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Con la sabbia negli occhi…Parte II.

Creato il 20 gennaio 2014 da Lilianaadamo

di Liliana Adamo

piccole dune formate dall’incrociarsi dei venti, correvano parallelamente alla parete principale in curve che si snodavano alle spalle di queste ondulazioni. Erano di color rosso mattone, spruzzate di sfumature più intense; la sabbia sottostante, smossa dai nostri piedi, mostrava un rosso più chiaro, variegato e imprevedibile…Le “Sabbie” com’era chiamato il deserto del Rub Al Khali dai beduini, non finivano mai di stupirmi.

 Wilfred Thesiger. Sabbie Arabe.

 Dalla Penisola Arabica al Sahara, il nostro viaggio prosegue lungo le dune e nelle oasi del “grande vuoto”. Il Sahara è un gigante di sabbia disteso sul suolo, che inghiotte gran parte dell’Africa settentrionale: più di nove milioni di chilometri quadrati, wadi millenari, altipiani rocciosi, montagne d’origine vulcanica, finché, dalle sue sabbie, riappaiono piramidi monche e antichissime città avvolte nel mistero.

 Arabia Saudita/Sudan

Con la sabbia negli occhi…Parte II.
Con la sabbia negli occhi…Parte II.
Con la sabbia negli occhi…Parte II.
Con la sabbia negli occhi…Parte II.

L’ultimo avamposto nella Penisola Arabica è l’antica, misconosciuta città di Hegra, in pieno deserto saudita, l’attuale Madain Saleh, area archeologica di straordinario interesse. Cento grandi tombe scavate nella parete di pietra, fregiate con colonnati e architravi, si levano inaspettatamente nel mezzo di valli e dune di sabbia rossa/rocce ocra, circondate dalla scenografica oasi di El Ula, enormi palmeti contornati da ripide pareti scoscese. Nella città di Hegra, la data incisa sull’ultimo sepolcro risale al 76 d.C. Sono passati, dunque, quasi duemila anni dal suo abbandono nel deserto dell’Arabia, quando nel 1877, un gentleman avventuroso di Suffolk, Charles Doughty, camuffato da pellegrino diretto alla Mecca, entra, primo occidentale, tra le tombe della vasta necropoli e possiamo immaginare lo stupore dinanzi alle facciate scolpite sulle pareti rocciose, sormontate da aquile, sfingi e ofidi, merlature assire ed enormi gradinate che paiono fluttuare nel cuore della montagna…Da questo viaggio memorabile, egli ricaverà l’intreccio di un libro, quel “Travel in Arabia Deserta”, in cui rivelerà al mondo intero, l’esistenza di Hegra, l’ultima città nabatea, prima della definitiva scomparsa del popolo che l’ha eretta.

Con la sabbia negli occhi…Parte II.
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Con la sabbia negli occhi…Parte II.
Con la sabbia negli occhi…Parte II.

Stessa sorte n’è conseguono i templi di Nagra e Musawwarat, dell’oscura architettura meroitica, nell’antica Nubia, in Sudan. Frederic Cailliaud, esploratore francese, è anch’egli il primo occidentale a vedere le grandiose piramidi dell’antica necropoli reale di Meroe, riportandone dei bellissimi disegni. Oggi, purtroppo, questi meravigliosi mausolei nel deserto nubiano, restano irrimediabilmente danneggiati per la negligenza e la sventatezza di un avventuriero italiano, tal Ferlini, che, nel 1834, vi si reca per rintracciare tesori nascosti, riuscendo alla fine, a scovarli nella tomba della regina Amanishakheto, ma distruggendo tutte le sommità delle altre piramidi.

Con la sabbia negli occhi…Parte II.
Con la sabbia negli occhi…Parte II.
Con la sabbia negli occhi…Parte II.

Il grande deserto del Bayuda, dove ci si può imbattere con popolazioni autoctone, ha creato un isolamento geografico e culturale, preservando una realtà ancora incontaminata non solo dai flussi turistici ma anche dagli stessi interessi commerciali del mondo occidentale. L’incontro con il popolo Nuba è sorprendente: i villaggi di Nyaro, Kao, Fungor e dei Nuba Mesakin, con le loro capanne-fortezza, restano isolati nelle sterminate savane, eppure sono stati resi famosi agli occhi del mondo intero grazie ad uno straordinario reportage fotografico di Leni Riefenstahl, “Gente di Kau”, diventato pietra miliare della fotografia mondiale. Dopo oltre vent’anni di guerra e d’esclusione, oggi, questo popolo ha solo voglia di pace e desidera incontrare gli stranieri.



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