LOS OJOS DE JULIA (Spagna 2010)
La cecità. Un tema sempre interessante nel cinema e, in particolare, nel genere thriller/horror. Mi spiego: uno degli scopi principali di un buon thriller è quello di spaventare lo spettatore; lo spettatore si spaventa in quanto, in un modo o nell’altro, si identifica nel/nella protagonista, che spesso è vittima dei piani malvagi di qualcun altro; questa identificazione avviene nell’unico modo che il cinema ci concede, ovvero vedendo ciò che il protagonista vede: noi diventiamo lui, viviamo i suoi drammi e cerchiamo di salvarci insieme a lui; ma se il protagonista, e di conseguenza noi, non può vedere, come facciamo a spaventarci? Quali accorgimenti estetici e narrativi dovrà inventarsi il regista per trasmetterci la paura di chi non può scorgere il volto del suo nemico, il suo corpo, i suoi occhi, le sue armi?
Ed è proprio da questa scommessa che parte Con gli occhi dell’assassino, bel thrillerone dalle tinte horror che si inserisce in quel filone del nuovo cinema di genere spagnolo che negli ultimi anni (cfr. Jaume Balagueró) ci ha dato molte soddisfazioni: forse il nome del regista, Guillem Morales, non vi dirà molto, ma quello del produttore vi farà sicuramente capire di cosa stiamo parlando: si tratta del visionario autore messicano Guillermo Del Toro, già eminenza grigia, un paio d’anni fa, di un altro horror spagnolo niente male (The Orphanage) e autore in prima persona di La spina del diavolo, ambientato nel ’39 durante la guerra civile in Spagna – periodo storico che ha ispirato anche Il labirinto del fauno, ad oggi opera migliore di Del Toro.
Qui, invece, siamo ai giorni nostri. Julia e Sara sono sorelle gemelle, entrambe affette da una malattia genetica che le porterà presto a perdere completamente la vista. Un giorno Sara viene trovata impiccata nello scantinato di casa sua, ma la sorella, con cui negli ultimi tempi aveva troncato ogni rapporto, non crede alla teoria del suicidio, e tenta in ogni modo di scoprire cos’è realmente successo. Proprio nei giorni in cui l’agitazione e la malattia le stanno facendo perdere rapidamente la vista.
Uomini invisibili, arditi capovolgimenti narrativi, improbabili patologie oculistiche…: è necessaria una forte dose di sospensione dell’incredulità per godersi questo film. Per non parlare dell’uso, ragionato ma massiccio, di luoghi comuni horrorifici. Eppure, se si decide di stare al gioco, Con gli occhi dell’assassino risulta essere un ottimo film di genere, almeno fino a un quarto d’ora/venti minuti dal finale, quando tutte le carte vengono scoperte e la trama si riduce a una serie di violenze e inseguimenti abbastanza banale. Pollice in su per l’interpretazione della protagonista (la bellissima Belén Rueda, già in Mare dentro e nel citato The Orphanage) e per le musiche, convenzionali ma molto efficaci. Completamente fuori luogo, invece, la scena finale: lo spazio, i pianeti, le stelle… un’incomprensibile e inutile pacchianeria.
Alberto Gallo