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Con la fune al collo cronaca di uno "Stato Precario"

Creato il 03 ottobre 2011 da Gctorino
Più di 4 milioni sono ad oggi i lavoratori precari nel nostro paese, persone che lavorano con stipendi da fame, spesso in nero e senza possibilità future di miglioramento.
Di questi più di 500'000 sono stagisti, ossia ragazzi giovani e purtroppo anche meno giovani che dopo il Pacchetto Treu del 12 aprile 1995 del ministro Tiziano Treu del governo Dini, che elimina il contratto di apprendistato e legalizza il lavoro interinale, ogni anno si ritrovano ad affrontare periodi di vero e proprio impiego in aziende spesso senza ricevere retribuzione ne rimborsi spese e non sporadicamente accade che non si ricevano nemmeno i buoni pasto.
Molti di loro raccontano che grazie a questo tipo di contratto, al 2011, nelle aziende non ci sia più la possibilità di essere inquadrati in un futuro nell'organico dell'azienda, e molto spesso molti di loro spendono più del guadagnato in trasporti, affitti e spese che li costringono a trovare un secondo impiego ovviamente in nero per non perdere l'occupazione corrente.
10'000 sono ogni anno gli stagisti statali, il nostro Ministero degli Esteri è quello che ne sfrutta il maggior numero (100 ogni anno) e da più di 10 anni oramai non vedono un concorso per poter entrare a far parte di questo sistema. O regime se proprio così lo vogliamo chiamare ed è così che andrebbe chiamato.
Architetti, ricercatori, ingenieri aereospaziali, persone che lavorano guadagnando con provvigioni, il 90% con partita IVA (quindi spendendo più di quello che guadagnano), con richieste improponibili come la disponibilità ad orari non canonici il sabato e la domenica, bella presenza, un massimo di 30 anni con già esperienze pregresse e referenziabili, senza possibilità di inserimenti, senza rimborsi e molto spesso ricattati con il classico "o fai come ti chiedo oppure da domani trovo un altro/a.
Pochissimi quelli che hanno la forza di denunciare il datore di lavoro, per paura di ritorsioni da parte del Sistema del Lavoro, quasi per fame, perchè si ha paura di perdere il posto di lavoro e cadendo incredibilmente in un controsenso quasi paradossale! Perchè ci si lamenta ma non si ha il coraggio di denunciare ed è come se io vedessi un malintenzionato che ruba la pensione davanti alla posta ad una vecchietta e poi avessi paura di chiamare la polizia per non andare a testimoniare in tribunale ma lo raccontassi a tutti i miei conoscenti.
Questa è definita OMERTA' dal vocabolario della lingua italiana.
Ma torniamo a loro, anzi torniamo a noi; a questo paradossale controsenso che si chiama Mondo del Lavoro, che ha fatto di questa crisi un arma di distruzione psicologica per il popolo "plebeo" perchè si, siamo tornati all'impero romano, dove i patrizi ricchi continuano ad arricchirsi e i plebei continuano ad impoverirsi, dove i media ci sputano in faccia ogni giorno gli stessi argomenti, gli stessi volti, per anni così da buttarci in un mondo come quello descritto da George Orwell nel romanzo "1984" dove non siamo più capaci neanche di poter gestire l'aria che respiriamo.
Detto ciò, passiamo alle condizioni contrattuali di stagisti e precari: diamo prima di tutto una definizione alla parola CRISI, descrivendola come "licenziare contratti di lavoro veri per assumere stagisti come rimpiazzo che verranno a loro volta rmpiazzati da altri stagisti" e fino qui diciamo che la cosa potrebbe ancora non destare nessun tipo di indignazione perchè se tutto fosse come dovrebbe essere e come in effetti non è solo qui in Italia non ci sarebbe niente da ridire.
Il problema sorge nel momento in cui i "liquidati" diventano disoccupati cronici senza possibilità di sussistenza e gli stagisti non hanno previdenza sociale, materità, malattia, infortunio, disagio turni (che non dovrebbero fare) ecc... Perchè tutto questo? Semplice, lo stagista costa la metà di un contrattuale in termini di tasse e per necessità di impiego si "lascia sfruttare" dal padrone lavorando anche il doppio di un impiegato regolarmente assunto con un qualsiasi contratto di lavoro.
E le istituzioni in tutto questo, invece di muovere fondi tra le aziende per la tutela del diritto al lavoro del popolo italiano, giocano a fare lo scarica barile ossia scaricano continuamente le responsabilità un gradino sotto o un gradino sopra, basti pensare al ministero del lavoro che da la colpa ai centri per l'impiego che a loro volta incolpano le aziende che a loro volta incolpano i lavoratori per questa condizione di fame che ci porta anche a dover sottostare a regole assurde e sempre più spesso a rassegnarsi al non avere diritti.
