Magazine Maternità

Conciliamo?

Da Lanterna

Nel blog e nei forum a prevalenza di mamma si parla spesso di conciliazione lavoro-maternità. Anche qui se ne è parlato, e talvolta si è pure usata la parola "privilegio" per indicare l'agio con cui gli statali possono prendere congedi e permessi per la famiglia. Desidero sottolineare che mi sono definita "privilegiata" non perché io pensi di non meritare questo trattamento, ma perché sono consapevole del fatto che chi non è statale spesso non riceve un trattamento simile, nonostante ciò sia profondamente ingiusto. Mi sono definita "privilegiata" per indicare il fatto che in Italia esercitare i propri diritti fino in fondo è talmente raro da diventare un privilegio di casta o di contratto. E ciò è profondamente sbagliato.
Detto questo, non commenterò le assurdità dette da una ministra zelante ancora preda degli ormoni del parto e vittima del proprio servilismo. Mi limiterò a sviluppare una riflessione nata qui.
Dicevamo: si parla spesso di conciliazione lavoro-maternità e se ne parla come se fosse un problema delle donne. Come dicevo da ITmom, credo che, finché ci lasceremo confinare nella dicotomia mammalavoratrice/mammacasalinga, non ne verremo fuori.
C'è crisi, le aziende licenziano, c'è esubero di personale: perché un'azienda già in crisi dovrebbe accollarsi il peso di una donna con figli piccoli, che magari è costretta a stare a casa sotto scadenza perché si ammalano e nessuno l'aiuta? Io personalmente prenderei solo uomini, oltretutto ho sempre lavorato benissimo in aziende a prevalenza maschile: pochi pettegolezzi, poche invidie, se c'è un attrito salta fuori subito, molto spirito di squadra. Le donne, invece, a parte poche eccezioni (SilviaB, se mi leggi sai che parlo di te), spesso degenerano nelle logiche del pollaio o dell'harem: grandi sorrisi davanti, ma dente avvelenato sempre pronto.
Ecco, però ora immaginate che ci sia una grande rivoluzione culturale: improvvisamente gli uomini vengono contagiati da un virus di origine scandinava e cominciano a protestare a gran voce contro le donne. Dicono che vogliono la parità. Noi donne, ovviamente, li guardiamo stranite: oddio, non è che adesso si metteranno a bruciare i boxer sulla pubblica piazza? No, gli uomini sono seri: si sono rotti i maroni di donare lo sperma per fare figli che vedono sempre addormentati durante la settimana, non vogliono più essere genitori part-time solo il sabato, non ci stanno più.
Gli uomini vogliono portare i figli a fare sport e musica, vogliono parlare con gli insegnanti e aiutare i figli a fare i compiti, vogliono occuparsi personalmente dell'educazione dei figli invece di delegarla alle donne. Vogliono godersi i bambini che hanno contribuito a mettere al mondo, invece di chiudersi nei loro uffici con il capo stronzo e il collega sfigato. Vogliono vivere come esseri umani, anziché come lavoratori.
Di fronte a una pressione del genere, il governo, oltretutto composto da uomini e quindi colpito dal virus scandinavo anch'esso, formula soluzioni di conciliazione che aiutino le famiglie: paternità obbligatoria, incentivi alle aziende che concedono il part time per motivi di famiglia, sovvenzioni alle famiglie che decidono di non usufruire del nido ma senza che uno dei due rinunci al lavoro, premi alle aziende che promuovono una vera flessibilità o il telelavoro, obbligo per le ASL di istituire corsi di preparazione alla paternità e chi più ne ha più ne metta.
I parchetti si riempiono di padri e gli uffici di madri alle ore più impensate, diventa naturale anche dividersi i compiti di casa, i bambini non si vergognano di giocare con le bambole e le bambine possono legittimamente aspirare a diventare qualsiasi cosa desiderino essere.
Vi sembra un'utopia? Beh, questa utopia, part time a parte, ha preso piede in casa mia: Luca vorrebbe la parità, vorrebbe poter usufruire del congedo parentale, vorrebbe un part time. Ma tristemente le istituzioni e i datori di lavoro possono fregarsene, quindi il part time lo chiederò solo io, all'80% invece che al 90%. Con la speranza che prima o poi quel virus arrivi, o che i responsabili se ne prendano un altro che li costringa in bagno per un mese.


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