Queste sono le serate per cui sono lieto di essere a Londra. Una bel locale, ben frequentato, bella musica diffusa e sala concerti con ingresso a soli £3.
Ovviamente il concerto parte con il solito gruppo uguale al 50% delle altre giovani band Londinesi.
I Torches quattro anni fa sarebbero stati due-chitarre-basso-batteria con ciuffoni e i soliti ritmi mezzo disco (sbadiglio) per quel prodotto asettico che è l’indie rock di massa degli anni ’00. Ora invece mollano il basso e una chitarra a favore di un sintetizzatore e un cantante che pietosamente si crede un’ispirato istrione. Cambiano gli addendi ma non la qualità del risultato. Sono bravi a suonare ma sono solo un altro elemento nell’esercito di gruppi che propongono pallide imitazioni degli editors 10 anni dopo pensando sia una gran bella idea.
I Talkers salgono sul palco davanti ad una sala quasi vuota, indice del numero di amici dei due gruppi. Questi ragazzi sono molto più amatoriali ma almeno hanno tirato fuori qualche buona idea, con buon gusto e originalità. Anche il cantante canta con una voce più naturale il che è un sollievo. Avranno bisogno di parecchie orer in più in sala prove ma possono sicuramente dire qualcosa di buono.
Finalmente gli Younghusband salgono sul palco, non da gruppo spalla come l’ultima volta che gli ho visti ma come headliner. Con le conseguenti attenzioni e, ovviamente, responsabilità.
Puntano decisamente su un set più rock, e lo spleen della voce di Euan Hinshelwood sembra sul punto di affogare nelle chitarre dei primi pezzi. Specie con Nothing Nothing, suonata verso la fine del concerto, che da ballata dream pop viene rivestita di una pesante coltre rock’n’roll, forse un po’ inadeguata alla stagione e alla melodia del pezzo. Viene invece bene Carousel e pure uno dei miei pezzi loro preferiti (di cui non so il titolo) a inizio scaletta un pezzo che spero venga registrato e rilasciato presto perché adoro i pezzi pop con il ritornello in tempo dispari.
Tutto sommato una buona performance, meno incisiva di quella al MacBeth ma forse per l’assenza dell’effetto sorpresa, ma comunque non all’altezza di un headlining su un palco come l’Hoxton bar.