Ogni venerdì ilballodelcervello.com ospita una mia rubrica cinematografica dal titolo “and the winner is…”, nella quale consiglio i film che credo valga la pena di vedere.
Alzi la mano chi colleziona dvd perché non fa uso di servizi (illegali) in streaming sul web. Pochissime mani alzate, suppongo. Se siete fra quelli con le dita ancora sulla tastiera, o sul mouse, fra quelli che “il dvd è una roba superata“, questo post è un consiglio per gli acquisti dedicato a voi. Il dvd del film in questione, infatti, è uscito lo scorso ottobre. Per la prima volta vi parlo di un film molto recente, e che, inutile dirlo, vale la pena vedere…
…and the winner is “Effetti Collaterali“!
Trama: Per affrontare il rientro del marito dopo un periodo di detenzione, Emily Taylor (Rooney Mara) decide di combattere la sua depressione affidandosi alle cure di uno specialista. Prova quindi una serie di farmaci, dei quale l’ultimo, l’Ablixa è determinante: infatti, una sera, non appena Martin (Channing Tatum) torna a casa, lei, immersa in un apparente stato di sonnambulismo, lo accoltella a morte. Le prove sono chiare, e dichiarano che sia stata certamente Emily l’assassino; tuttavia non viene incriminata, poiché non ricorda nulla ed era quindi incosciente delle sue azioni. Così, passa in un istituto di salute mentale, in misura preventiva. Il Dr. Banks (Jude Law), che l’aveva in cura al momento del delitto, deve combattere col senso di colpa di aver provocato la morte di Martin, prescrivendo a Emily l’Ablixa. Fin da principio, il dottore non è certo dell’innocenza di Emily e, dopo aver scoperto alcune verità sul suo conto, comincia a indagare, per giungere a scoprire la vera natura e i motivi dell’omicidio…
Un film perfetto non dovrebbe avere effetti collaterali e l’ultima fatica di Steven Soderbergh riesce nell’intento di averne soltanto uno, così trascurabile da non inficiare la godibilità di quello che può essere ritenuto a pieno titolo un ottimo thriller hollywoodiano; seppur leggermente prevedibile, infatti, la sceneggiatura di Scott Z. Burns gode di scelte estremamente interessanti, supportate da una regia che, attingendo ad espedienti stilistici del passato, riesce nell’intento di non essere mai banale.
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