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Dice inoltre che si vendicherà degli assassini della piccola Masami e che la sua vendetta è cominciata dalla busta di latte che tutti hanno appena bevuto. Latte avvelenato.Si scatena il caos ma l'insegnate continua a raccontare di se stessa, della sua vita e del suo dolore. Una confessione partorita da un je accuse perentorio e misterioso allo stesso tempo. Un incipit clamoroso come questo ha la stessa forza di una stilettata in pieno petto. Improvvisa e quasi indolore fino a che non si vede sgorgare il sangue.Ora se si credesse che questo è un classico vendetta movie ci si sbaglierebbe di grosso.Perchè in realtà qui assistiamo a qualcosa di mai visto.Un Rashomon spurio in cui ognuna delle cinque voci/personaggi principali racconta quello che è accaduto dalla propria prospettiva.Cinque confessioni, cinque prospettive differenti. Una polifonia diabolica e annichilente.Tetsuya Nakashima . regista che rivela un talento cristallino, con uno stile particolarissimo tra patinature lucide e cupissime virate al rosso sangue ci racconta una classe di scolari che in realtà è una riproposizione in piccolo della società giapponese.Stessa voglia di prevaricare, stesso arrivismo, stesso atteggiamento bullistico, stessa voglia di rendersi speciali agli occhi degli altri.Anche con gesti inconsulti.E'un film di rapporti figli/genitori deviati, malsani.Annichilisce la sezione in cui viene dato spazio al piccolo hikikomori, autorecluso per pentimento , chiuso nella sua stanza e regredito allo stato animale, strazia il racconto della maestra e del suo rapporto con la figlia Masami (affidata ad altri perchè lei lavorava), sorprende il meccanismo ad orologeria della vendetta orchestrata alla perfezione proprio per l'insussistenza di un rapporto materno/filiale.Si parla di valori che sono l'impalcatura della vita e non si esita a distruggere le vite altrui. Adolescenti allo sbando e non solo per colpa loro ma soprattutto per colpa di un istituzione fondamento, quella familiare, clamorosamente assente.Nakashima dirige una rapsodia in nero che parla di giovani senza valori in cui l'ordinamento scolastico è solo un paravento dietro cui far scatenare ancor di più i loro istinti bestiali.Lo stile con cui il film è girato è un qualcosa di veramente originale tra la composita bellezza di inquadrature degne di un videoclip pubblicitario e la superba efferatezza di alcune sequenze.Confessions è un coro a più voci che attanaglia inesorabilmente con la sua forza centripeta.Un film di bellezza disarmante che anche dal punto di vista della sostanza si rivela ricco di spunti e di sfumature. E con una colonna sonora che dona al tutto un'aria malsana, quasi irrespirabile.Il personaggio della giovane professoressa Yuko che è responsabile della prima, straziante, confessione è il cardine di tutto il film: la sua apparente calma che all'inizio leggiamo come rassegnazione, dopo siamo costretti a leggerla come volontà indomita di rendere omaggio alla vita della piccola Masami , troncata praticamente sul nascere.Che le vendetta abbia inizio. Costi quel che costi. Se l'incipit era come una stilettata in pieno petto, nel finale il dolore sordo e lancinante è il padrone assoluto dei sentimenti evocati.Una piccola nota: non so perchè ( forse sarà colpa dei Radiohead utilizzati nella colonna sonora) ma empiricamente mentre vedevo il film mi è venuto alla mente più volte il video di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana: l'effetto di quel mesto balletto in slow motion nella lurida palestra mi ha evocato le stesse sensazioni stranianti degli inserti tipo short pubblicitari inframezzati alle varie confessioni.Non so neanche io il perchè.
Candidato giapponese agli Oscar 2011, ha vinto i premi più importanti conferiti dalla Japanese Academy e il premio del pubblico al Far East Festival di Udine nel 2011.
( VOTO : 9 / 10 )
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