Ci pensavo questo weekend.
Quanto è lecito spingersi nel raccontare la vita di un personaggio pubblico?
Voglio dire, ok, è di fatto una persona famosa, esposta…ma dovrà pur esistere un confine invalicabile.
Quello che, in vita, è detto Privacy.
E che, in caso di morte è semplice buongusto (e buon senso).
Il motivo delle mie riflessioni è partito dalla morte di Lucio Dalla.
Grande musicista.
Uomo di spirito (e, a quanto dicono, anche assai buono).
E, appunto, personaggio pubblico.
Che ha, suo malgrado, vissuto la propria dipartita in modo altrettanto plateale.
E non mi riferisco al fiume di gente che, compostamente, è andata a salutarlo e che, in rispettoso silenzio, ha assistito al suo funerale.
No.
Perchè quella è la parte bella, buona e commovente dell’essere un personaggio pubblico e, allo stesso tempo, alla mano.
E’ quella parte di giornalismo (di minoranza, ci tengo a precisarlo), che ha deciso che si dovesse parlare dell’omosessualità (mai apertamente dichiarata, tra l’altro), di Dalla come di un fatto di vitale importanza.
Ora, a parte il fatto che le scelte personali di ciascuno di noi sono, appunto, personali e non dovrebbero mai essere giudicate.
E pensando che lui, in vita, non ha mai voluto chiarire la sua posizione a riguardo.
Ma la domanda è: cosa vi importa?
Si sta ricordando una persona per quello che ha lasciato in eredità (dal punto di vista musicale).
Perchè affannarsi tanto a cercare una verità che non sarà mai accertata (o, comunque mai apertamente dichiarata)?
Per amore di cronaca?
O forse per dovere di Audience?
Chissà perchè la risposta più plausibile mi sembra la seconda…
Non vedo altri motivi, altrimenti, per essere così insistenti, anche morbosi (da un certo punto di vista) nel voler scavare così a fondo.
Salvo poi, quando proprio i sentimenti si palesano in modo commovente, parlare di “caro amico”.
Ma si, torniamo bacchettoni tutto insieme.
Che poi, perchè mi stupisco?
In un paese dove un (ringraziando il cielo) ex Premier era alla ribalta delle cronache per le sue serate sbottonate in compagnia di giovanissime parecchio svestite anzichè per le boiate create governando.
O dove una nave da crociera naufraga per l’incuria (e, diciamolo forte per la mania di protagonismo) di un capitano che nemmeno l’Armata Brancaleone avrebbe fatto entrare nel gruppo…persone disperse, morti, danni ambientali.
E di cosa si parla?
Della cena del capitano con “la moldava”.
Che ovviamente ha un nome.
Ma tanto nemmeno a lei importa essere offesa, se questo vuol dire avere la possibilità di rilasciare interviste (ben pagate), per fare la parte di quella che, si sono tanto amica del capitano, non ho una storia con lui, che lui è sposato, ma se la nave non fosse andata a sbattere probabilmente ci sarei finita a letto.
Ecco.
Perchè dovrei stupirmi se, anche stavolta, si varcano i confini?
Quelli del buongusto.
Quelli del rispetto.
Ma una scelta, fortunatamente, mi è rimasta:
Spengo la tv.
E metto su un cd di Dalla.
Questo si che è il modo giusto di ricordarlo.
Pensato da
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