Quali possono essere le conseguenze sulla nostra percezione o sulle nostre esperienze nel momento in cui ogni evento o accadimento è mediato dalla presenza di un dispositivo tecnologico? In realtà ciò che viene a mancare è proprio la partecipazione totale di noi stessi alle nuove situazioni con le quali ci troviamo ad interagire, e tutti i nostri comportamenti di vita vissuta risultano condizionati dall’utilizzo di apparecchiature e tecnologie digitali.
Questo rapporto che si viene a creare fra il digitale ed alcune aree dedicate del cervello è stato approfondito da una ricerca scientifica condotta alla Victoria University di Wellington, in Nuova Zelanda. Lo studio coordinato dalla psicologa Maryanne Garry ha voluto evidenziare le conseguenze subite dalla nostra memoria a seguito dell’utilizzo di massa di fotocamere, cellulari e videocamere per immortalare attimi o istanti di vita. “Più si fanno fotografie, minore è la possibilità di memorizzarne il ricordo”, questa è la conclusione alla quale sono arrivati i ricercatori, e la causa di tutto è l’evidenza, ormai certificata, di un’era “dematerializzata” dove non esistono più album da poter sfogliare, ma solo cassetti virtuali dove riporre i nostri contenuti. L’impossibilità di potersi soffermare ad analizzare un unico oggetto, ma le opportunità di poterne fotografare centinaia e centinaia riduce le possibilità di catalogare ed etichettare quel quadro o quel dipinto, ad esempio, per poterlo sedimentare nella nostra memoria. Secondo i ricercatori, la frenesia di scattare più foto, indotta dall’utilizzo di dispositivi tecnologici sempre più all’avanguardia, definisce una perdita importante nelle funzioni di ricordo e memorizzazione di ciascun individuo.
- Ricerca di: Victoria University di Wellington
- Conclusione: Le nuove tecnologie possono impedire il corretto funzionamento di alcune aree dedicate del cervello