I giudici del tribunale delle misure di prevenzione di Frosinone hanno accertato, ancora una volta, come la famiglia Terenzio, avesse intrapreso rapporti con il clan dei Casalesi e con la banda della Magliana. Nel settembre 2009 un’altra operazione della DIA, infatti, oltre all’esistenza di questi legami accertava quelli che la famiglia, ritenuta fiduciaria dei clan casalesi in provincia di Frosinone, aveva allacciato con il clan dei Giuliano. Il sodalizio criminale, pure in quell’occasione, si avvaleva, della complicità di esponenti della comunità cinese per curare la redditizia attività di stoccaggio e commercializzazione di merci contraffatte, capi di abbigliamento ed oggetti tecnologici provenienti dalla Cina.
Recidivi, dunque, i Terenzio che, guardando al luglio 2008, finivano in manette nell’ambito dell’operazione denominata “Grande muraglia”, con alcuni esponenti del clan Giuliano. Anche lì spiccava la collaborazione tra clan autoctoni del Lazio, la camorra campana e la criminalità organizzata cinese.
E se oggi pare la famiglia si avvalesse della collaborazione di criminali qualificati come Gennaro De Angelis ed Enrico Nicoletti i reati contestati restano più o meno gli stessi a quelli di ieri, così come le modalità in uso per lo sviluppo delle attività criminali. Maggiori dettagli verranno illustrati durante la conferenza stampa fissata alle 11:30 di oggi presso la sede della Direzione distrettuale antimafia di Roma.
Intanto, il patrimonio pari a 150 milioni di euro, come previsto dalla legge Pio La Torre, verrà messo a disposizione dello Stato e dell’intera comunità.
Marina Angelo