Con la tivù non rido più

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un post piuttosto divertente di Fabio Lotti, sul blog del Giallo Mondadori: “Riso e sorriso tra delitti e rapine”.
Sì, ok, ve la racconto tutta, cita pure me, ma non è questo il punto. Vi lascio “indagare” sui personaggi letterari raccontati da Lotti e sugli escamotage giallistici che strappano un sorriso. Volevo farvi partecipi di questa faccenda, pur immaginando che al momento abbiate cose più serie a cui pensare, perché sono incappata, nel tempo, in alcuni comportamenti editoriali che sembrano farsi beffe di quanto dice Lotti.

Mandando in giro un manoscritto, è un giallo ironico che passeggia da tempo su diverse scrivanie, se l’avessi iscritto al bookcrossing avrebbe fatto meno chilometri!, mi sono imbattuta in atteggiamenti scostanti. Fermo restando che quel manoscritto potrebbe essere orribile, sono stata contattata gentilmente da alcuni editori che mi hanno spiegato quanto il giallo comico sia poco italiano. La gente magari ride del macabro, ma solo in salsa international. Insomma: agli italiani non passa per la testa di ridere di un giallo italiano. Ma dai!

Forse dovrei dirlo a Graziano Braschi che, con Mauro Smocovich, ha curato l’antologia “Riso nero”, fresca di stampa e pronta a fidare i musoni.

Ok, ma non è tutto, qualcuno avrebbe anche preso in considerazione di pubblicare il mio giallonzolo, ma toccava aggiungere contanti: perché bravina sì, ma sconosciuta. O meglio, parole testuali, “non sei ma stata in tivù”.

Allora ho messo assieme questi due dati, li ho cacciati nel frullatore e mi è uscito un terrificante “con la tivù non rido più”. Sarà colpa dei programmi televisivi nostrani questa ricerca di sorrisi all’estero?

Beh, mi consola sapere che non ho dato alcun aiuto a questo sfacelo, sono stata in tivù, è vero, ma mi hanno vista in pochi e non parlavo nemmeno di libri!