Una delle cose che ho imparato in questi ultimi anni è a diffidare delle teorie complottiste; all’inizio ci credevo, mi piacevano, erano teorie affascinanti, che davano tutto un altro senso alla realtà; mi dicevo: caspita, è proprio vero! ora si che tutto torna, che tutto è chiaro! Con il tempo ho iniziato a diffidarne, ed in questo post vorrei spiegare perchè ci sono ottime ragioni per non dare retta alle sirene complottiste.
Una prima osservazione: nei periodi di crisi (economica, morale, politica, civile ecc) sembra sorgere come un’intima necessità nelle persone di trovare dei colpevoli, dei responsabili da incolpare per la situazione di disagio e malessere che viene vissuta.
La cosa non è in realtà sorprendente; Renè Girard ne parla abbondantemente nei suoi scritti sulla violenza e il sacro; e non serve risalire tanto indietro nel tempo per trovare esempi eclatanti: negli anni trenta del 900 Hitler tuonava contro gli ebrei, l’alleato tricolore se la prendeva un po’ più genericamente contro le demo-plutocrazie al di là delle alpi, mentre i comunisti muovevano guerra ai poveri kulaki.
Parallelamente ai capri espiatori, nei periodi di crisi si fanno largo spiegazioni complottiste e cospirative dei mali che ci affliggono. Le teorie del complotto affascinano, e come dicevo su, danno l’impressione a chi le sposa di aver finalmente capito come funziona il mondo, che fino a poco prima era totalmente oscuro e privo di senso; soddisfano il bisogno delle persone di attribuire l’accadere degli eventi alla volontà di un qualcuno ben definito; solo trovando un qualcuno, un responsabile, un colpevole, avremo un bersaglio contro cui prendercela, o anche solo contro cui lamentarci.
Assistiamo così al dilagare di persone, anche intelligenti e rispettabili, che attribuiscono la crisi del debito alle mire malefiche del club bildberg ( vedere quest’articolo http://www.wallstreetitalia.com/article/1192028/top-secret/il-club-dei-potenti-di-bilderberg-vuole-liquidare-l-europa.aspx )
Altri casi classici di capri espiatori, questa volta più vicini alla lettura (e agli interessi) dei poteri ufficiali, sono i classici speculatori, da incolpare per la crisi finanziaria, e gli evasori, da incolpare per la crisi del debito sovrano (“se tutti pagassero le tasse, pagaremmo tutti di meno”; classico mantra che, se accettato, conduce dritto a pensare che gli evasori stiano di fatto rubando soldi ai contribuenti onesti; inutile sottolineare la falsità di questa tesi)
Di esempi ne abbiamo portati abbastanza. Quello che ora è interessante capire è perchè queste teorie siano fondamentalmente false.
Seguiamo cosa dice Karl Popper in merito:
“la teoria sociale della cospirazione è l’ opinione secondo cui tutto quel che accade nella società – comprese le cose che la gente, di regola, non ama, come la guerra, la disoccupazione, la povertà, le carestie – sono il risultato di un preciso proposito perseguito da alcuni individui, o gruppi potenti. Quest’ opinione è assai diffusa, anche se si tratta, in certo senso, indubbiamente, di una specie di superstizione primitiva; è, nella sua forma moderna, il tipico risultato della secolarizzazione delle superstizioni religiose.“
Superstizione primitiva: gli esseri umani hanno grosse difficoltà ad immaginarsi che qualcosa possa avvenire senza che ci sia l’esplicita volontà di qualcuno dietro. Questa tentazione rispunta molte volte fuori in concomitanza di catastrofi naturali; sono i classici che interpretano il terremoto o le alluvioni o qualsiasi altra cosa come il castigo che una ipotetica divinità avrebbe inviato qui sulla terra per punire l’umanità corrotta.
Gli è che è difficile rinunciare a pensare la realtà come realizzazione dei piani di un deus ex machina, che ha previsto e pilotato la situazione affinchè succedesse una data cosa. E’ difficile smettere di pensare la realtà in termini costruttivistici. Di più: le persone stentano a capire che la maggior parte delle cose che succedono, specie in una società così complessa come quella attuale, non sono che “conseguenze non intenzionali e non volontarie di azioni intenzionali”, ovvero: le persone certamente cercano di pilotare e modificare la realtà in base ai propri desiderata; ma l’interazione delle azioni di tutti gli attori sociali produce delle conseguenze non previste e di difficile previsione (non sto dicendo impossibili da prevedere: prima o poi, buttando previsioni su previsioni è anche possibile che qualcuna si realizzi)
Se quanto stiamo dicendo è vero, allora le teorie cospirative sono delle baggianate totali; e questo non perchè le persone non tentino di cospirare (lo hanno sempre fatto, e sempre lo faranno), ma perchè è erroneo pensare che l’intera società possa esser pilotata da una piccola minoranza di essa. Tentare di portare la società verso una certa direzione implica che chi non è d’accordo con quella visione ci si opporrà, e metterà in essere azioni di segno contrario.
Quella dei nazisti era chiaramente una cospirazione: il punto è che non è andata a buon fine, e altre nazioni vi ci sono opposte.
Le teorie cospirative sono la conseguenza di un pensare razionalistico, scientistico, costruttivistico; quel pensiero secondo cui la realtà è sempre il frutto, la realizzazione di una volontà degli esseri umani; secondo questo modo di pensare “tutti gli eventi sociali e tutte le istituzioni sociali e i loro mutamenti sarebbero risultati di piani intenzionali, di progetti pensati, voluti e realizzati” La realtà ci dimostra che non è così: se non è vero che gli eventi e le istituzioni sociali sono il frutto dell’esplicito progetto di qualunque, manca di fondamento anche l’idea che gli eventi sociali negativi siano il risultato inevitabile di complesse macchinazioni di perfidi Mefistofele, che fanno della realtà quel che vogliono.
Finisco col ricordare che, oltre che false, in nome delle teorie cospiratorie sono stati commessi un’infinità di delitti e sono state inflitte tante sofferenze evitabili: processi agli “untori”, la inesausta ricerca di “capri espiatori”, la caccia alle “streghe”, son tutti exempla quae docent.
Giova qui sperare che una volta tanto la storia ci possa esser di lezione.