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Confiscati beni per 500 mln a prestanomi Messina Denaro.

Creato il 06 gennaio 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminale

I fratelli originari di Santa Margerita Belice (Ag) da decenni hanno le loro attività nel trapanese. Tra i beni confiscati vi sono il compendio aziendale e il capitale sociale della «Calcestruzzi Belice srl», «Siciliana conglomerati srl», «Calcestruzzi srl», «Atlas cementi srl», «La Inerti srl», «Vini cascio srl». 
Altri beni, che insieme a quelli confiscati formavano un tesoro di circa 550 milioni di euro, che erano stati sequestrati ai familiari di Rosario Cascio sono stati dissequestrati. I beni erano stati sequestrati nel '93, dissequestrati nel 2001 e nuovamente sequestrati nel 2009 e nel 2010 con un provvedimento «fotocopia» che mirava a non far rientrare l'indagato nella disponibilità del patrimonio che comprende, oltre alle società, 200 appezzamenti di terreno, che si trovano nelle province di Agrigento e Trapani, 90 fabbricati, 9 stabilimenti industriali tra cui diversi silos e 120 automezzi, 80 tra ville, appartamenti, palazzine e magazzini, e un'imbarcazione da diporto. 
Rosario, indicato come uno dei prestanome del boss Matteo Messina Denaro, era stato arrestato col fratello nel luglio 2008 per mafia, nell'operazione «scacco matto»: in primo grado nel febbraio 2011 è stato assolto mentre Vitino è stato condannato a 12 anni e sei mesi.
Rosario, però, era già stato condannato a sei anni di carcere per associazione mafiosa con sentenza diventata definitiva il 18 gennaio 2007 mentre in un altro processo, sempre per mafia (relativo al periodo '92-'97), venne assolto. Nel '92 venne arrestato per mafia nell'ambito dell'inchiesta dei Carabinieri del Ros su mafia e appalti che coinvolse anche Angelo Siino, il cosiddetto ministro dei lavori pubblici del boss corleonese Totò Riina. 
Cascio venne più volte condannato e assolto, nei diversi gradi dello stesso giudizio, il reato di associazione mafiosa venne derubricato in associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta ma alla fine venne condannato a sei anni per mafia. Il tribunale agrigentino ha anche applicato la sorveglianza speciale per 4 anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, ai due fratelli.

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