Pubblicato il 12 novembre 2012 con Nessun Commento
Si tratta di un film di genere? questa è stata la prima domanda proposta, in occasione della conferenza stampa, a Susanna Nicchiarelli, la giovane regista del film La scoperta dell’alba, una pellicola per alcuni aspetti che potrebbe essere definita fantascientifica.
“Quando Domenico Procacci mi propose il libro di Walter Veltroni – racconta la Nicchiarelli - ero alla ricerca di un genere simile a quello del film Ai confini della Realtà. Lessi il libro, mi piacque. Apportai parecchie modifiche alla storia originale a partire da un cambiamento sostanziale, il protagonista non è più un uomo ma una donna. Proposi a Veltroni il mio soggetto e lui nonostante avessi modificato tanto la sua storia approvò la mia scelta. Mi piace molto il cinema americano degli anni’80 volevo fare qualcosa che lo ricordasse, non a caso nel mio riferimento principale nella realizzazione di questo film sono state le atmosfere magiche e sospese di E.T. Alleggerendo la storia del romanzo ho provato a raccontare, con un approccio cinematografico, quella pagina dolorosa degli Anni di Piombo.”
Il film, che scorre su un doppio binario temporale, quello della fine degli anni 70 e inizi 80 e quello dei giorni nostri, infatti ripercorre le emozioni di una delle pagine più buie e tristi della storia d’Italia: quella delle Brigate Rosse. “Quando si fa un viaggio nel tempo si rischia molto – prosegue la Nicchiarelli – specialmente se si trattano argomenti così delicati come quello del terrorismo. Sono partita dalle mie emozioni e dai miei ricordi di quel periodo terribile”.
“Vivevo a Roma – prosegue la protagonista Margherita Buy riallacciandosi al commento della regista – e ricordo perfettamente l’aria pesante che si respirava in quel periodo, un senso di pericolo incombente. C’erano tanti posti di blocco della Polizia ad ogni angolo delle strade, ricordo il senso di pericolo costante.”
Un film che si potrebbe definire iperrealistico improntato però di tutti i modi di rappresentazione del cinema italiano.
“A cura di Katya Marletta con la collaborazione di Gabriele Marcello“