Tra poche ore conosceremo la composizione del nuovo governo Renzi, dopo appena una settimana dalla sfiducia extraparlamentare a danno di Letta e dopo neanche un anno dalle elezioni in cui vinse di misura la coalizione guidata da un PD pesantemente diverso.
All'epoca Bersani si candidava a premier di un governo di centro sinistra dove la presenza di SeL dava un certo peso alla parola sinistra: un film che è durato fino al giorno successivo alle elezioni. Poi cento e uno parlamentari democratici hanno mandato un chiaro segnale di sfiducia a Bersani (con conseguente impallinamento di Marini e Prodi al Quirinale), il quale ha tirato i remi in barca. La palla è passata in mano ad un ottuagenario rieletto Napolitano, che ha affidato un incarico tecnico e a tempo al giovane ma ben navigato Letta. E dopo Monti, ecco arrivare un secondo governo tecnico, che in nove mesi è sopravvissuto a numerosi scandali e crisi: Alfano-Shalabayeva, Idem, Cancellieri, spaccatura Pdl.
E gli italiani? Sono rimasti a guardare, rassegnati, in attesa che i nuovi tecnici risollevassero la sorte della penisola, dopo il disincanto del governo Monti.
Oggi Renzi chiede a Napolitano di sciogliere la riserva per un governo non più tecnico e a tempo, ma politico e a pieno mandato: questa è la realtà. Chi si illude che il Ncd di Alfano possa essere diverso da un governo con Berlusconi ha la memoria corta, e poi basta il nome di un alfaniano su tutti per cambiare idea: Giovanardi Carlo.
Le abbiamo provate tutte, le Unioni, la vocazione maggioritaria, il partito liquido, i governi tecnici, di transizione, di cambiamento, le liste di intellettuali della società civile, vogliamo non provare anche la furbizia e l'ambizione del giovane politico fiorentino?? Io dico, vediamo, può essere che abbiamo sempre sbagliato noi, che le riforme si ottengono così, che dal marcio ristagnamento italiano si riesca a sollevarci così. Non mi convincerei della bontà delle scelte, ma almeno potrei dare atto del merito.
Vediamo.