefano Caratozzolo Fabrizio Carcione Alessandro Carere Giorgio Caridi Giovanna Casablanca Carmelo Casella Emanuela Casella Moira Casella Valentina Catalano Francesca Catalano Giuseppa Catalano Salvatore Cavallaro Rosalba Cavallaro Simona Cavalli Giulia Cavallo Rosa Celi Maria Giorgia Celsa Delfio Certo Maria Tindara Chiantia Marcello Chillemi Nunzia Chillemi Sebiano Chiofalo Caterina Chiofalo Francesca Chiofalo Salvatore Chirico Elisa Chitè Margherita Cianciafara Giovanni Ciappina Carmela Cicero Carmen Cintioli Ermenegilda Ciolino Natalina Ciotto Angela Ciotto Antonino Cisca Domenico Cisca Marcella Ciuna Maria Ciuna Marina Cocchiara Maria Antonella Colica Rosaria Colletti Gioacchino Collorà Marisa Colnaghi Davide Colosi Domenico Comandè Giusi Comunale Nicola Contrafatto Claudio Corace Eleonora Corso Patrizia Cosenza Annalisa Cosenza Annamaria Cosio Claudio Costa Angelo Costa Giacomo Costa Giovanna Costa Letteria Costa Patrizia Costa Pier Paolo Costa Pina Costa Roberto Costantino Alessandro Costantino Ferdinando Costantino Piera Costanzo Daria Cremente Gloria Crimi Sergio Crisafulli Antonella Crisafulli Maria Crisafullio Liliana Crucitti Francesca Crupi Alfredo Crupi Maria Cucè Maria Cucè Natale Cucinotta Antonio 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