“Rinunciare all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredire le cause strutturali della inequidad”. O “non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema”. Il ‘manifesto’ di Papa Francesco, l’Evangelii Gaudium, è più che un’esortazione apostolica, è un ‘programma’, una scossa che ‘vuole’ avere “conseguenze importanti”. Ai politici cristiani, in particolare tocca il compito di risolvere “i problemi dei poveri”, con “decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati a una migliore distribuzione delle entrate, alla creazione di opportunità di lavoro, ad una programmazione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo”.
Quando l’Inno alla Gioia del Vangelo parla di “forze cieche e mano invisibile del mercato” da arginare, lancia una sfida da purissimo e modernissimo cattolicesimo liberale, da dottrina sociale della Chiesa ed economia sociale di mercato (come fosse stato scritto…a quattro mani con il nostro Marco Vitale). Forte concretezza francescana non soave pauperismo. Interessanti, a questo proposito, le due giornate svoltesi alla Pontificia Università Lateranense per il Colloquio annuale di Dottrina sociale della Chiesa sul tema “Il denaro deve servire, non governare”. Relazione introduttiva di Flavio Felice. Gian Paolo VitaleArchiviato in:Chiesa, Politica Tagged: evangelii gaudium, Marco Vitale, papa francesco