Ormai avete capito come funziona, vero? Ci sono diciamo 28 giorni ogni mese in cui tutto procede nell’assoluta normalità, una bella e confortante linea retta di quelle che vedi dove arriva, intuisci la direzione, né salite né discese, basta avere un paio di scarpe comode e il gioco è fatto. Poi in posizione più o meno casuale ecco il giorno con il segno più, che è quando nel giro di ventiquattr’ore ti chiamano due diverse agenzie per concordare altrettanti colloqui, scrivi due righe nell’Internet e ti linkano a destra e a manca, chiami gli anziani genitori e da loro è già primavera e sono persino usciti a fare due passi tanto si sentono in forma, l’avvocato ti avvisa che la rottura di scatole che a volte ti fa urlare nel sonno si risolverà in via transattiva, ti invita a cena una coppia in cui entrambi cucinano da dio e così via, il tutto nel giro magari di un pomeriggio e così guardi fuori e malgrado il cortile e gli alberi ancora spogli vedi il sol dell’avvenire e ti si stampa il sorriso sulla faccia e i colleghi si chiedono perché mai. E già. Perché poi il rovescio della medaglia è il giorno con il segno meno, in cui arrivano bollo e assicurazione da pagare, scopri che tua figlia non ha capito bene come si volgono al plurale le frasi in inglese, si rompe l’anta dell’armadio scorrevole, una pellicina ti fa infezione sull’anulare destro tanto che anche scriverlo qui ogni volta che lo usi per premere un tasto fa male, il medico ti prescrive un elettrocardiogramma sotto sforzo per capire meglio un qualcosa che non riesco a pronunciare emerso dall’esito dell’Holter, non trovi più l’imbuto che occorre per riempire d’acqua la caldaia del ferro da stiro. Anche tutto questo nel giro di poche ore. Ma, se avete capito come funziona, saprete che sia per le giornate con il segno più che per quelle con il segno meno raramente ci sono conseguenze, non cambia assolutamente nulla, sembra che… e invece niente, si riparte con la linea retta, il percorso sempre uguale e neutro degli altri 28 giorni. E non saprei dire se per fortuna o per sfortuna, ma a caldo mi viene da dire meglio così.
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