#Comizidamore: celebriamo amore e rispetto tutti i giorni! #nomofobia

Creato il 19 maggio 2013 da Intervistato @intervistato
Me ne accorsi definitivamente in un pomeriggio autunnale, 11 anni fa. Lei era bellissima, dolce, simpatica. Ma io non riuscivo ad andare oltre quell'affetto che si può dare ad una cara amica. Non riuscivo a provare quelle forti sensazioni che provavo quando vedevo lui, che non mi faceva dormire neanche di notte, che mi faceva chiudere lo stomaco al solo pensiero. Lui, a cui non potevo rivelare i miei sentimenti.
Sono passati 11 anni. 11 anni trascorsi ad attraversare vicoli bui e giornate di sole. 11 anni di battaglie. 11 anni di sconfitte di cui porto ancora le ferite. 11 anni anche di vittorie, quelle con cui mi sono guadagnato l'affetto e la stima non solo dei miei familiari (e, come ci insegna la quotidianità, non è sempre scontato...) ma anche di tanti sconosciuti, alcuni di loro poi diventati cari amici. Ho dovuto faticare il doppio. Perché non ero solo Fabio: ero Fabio, il gay. Quello che non amava fare a botte nei corridoi della scuola. Quello che non amava dire parolacce o volgarità nei confronti degli altri. Quello che amava starsene in disparte a leggere un libro o a scrutare l'orizzonte. Quello anche socievole e giocoso, con chi lo aiutava ad integrarsi.
Una volta un amico mi disse «Fabio, sei troppo profondo per essere un adolescente. Ecco perché hai pochissimi amici». Non so se sono profondo, di sicuro so che l'omofobia ha violentato il mio carattere, una volta gioioso e travolgente. Anche le gioie, spesso, si spezzano in fretta per lo straripamento di vecchi ricordi non ancora dormienti. Ma l'omosessualità non è questo. O almeno, non solo. L'omosessualità è felicità, è spensieratezza, è poesia. Come qualsiasi altra natura che vive in libertà la propria esistenza. E l'omofobia è l'unica malattia che colpisce chi ne è immune. Perché non ne sono affetti gli omosessuali ma gli stessi eterosessuali. E a volte non sono neanche definibili tali perché dietro certe violenze si nasconde anche la repressione della propria, latente, omosessualità.
E non basterà una legge (comunque sacrosanta) che punisca le violenze omofobe: serve una incisiva quanto travolgente rivoluzione culturale che parta dalla politica per invadere scuola, media e famiglie. Una rivoluzione culturale che metta al centro della propria azione il rispetto verso gli altri. Una rivoluzione culturale che insegni il valore della diversità.
Proprio per questo, vorrei celebrare il rispetto per chi è diverso tutti i giorni, non solo il 17 maggio di ogni anno. Sì, perché non ho alcuna difficoltà a definirmi "diverso". Ecco perché ci metto la faccia da quando avevo 13/14 anni (ora ne ho 25). Sarebbe un grandissimo risultato se queste parole riuscissero a smuovere la coscienza anche solo di una sola persona.
Perché, per dirla tutta: siamo tutti "diversi". E proprio per questo, la difesa e la valorizzazione delle diversità devono assumere un valore importantissimo. Dobbiamo essere tutti uguali solo davanti allo Stato, alla Giustizia. Per il resto, di innaturale ci sono solo l'odio e la violenza.
Fabio Nacchio | @Northernstar88


Let's celebrate love and respect every day
I definitely realized it during an autumn afternoon, 11 years ago. She was beautiful, sweet, nice. But I couldn't go beyond that affection you could feel for a dear friend. I couldn't feel those strong feelings I experienced when I saw him, who didn't let me sleep at night, who made my stomach tighten just by thinking of him. Him, whom I couldn't reveal my feelings to.
Eleven years have passed. Eleven years spent crossing dark alleys and sunny days. Eleven years of battles. Eleven years of defeats I still carry the signs of. Eleven years of victories, the ones with which I gained the affection and appreciation not only of my family (for, as we too often see, it is not something to be taken for granted), but also of many strangers, some of whom have become dear friends in time. I had to work double. Because I wasn't just Fabio: I was Fabio, the gay. The one who didn't want to fight in the school corridors. Tthe one who didn't like to say cuss words or vulgarities towards others. The one who loved to stay aside and read a book or look upon the horizon. The one who could also be friendly and playful, with those who helped him integrate.
Once a friend told me "Fabio, you're too deep to be a teenager. That's why you have so few friends." I don't know whether I'm deep, I surely know that homophobia has done violence to my character, which was once joyful and disruptive. Even joys, often, are broken fast because of old memories still burning. But homosexuality isn't this. At least, not only. Homosexuality is happiness, airiness, it's poetry. As any other nature that lives freely its own existence. And homophobia is the only disease that strikes those who are immune to it. Because homosexuals don't have it, heterosexuals do. And sometimes they cannot even be defined as heterosexuals because behind certain violences they have their own latent homosexuality hiding.
And a law (however just) won't be enough to punish homophobe violences: we need a definitive cultural revolution that starts from politics to invade schools, media and families. A cultural revolution that puts at the center of each person's actions, respect towards others. A cultural revolution that teaches the value of diversity.
For this very reason, I'd like to celebrate respect for diversity every day, not only on the 17th of May of every year. Yes, because I have no difficulties defining myself as different. That's why I've been honest and put my name on it since I was 13 (now I'm 25). It would be a great result if these words could move the conscience of even only one person.
Because, to be honest: we're all different. And because of this, the defense and valorization of diversity must gain an important role. We must be equal in front of the State and Justice. For all the rest, the only unnatural things are hate and violence.
 Fabio Nacchio | @Northernstar88

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