Oggi siamo al 39mo anniversario della strage del Politecnico di Atene.
Un’altra commemorazione.
Un’altra giornata con la città blindata.
Un’altra occasione per far rivoltare i morti nella tomba.
Avevo scritto giusto l’anno scorso, per l’occasione, un post che ritenevo esaustivo. (http://www.blogperappunti.it/article-ieri-accadde-laureati-in-liberta-al-politecnico-di-atene-88852929.html)
Ho visto che è anche nato un movimento studentesco con un suo sito, appunto dal nome emblematico: www.17novembre.it in ricordo di questo giorno che, nell’arco del novecento è stato prodigo di avvenimenti grandi, gravi, dolorosi ed epocali per il mondo degli studenti e non solo.
Oggi è tempo brutto qui ad Atene. Non succederà nulla. Nulla di storico. Lo dico non con arroganza né con spirito di vaticinio. Già la settimana ha riempito le pagine ed i filmati di tutti i media del mondo per la giornata europea contro l’austerità. Un nome, un programma. Vorrei conoscere l’idiota che ha coniato questo nome. Ci si ostina ad addebitare le responsabilità ai fatti apparenti. Ci si ostina a generare le proprie rimostranze solo in funzione di diritti che ci sono stati sottratti, di benefits che non ci spettano più. Di cose che ci vengono a mancare sulla cui leggittimità, quando è stato il momento di prenderle, non abbiamo guardato troppo per il sottile, arraffando spesso. Ed oggi ci troviamo (o almeno ci dovremmo trovare) a meditare su quanto tutto ciò fosse coerente con le nostre reali condizoni, possibilità ed aspirazioni. Abbiamo preso tanto. A tanto ci siamo abituati e soprattutto ci siamo abituati a sbattere in prima pagina capri esiatori, i “mostri da 24 ore” ed a continuare ad accumulare. Cosa poi non si sa. Senza dubbio il senso del diritto. Tanto l’abbiamo coltivato che tutto è diritto. Tutto ci è dovuto. E più nulla o quasi dobbiamo. Sono gli altri che debbono a noi. Gli altri chi? Quelli che abbiamo votato? Quelli che ci hanno dato o ci hanno autorizzatoa prendere soldi 10 volte sopra le nostre possibilità? Gli altri, ovvero quelli di noi che hanno avuto il senso di capire come sarebbe inevitabilmente andata a finire questa storia. Non era un nuovo boom economico comenel dopoguerra. Sono facili i bom economici nei dopoguerra: quando tutto è distrutto è facile vederrisorgere qualche cosa. Anche dal bosco bruciato, dopo qualche anno la vegetazione ricomincia a crescere e prosperare. Anche se abbiamo inventato i luoghi come Cernobyl dove occorrerà aspettare un poco di più. Nel fattempo non vi è più nessuno disposto a morire – ci mancherebbe – ma non è questo il problema. Nessuno auspica ancora morti né martiri. Cosa succederà dopo la giornota Europea contro l’austerità: niente. Dopo la commemorazione di oggi: niente. Ed a forza di non far succedere niente alla fine, alla fine, quando sarà inevitabile che qualcosa succeda, rinascono i fascismi, rossi o neri non ha importanza. La democrazia cesserà ancora una volta perché dalle situazione disperate se ne esce solo con la determinazione e la democrazia, per definizione, non è un sistema determinato. E’ indeterminato perché senza schemi fissi se non quel vorticare turbinante di particelle che sono le individualità, legate da uno spirito comune che non è la libertà. Questo è l’errore, non è la libertà. Alla libertà si arriva attravero il cammino, severo anch’esso, del rispetto, della tolleranza. Cammini che vanno percorsi tutti i giorni rinunciando a qualcosa di nostro per cercare di condividere qualcosa di comune. Da questo poi si arriva alla libertà che, una volta raggiunta va curata. Come un figlio: non solo è difficile partorirlo, v’è poi da crescerlo.
Tutti sanno tutto e tutti hanno il loro ruolo. L’impressione è che si corra verso nuove tragedie, verso nuove terrificanti tragedie, da commemorare negli anni a venire. Come se quelle che abbiano, con i loro morti seppelliti anche di fresco, a niente fossero servite.
L'articolo, rivisto e corretto è stato pubblicato anche qui:
http://www.articolo21.org/2012/11/ieri-accadde-laureati-in-liberta-al-politecnico-di-atene/