(Nella foto: Bettino Craxi “in ammollo” con Silvio Berlusconi)
Fonte audio: Radio Radicale
Da: Il Socialista Lab
“Il contributo determinante di Bettino Craxi nella sinistra europea. La necessità del rilancio del Socialismo liberale e riformista nel Paese“. Questo il titolo del convegno organizzato dal Nuovo Psi alle 10,30 presso il Centro Congressi Cavour a Roma, in occasione del dodicesimo anniversario della scomparsa dell’ex leader del Psi. Lo rende noto un comunicato dell’ufficio stampa del partito che, si legge, “omaggerà così, come di consueto, la figura del grande leader socialista“. “Tra i partecipanti – prosegue la nota – numerosi esponenti del Psi negli anni in cui il partito era guidato da Craxi, come Lucio Barani, segretario nazionale del Nuovo Psi, Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl a Montecitorio, Luigi Compagna, senatore, Giacomo Mancini, assessore della Regione Calabria, e Luciano Pellicani, docente Luiss“. “La scelta di svolgere la commemorazione in Italia, invece di recarsi ad Hammamet – conclude il comunicato – è dettata dalla convinzione che sia giusto ricordare Bettino Craxi e la sua lungimirante azione politica e di governo nel Paese per il quale egli tanto ha fatto, sia come segretario nazionale del Psi che in qualità di presidente del Consiglio e che gli deve la conquista di una importante centralità internazionale ottenuta anche grazie alla sua autorevolezza“.
Da: Il Socialista Lab
“Alla luce della grave situazione economica che il Paese é chiamata ad affrontare, penso che a 12 anni dalla scomparsa di Bettino Craxi sia giunto il momento di procedere con un’operazione verità che consenta di porre fine alle infamanti accuse rivolte ai governi guidati dal segretario socialista circa la questione del debito pubblico”. Cosí Lucio Barani, deputato e segretario nazionale del Nuovo PSI, partito cofondatore del Pdl, nel corso della commemorazione dello statista italiano. “E’ giusto ricordare, per restituire verità alla storia, – ha aggiunto Barani – che al timone di Palazzo Chigi Craxi ridusse di ben 7 punti il differenziale tra l’Italia e gli altri Paesi europei riuscendo a conquistare quella fatidica tripla A che il Paese é riuscita a mante nere solamente durante i suoi governi e che non é piú riuscita a conquistare”.
Nel suo discorso introduttivo Barani ha ricordato i successi dello statista socialista come: la gestione del caso “Sigonella” che gli attiro’ le “antipatie americane”, gli ottimi ratings dell’Italia che avrebbero superato anche la Gran Bretagna e altro. Barani si allontana poi un attimo dal soggetto della conferenza menzionando la volonta’ attuale della Germania di attuare una (ri)conquista dell’Europa con mezzi economici stavolta, anziche’ militari… Ricorda poi il Concordato e il successo della cultura riformista da lui intrapresa. A Craxi andrebbe il merito di avere per primo “aperto” ai palestinesi permettendo l’apertura di una ambasciata a Roma.
Barani saluta poi il “compagno” Cicchitto e con lui tutti quei Socialisti convogliati nel Popolo delle Liberta‘ di Silvio Berlusconi con i quali provano a portare avanti le politiche riformiste tradizionali care a Craxi, Nenni, Pertini etc.
Interessante l’intervento di Cicchitto sulla storia della Sinistra Socialista, il ruolo dell’America, dell’Europa e del Partito Comunista italiano in cui accenna fra l’altro alle proposte di Gramsci di radicare le ideologie di sinistra nel tessuto sociale nazionale evitando una guerra civile, evitando cioe’ di imporre il comunismo con la forza, come Togliatti aveva creduto gli ordinasse Stalin, bensi’ promuovendola attraverso la conquista della stampa, della cultura, della scuola e della magistratura. Cicchitto ricorda gli albori della tormentata storia di Craxi e dei politici che hanno piu’ volte fra mille difficolta’ richiamato i “compagni” alla necessita’ di avere un partito Socialista autonomo dalle ingerenze russe e quindi autonomo dal partito Comunista italiano, che nel frattempo aveva raggiunto enormi consensi fra gli operai e il ceto medio e si muoveva bene fra societa’ e politica tramite i sindacati.
