Magazine Famiglia
Auguri a lui.
Potrei dire che sembra ieri che muoveva i suoi primi passi.
Potrei dire che sembra ieri che cominciava a parlare (e poi non ha mai più smesso...)
Potrei dire che sembra ieri che ha cominciato il nido, la scuola materna e la scuola primaria.
Ma proprio ieri abbiamo avuto una conversazione che mi fa capire che mio figlio cresce, e alla svelta.
Madonna, il mestiere del padre è difficilissimo...
Allora, davanti al Picasso che svetta in salotto - calma, stampa di alcuni disegni di animali acquistati all'Ikea credo per una trentina di euro - mi guarda e mi domanda:
- Cos'è quel quadro?, notare che è quasi un anno che svetta sulle nostre nude pareti.
- È un disegno di Picasso, gli rispondo, attendendo la sua reazione.
- E chi è? Perché abbiamo questo quadro in casa nostra?
- Perché è bello ed è di un autore molto famoso. Forse è il più famoso pittore del novecento. È una riproduzione. Se fosse l'originale varrebbe un sacco di soldi, concludo.
Lui mi guarda, guarda il quadro, mi riguarda, e sembra perplesso.
Mi aspettavo una domanda del tipo, ma è brutto, strano...
E invece lui mi inchioda in una angolo così.
- Famoso? E come si fa a diventare famosi?
Con la mia caustica ironia automatica e obbligatoria, stavo per rispondere che basta ammazzare qualcuno e vai a Porta a Porta e diventi subito famoso, ma per fortuna mi fermo e cerco di organizzare una risposta da padre consapevole e democratico.
- Si diventa famosi se si fa qualcosa di bello e interessante per molti, e quindi quello che fai diventa importante e vale quindi molti soldi.
Non è il massimo ma credo che stia in piedi.
Lui mi guarda.
- Allora divento anch'io famoso!, chiosa determinato.
- E cioè? chiedo io già preoccupato.
- Faccio anch'io un bel disegno, lo faccio girare tra tutti i miei compagni, e così tutti lo vedono e poi divento un pittore conosciuto da tutti.
Io sorrido per la sua ingenuità, per il suo candore, per la sua infantile trasparenza.
Il mio bambino, splendido esempio di perfetta umanità.
- E poi io lo vendo!
Poi si è messo a disegnare, ha mollato il disegno, ha giocato con i Lego, poi con le macchinine, poi ha fatto merenda e la sua carriera artistica si è suicidata in un succo all'albicocca.
E quel 'poi io lo vendo' che mi batte in testa da ieri...
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