La palese dimostrazione ce la danno le aziende che trattano spesso il lavoro nero che sanno esattamente quando e in che modalità l'Ispettorato del Lavoro effettuerà le ispezioni ed essendo un paese con un sistema mafioso, il datore di lavoro spesso "compra" il silenzio dell'istituzione o quello del lavoratore e perchè no, anche entrambi.
Per regolarizzare il precario nel commercio invece, spesso si applica il contratto di Associazione in Partecipazione in attivo e in passivo che è schifosamente a favore del padrone e che non lascia al lavoratore, a questo punto teoricamente socio, nemmeno la possibilità di avere una motivazione valida per il licenziamento in tronco; per contratto esso dovrà partecipare al saldo del debito nel caso in cui l'azienda vada in perdita e tutto questo è terribile.
La banca italiana però si limita a definirci GENERAZIONE ESCLUSA, a niente serve l'appello del Presidente della Repubblica quando poi sulla costituzione troviamo la Legge Biagi, detta comunemente legge 30. Passiamo ora al dato EMIGRAZIONE.
70'000 secondo i dati istat sono gli emigrati italiani ogni anno, la cui maggior parte nei paesi confinanti con l'Italia, Francia; Spagna, Germania.
Prendiamo come esempio la Spagna, perchè tanti giovani italiani hanno scelto ad esempio Barcellona come prospettiva del loro futuro?
Proprio a Barcellona la comunità Italiana è la più numerosa e la motivazione che la fa da padrone come causa di questo fenomeno è il blocco politico ed istituzionale del BelPaese, dove non si valuta il merito del lavoratore, dove non c'è nessun tipo di incentivo nelle piccole e medie aziende, dove l'operaio molto spesso è considerato come un capo di bestiame.
Per questo si crede che chi vada a lavorare all'estero sia scappato dall'italia e non sia partito per trovare una possibilità di futuro e questo sistema porta la maggior parte del popolo a pensare che chi si sposti all'estero abbia il cosiddetto "calcio nel sedere" mentre è molto più semplice di come possa sembrare, basta non negare a nessuno anche la minima possibilità.
Ma torniamo alla Spagna, perchè molti sono gli italiani che la scelgono per la qualità della vita, per il costo stesso della propria sussistenza e perchè non si nega a nessuno una possibilità.
Non esistono contratti a progetto, contratti di stage interminabili, precariato.
Esistono 6 mesi di prova con regolare contratto, in qualsiasi tipo di attività infatti ognuno può trovare il proprio impiego.
Ci sono poi quelli che decidono di aprire un'attività in proprio, con agevolazioni fiscali per la regolarizzazione del personale, per la rigidità dei controlli dell'ispettorato, perchè la percentuale di tassazione sul reddito annuale è del 23-25% e non del 55-60% come in italia.
Questo ha fatto registrare un deficit demografico non indifferente a causa dell'emigrazione della popolazione con età inferiore ai 30 anni.
Pensando al futuro invece? Cercando di stilare una stima approssimativa della pensione mensile di un precario all'età di 65 anni risulta che più dell'80% dei lavoratori precari potrà percepire una pensione inferiore all'assegno sociale di 420�.
Detto tutto ciò ci ritroviamo senza diritti, senza la concreta possibilità di averne, con la paura del futuro, pieni di dubbi e con il sangue amaro ma sempre apparentemente incapaci di reagire.
Tutto ciò è incredibile, ci ritroviamo sotto un regime che ha aggirato ogni vincolo costituzionale, ogni regola del buonsenso, che se ne frega dei diritti del popolo e pensa solo a imbottirci di palle grosse come macigni ogni giorno sempre più grandi.
Dobbiamo agire, reagire, dobbiamo morire per risorgere, dobbiamo urlare, dobbiamo battere i piedi per terra! C'è fame di riscatto, di giustizia sociale; c'è fame di azione.
A questo proposito vorrei concludere con una frase celebre del compagno e azionista Piero Calamandrei, con il monito di prendere da esempio gli anziani compagni che caddero sulle NOSTRE montagne per difendere e liberare la NOSTRA ITALIA
«Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione
Piero Calamandrei, fondatore nel 1942 del Partito d'Azione e partigiano
Tommy Marzano -
Resp. Antisfratto dei Giovani Comunisti Torino 2.0

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