Cicchitto parla di Fiat, dei soldi che arrivavano dagli Stati Uniti, della cultura della concorrenza che non esisteva in Italia prima della firma di Maastricht, della rinascita della cultura industriale e di Tangentopoli, del sistema del finanziamento ai partiti, della corruzione, dei soldi che continuavano ad arrivare anche dall’Unione Sovietica (si era in piena Guerra Fredda) della dissoluzione del PSI, del Centrodestra. Cicchitto spiega anche le cause storiche che hanno spinto molti socialisti a convogliare nel Popolo delle Liberta’ e del perche’ non era possibile ricucire lo strappo con i comunisti. Accenna infine all’ “antiberlusconismo“, alla sclerotizzazione dell’opinione pubblica e della Sinistra italiana che leggono la nostra storia contemporanea attraverso le “lenti di Marco Travaglio e di Paolo Flores” (qui gli debbo dare ragione, mi associo alla critica), alla crisi del capitalismo (non sono d’accordo: oggi assistiamo non alla crisi del capitalismo bensi’ alla crisi del modello politico social-democratico), alla crisi della globalizzazione “che non e’ andata come si era previsto“, di pericoli politici grandi per l’Italia che e’ sotto attacco dalle agenzie di ratings ed esposta alle mire francesi e tedesche.
Guido Marone, segretario del Circolo Filippo Turati, parla della inadeguata risposta dello Stato nelle politiche economiche italiane e della necessita’ di stringere un patto generazionale che rimetta in moto il tessuto economico e garantisca un futuro ai giovani. Parla di coesione nazionale, di Mezzogiorno, di Mediterraneo. Evoca infine Tony Blair (bono quello!) e la tradizione Labourista e del socialismo liberale.
Intervento molto interessante quello di Luciano Pellicani, Ordinario di Sociologia Politica all’Università LUISS (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali) Guido Carli di Roma, ricorda che la demonizzazione di Craxi inizio’ prima di Tangentopoli. Craxi si opponeva infatti alla dissoluzione del partito Socialista e alla sua prospettata confluenza nel partito Comunista che avrebbe modificato il volto economico italiano grazie a un assetto produttivo, sociale e politico tipico di quella ideologia. Pellicani apre parentesi su una convinzione tutta italiana secondo la quale il comunismo “nostrano” sarebbe diverso da “quello sovietico” perche’ ne avrebbe rigettato le istanze violente e totalitarie abbracciando valori ugualitari di giustizia ed eguaglianza sociale, della pace etc. Va pero’ sottolineato come anche Stalin e gli altri battessero molto su questi punti, asserendo che il sistema comunista avrebbe garantito una risposta giusta alle disuguaglianze sociali apportate dal sistema capitalista, che invece le aggravava. La crisi economica non sarebbe mai esistita nel “modo comunista”, tantomeno le diseguaglianze sociali. Pensiamo allora un attimo a Mao, a Stalin, a Ceausescu, a Pol Pot, a Castro, a Kim II Sung etc. e al modo in cui hanno applicato queste utopie. Questa “permanente validita’ del Comunismo“, come la chiamava Berlinguer, affligge tutt’oggi quei paesi che non sono ancora riusciti a sbarazzarsene. Craxi, secondo Pellicani, ebbe quindi il merito di discostarsi dal progetto di Berlinguer, “uomo onesto che stava dalla parte sbagliata“, e di essere riuscito ad evitare che anche in Italia si sperimentasse questa “permanente validita’ del Comunismo“. Craxi insomma, era contrario alle varianti “totalitarie” dell’ideologia comunista; era un socialista liberale.
Altrettanto interessante l’intervento del senatore Luigi Compagna.
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