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Con le ali ai piedi

Da Martina Frattini @frattini88

Con le ali ai piedi


Detto da una che ha sempre preferito camminare, anche per ore, sotto le intemperie e carica di borse, una che macina kilometri a piedi, anche senza una meta ben precisa, solo per il piacere di lasciarsi indietro la strada, di passare oltre, di raggiungere una meta che non c’è, potrebbe sembrare una presa per il culo.

Nella vita però, è bello anche cambiare il proprio punto di vista ogni tanto. E fu così che, per rendere quasi completa la trasformazione della vostra blogger cittadina in una ragazza di paese, ho preso in mano la bicicletta, dopo circa 20 anni su 25 di pausa.
Sì, perché da piccola eri un mago in bici: la prima ad essere riuscita ad andare senza rotelle, quella che organizzava sfide pericolose giù dalle discese (dove ahimè si sono sfracellati quasi tutti i tuoi amici e la tua sorellina), quella che aveva sempre le ginocchia sbucciate, che si è aperta il mento tre volte e che lanciava la bici per terra davanti al bar del campeggio, solo per il piacere di sentirsele dire dietro ogni volta.
Solo che poi sei cresciuta, hai iniziato a prendere i mezzi pubblici da sola, ad andare in giro da sola. Ti sei innamorata della sensazione di camminare veloce con la musica nelle orecchie, solo tu e lei. Solo al lago riesci ad andare in bicicletta tranquilla, sulla strada sterrata, con il Ticino che ti scorre a fianco, le anatre e i cigni che riposano sulla riva accarezzati dal sole. Le altre volte in cui sei stata quasi obbligata a farlo è sempre finita male: spaventi e pianti a dirotto.
Ora però, in questa piccola città con il centro storico fatto di sanpietrini e di silenzio e grazie a una persona gentile che ti ha prestato la sua bicicletta, puoi finalmente riprendere in mano la gioia della pedalata.
All’inizio sei un po’ tremolante, probabilmente a causa dell’altezza del sellino sproporzionata alla lunghezza delle tue gambe, sei insicura, perché nel frattempo hai acquisito quello che si chiama senso del pericolo, sei pensierosa, ma quello lo sei sempre.
Piano piano però, inizi a ricordare perché ti piaceva tanto. Sciogli i muscoli del collo spostando la testa lateralmente, respiri, sorridi. Senti l’aria fresca arrivarti sul viso, vedi le cose apparire e scomparire rapide. Non hai tempo di guardarti in ogni vetrina come quando cammini, non hai il peso delle borse che ti stringono le braccia.
Ti senti piccola e infinita al tempo stesso, con una miriade di possibili strade da percorrere, con le ginocchia potenzialmente sbucciabili ed il cuore finalmente leggero dopo tanto tempo.
Se chiudi gli occhi, puoi sentire la mano della mamma sulla schiena mentre ti tiene, la voce del nonno che ti insegna le precedenze e gli stop nelle vie dietro casa. 
Ah! la voce del nonno...Senti le risate di tua sorella mentre correte giù dalla discesa con i piedi alzati dai pedali, vedi le sue lacrime una volta atterrata contro il muro della casa, mentre tu hai svoltato prima. Subito dopo però vedi ancora le sue risate da adulta, nel ricordare l’episodio. Sorridi.
La cosa più bella dell’andare in bicicletta è il fatto che la strada viaggi via dietro di te molto più rapidamente di quando cammini. 
Sì, perché lo scopo non è raggiungere una meta, quanto piuttosto lasciarsi alle spalle ciò che deve stare alle spalle, tutto quello che blocca la fuga, che tenta di imprigionare la tua anima irrequieta e, spingendo con i piedi sui pedali, puoi raggiungere finalmente questo stato di grazia.

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